Mose, il Consorzio non ha più soldi

Giovedì 27 Febbraio 2020
LA POLEMICA
VENEZIA Il Consorzio Venezia Nuova non ha più soldi in cassa. Non solo per saldare i suoi debiti con le imprese, ma anche per pagare gli stipendi dei circa 250 dipendenti - tra Cvn, Comar e Thetis - che da marzo saranno sospesi. L'ultimo capitolo delle difficoltà in cui si dibatte la gestione commissariale del Consorzio l'hanno scritto ieri gli stessi amministratori straordinari, in una lettera indirizzata ai sindacati, e per conoscenza anche al commissario straordinario del Mose, Elisabetta Spitz, e al provveditore alle Opere pubbliche del Triveneto, Cinzia Zincone. Prospettano 10 mesi di cassa integrazione per tutti e chiedono un incontro per avviare la procedura. Ma a firmare la lettera sono solo due dei tre amministratori, l'avvocato Giuseppe Fiengo e l'ingegner Francesco Ossola. Una conferma della spaccatura tra i due commissari di vecchia data e l'ultimo fresco di nomina, l'avvocato Vincenzo Nunziata, che non ha sottoscritto la lettera. «In relazione ai mancati pagamenti, più volte richiesti al Provveditorato, gli organismi commissariali si trovano nella condizione di non poter procedere al pagamento ai dipendenti degli stipendi maturati a partire dal mese di marzio, limitando i versamenti si soli contributi previdenziali» scrivono Fiengo e Ossola, sollecitando un incontro urgente con i sindacati per il 4 marzo.
I 10 MILIONI BRUCIATI
Un altro fronte che si apre, a conferma della pesante crisi di liquidità del Cvn, denunciata a gran voce ormai da un mese dalle piccole medie imprese consorziate che minacciano di bloccare i lavori alle bocche di porto se non saranno pagate entro febbraio. In questi giorni, poi, hanno avuto la conferma che una decina di milioni che il Provveditorato aveva liquidato al Consorzio proprio per pagare le imprese, sono stati invece usati per le spesse fisse dello stesso Cvn, tra stipendi e consulenze. É stata come benzina sul fuoco della rabbia di queste imprese che hanno fatture scadute per milioni e non hanno ancora visto un euro. Ieri i membri del comitato consultivo si sono ritrovati per valutare il da farsi, alla scadenza dell'ultimatum lanciato un mese fa. La lettera che il commissario Spitz, d'intesa con il provveditore Zincone, ha scritto in risposta all'ultimatum non li ha convinti, ai più è parsa come un tentativo di scaricare la patata agli amministratori. In particolare non sembra una soluzione quella di «utilizzare fondi della contabilità sociale già destinati alla realizzazione di impianti anche per interventi diversi», visto che anche le aziende che stanno realizzando gli impianti avanzano milioni dal Cvn.
I CONTI IN ROSSO
Oggi il comitato consultivo si incontrerà con gli amministratori. Per questo pomeriggio è fissato anche un incontro tra il commissario Spitz e i sindacati confederali. E domani scadrà l'avviso con cui il Cvn sta cercando banche disposte a finanziarlo (ma già altre volte bandi simili erano andati deserti). Insomma giorni decisivi per un Cvn sempre più in rosso. Come si legge proprio nell'avviso per le banche, ha bisogno di 80-100 milioni per febbraio-luglio 2020. Solo per la movimentazione delle barriere serva una «disponibilità di cassa di circa 20 milioni al mese». Ma in cassa il Cvn ha appena un milione e mezzo, con spese fisse per 25 milioni all'anno e stipendi da pagare per oltre un milione al mese. Poi ci sono i debiti: solo Kostruttiva, una delle consorziate, ha fatture scadute per 2 milioni e mezzo. Quelle di Abb, che sta realizzando gli impianti, per oltre 7 milioni. Un quadro da conti in profondo rosso.
Roberta Brunetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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