Nardin fa emigrare Pinocchio «Faccio Mangiafuoco in Russia»

Mercoledì 20 Novembre 2019
LA TOURNÈE
Per il suo Teatro di Mangiafuoco è pronto a manovrare nove droni sul palco e simulare una battaglia aerea nel bel mezzo di una foresta dove prenderà vita il suo Pinocchio. Per ogni personaggio in scena ha ideato costumi e maschere, «compresi quelli per Pinocchio, sorta di Arlecchino in bianco e nero che nasce proprio dentro quella battaglia». Alessio Nardin è sempre con la valigia in mano: 47 anni appena compiuti, il regista, docente e pedagogo di Cavallino-Treporti è reduce da Matera 2019 e da Roma, dove ha presentato la nuova pièce Il Delegato. Ma sta pure partendo per Mosca dove dirigerà uno dei 5 capitoli di un kolossal dedicato a Pinocchio, debutto il 23 novembre: produce il Teatro nazionale di Mosca, lo Stanislavsky Electrotheatre diretto da Boris Yukhananov: «Un mega-progetto ispirato alla storia di Collodi - spiega Nardin - Una drammaturgia contemporanea in cinque episodi, ognuno di 4 ore, che rilegge la favola in chiave moderna. Io dirigo la seconda parte, quella del Teatro di Mangiafuoco, con una sessantina di attori in scena e 10 cantanti. Ogni sera andrà in scena un capitolo diverso, staremo un anno in programmazione». Nella sua pièce Nardin narra ed esplora il ruolo di Pinocchio nel teatro di Mangiafuoco: «Metaforicamente - racconta - Pinocchio rappresenta la libertà creativa, entrando in contatto con tanti punti di vista artistici. Mangiafuoco è invece il regista che conosce il teatro, che viene rivoluzionato da Pinocchio».
INTORNO AI CLASSICI
La Russia continua ad attirare l'artista veneziano, che per l'anno prossimo ha messo pure in cantiere il Sogno di una notte di mezza estate con un altro gruppo di attori russi. Il debutto sarà nel 2021. «Amo rileggere i classici in drammaturgie contemporanee - svela Nardin - L'opera affronta una serie di temi sul rapporto uomo e lavoro, mai così attuale come adesso - spiega Nardin - mi piacerebbe portarlo anche in Veneto. In scena gli attori sembrano delle maschere basate sullo stereotipo e sull'iperbole, che si muovono in uno spazio non troppo definito. Le maschere poi via via cadono, mostrando la profonda umanità delle persone»
Nel frattempo Nardin è stato invitato a fianco di alcuni grandi nomi del teatro contemporaneo, come Alex Rigola, ex direttore della Biennale di Venezia e il russo Anatolij Vasiliev. «Un grande onore e un bel riconoscimento» chiude Nardin che con Vasiliev si è formato e continua a collaborare. Con lui ha curato la regia del film d'arte Asino, «un'allegoria in otto novelle del rapporto uomo e asino dove gli asini si umanizzano, o gli uomini sono anche asini. Come in Apuleio. Storie che giocano con l'antica idea della metamorfosi».
L'Italia, e il Veneto in particolare, per ora restano orizzonti lontani per l'artista veneziano: «E mi spiace, ho casa a Cavallino e mi piacerebbe restarci. Ma è difficile lavorare nel proprio territorio. In Italia progetti come quello del teatro russo vengono considerati troppo impegnativi e dispendiosi, quindi meglio non farli. Credo che il teatro d'arte in Italia sia un po' in stallo, anche se il teatro, inteso come pubblico e abbonamenti, sta bene. I miei riconoscimenti li ottengo all'estero e mi riempiono di orgoglio. E per l'Italia... si vedrà».
Chiara Pavan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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