Mose: «Più chiarezza o sarà stop»

Domenica 16 Maggio 2021
Mose: «Più chiarezza o sarà stop»
LA GRANDE OPERA
VENEZIA Bene che Provveditorato, Autorità e Consorzio si siano trovati insieme stabilendo che la priorità è non far fallire il Cvn e completare il Mose. Ma per Cgil, Cisl e Uil questo deve essere solo il primo passo, poiché in questa partita si giocano i destini di migliaia di famiglie di lavoratori le cui imprese ed enti sono in questo momento a forte rischio. Per questo chiedono con forza due cose: istituire a livello locale un tavolo permanente con il commissario liquidatore, il commissario al completamento e Provveditorato al quale partecipino anche i sindacati. Inoltre, chiedono al prefetto di farsi promotore di un incontro col Governo sul tema Autorità della laguna a proposito delle previsioni del decreto Agosto, dal momento che l'esecutivo è cambiato.
PREOCCUPAZIONE
A chiederlo sono Ugo Agiollo, Cgil, Paolo Bizzotto, Cisl e Igor Bonatesta, Uil in una conferenza stampa convocata con urgenza proprio per trattare i temi legati al lavoro. È ormai noto a tutti che i famosi 580 milioni stanziati e che il Cipe dovrebbe prima o poi stanziare non saranno sufficienti per saldare i debiti pregressi del Consorzio verso le imprese e neppure per completare il Mose. Per cui ci si interroga sul destino delle aziende, alle quali il commissario liquidatore Massimo Miani ha offerto il 30 per cento dei soldi che avanzano, come in una procedura fallimentare. Proposta respinta al mittente.
«Occorre capire dall'Autorità - ha detto Bizzotto - qual è l'orientamento, perché nel decreto era prevista una società per la gestione del Mose a cui sono legati i destini dei 261 lavoratori di Cvn, Thetis, e Comar cui si aggiungono i 50 del Provveditorato. Per noi il futuro è anche questo, quello legato al tema dell'occupazione. Oltre a questo c'è un presente che è il tema dei crediti delle imprese. E le grandi ricadute occupazionali che interessano 1.500 lavoratori per i quali siamo molto preoccupati».
«Forse l'anno scorso c'è stato molto entusiasmo all'alzata delle paratoie - ha proseguito Agiollo - perché c'è ancora molto da fare. Siamo dell'avviso che tutti i lavori devono essere fatti e non c'è una scorciatoia che consenta di evitarne alcuni. Il Mose non può essere la tomba di centinaia o migliaia di posti di lavoro. Se non si trovano le soluzioni rispetto al pregresso il rischio reale è che si apra una discussione che mette a rischio posti di lavoro e che ritarderà ulteriormente la conclusione dell'opera».
Domani partiranno le richieste al Prefetto e al Governo e nel caso in cui non ci saranno risposte, esploderà la conflittualità e forse potrebbe esserci il primo sciopero della storia legato al Mose.
STATO DI AGITAZIONE
«Finora - ha aggiunto - il sindacato ha avuto atteggiamento molto responsabile rispetto a tutto ciò che stava avvenendo e per mettere in sicurezza Venezia, qui però ci pare ci sia troppa gente che sta giocando. Comunque siamo positivi e riteniamo che ci siano le condizioni per risolvere i problemi, ma queste non sono solo a Venezia ma anche a Roma».
In più c'è la questione della catena di comando, dalla quale ancora una volta non c'è un solo soggetto che decide.
«Vogliamo sapere come sarà gestita la governance - ha chiesto Bonatesta - e se non ci saranno chiarezze partirà lo stato di agitazione per far capire che l'attenzione si è sollevata. Altro tempo non c'è più. Chiediamo chiarezza anche sui soldi: se quelli stanziati non sono sufficienti, chi interviene e come? Fino ad ora abbiamo trovato interlocuzione con tutti ma non si può con un soggetto alla volta. Vogliamo che ci siano tutti insieme».
Michele Fullin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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