Mose, l'ultimo atto in Cassazione

Mercoledì 21 Ottobre 2020
Mose, l'ultimo atto in Cassazione
IL PROCESSO
VENEZIA Ultimo round in Cassazione per il processo sullo scandalo Mose. Oggi, di fronte alla Suprema Corte, saranno discussi i ricorsi di cinque imputati, due dei quali condannati in appello, mentre per altri tre i giudici veneziani di secondo grado hanno dichiarato la prescrizione del reato, non ritenendo che ci fossero gli estremi per una sentenza di assoluzione.
Il principale accusato è l'imprenditore romano Erasmo Cinque, titolare della Socostramo, condannato a 4 anni di reclusione per corruzione, con la confisca di ben 9 milioni di euro, soldi che dovrà pagare se la sentenza diventerà definitiva. Secondo l'accusa, rappresentata dai pm Stefano Ancilotto e Stefano Buccini, Cinque aveva ottenuto in affidamento lavori per il disinquinamento di Porto Marghera senza nessuna gara grazie all'allora ministro all'Ambiente Altero Matteoli, condannato a sua volta a conclusione del processo di primo grado. Matteoli è però deceduto prima dell'appello, coinvolto in un incidente stradale.
Contro la condanna di secondo grado ha presentato appello anche l'avvocato romano Corrado Crialese, al quale è stata inflitta la pena di 1 anno e 8 mesi di reclusione per il reato di millantato credito.
IL RISARCIMENTO
In appello è stata invece dichiarata prescritta l'accusa formulata nei confronti dell'imprenditore veneziano Nicola Falconi, ex presidente dell'Ente gondola, il quale ha comunque presentato ricorso in Cassazione per ottenere la piena assoluzione. In attesa dell'udienza, Falconi ha però deciso di risarcire Comune e Città metropolitana di Venezia versando complessivamente 60 mila euro, pari all'ammontare della provvisionale stabilita dalla Corte d'appello. Il legale dei due enti pubblici, l'avvocato Luigi Ravagnan, ha revocato dunque lai costituzione di parte civile contro Falconi.
Il Comune resterà parte civile, invece, contro l'ex sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, accusato di aver ricevuto un fnanziamento illecito di 250 mila euro dall'allora presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati. Finanziamento illecito ritenuto provato dai giudici, ma dichiarato prescritto per il troppo tempo trascorso dai fatti. La difesa, fin dal processo d'appello, non contesta più la dazione dei soldi (in primo grado negata con determinazione), limitandosi a sostenere che la norma in vigore sul finanziamento illecito non include i sindaci e dunque non è applicabile ad Orsoni.
Per finire, anche l'ex presidente del Magistrato alle acque, Maria Giovanna Piva, si batte per ottenere dalla Cassazione la piena assoluzione: in appello il reato di corruzione a lei contestato è stato dichiarato prescritto.
Gianluca Amadori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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