«Mose, gestione da cambiare»

Giovedì 23 Aprile 2020
LA GRANDE OPERA
VENEZIA I Verdi puntano il dito contro i ritardi dei lavori di compensazione del Mose, che nell'ultimo cronoprogramma presentato dal Cvn slittano fino al 2023. Per Gianfranco Bettin è il momento di «chiudere la gestione fallimentare del concessionario unico» e «ripristinare il Magistrato alle acque». Più diretta contro gli amministratori straordinari del Consorzio Venezia Nuova, l'Rsu del Cvn che chiede un «cambio radicale»: la «misura è colma», scrivono i lavoratori, favorevoli alla proposta di nuovo atto aggiuntivo con cui il Provveditorato vorrebbe limitare alle bocche di porto le attività del Cvn e assorbirne il personale. A difendere gli amministratori restano i 5 stelle, stavolta con la consigliera Elena La Rocca, contraria allo «stralcio delle opere di mitigazione del Mose» proposta nell'atto. Si moltiplicano le prese di posizione sulla grande opera, arrivata ad un momento critico. La proposta di nuovo atto aggiuntivo ha riacceso la conflittualità tra provveditore e amministratori. A Roma si lavora alla futura agenzia di gestione del sistema Mose. Intanto progetti e cantieri segnano il passo.
CAMBIO RADICALE
Da qui prende le mosse il comunicato dei Verdi, a firma di Bettin. Il tema era stato rilanciato l'altro giorno anche dal Wwf, preoccupato per lo stallo in cui era tornato il progetto di recupero dell'oasi degli Alberoni. Uno dei tanti interventi a rilento tra quelli imposti dall'Europa per compensare i danni ambientali causati da Mose. Un obbligo arrivato al termine di una procedura di infrazione - ricorda Bettin - ottenuto «grazie anche alle associazioni ambientaliste, tra tutte Wwf e Italia Nostra, e ai Verdi Europei». Opere «ridiscusse nel 2018 con un processo partecipato di evidenza pubblica all'Arsenale». Il seguito è noto. «Già in fortissimo ritardo, questo importante tassello della salvaguardia della laguna di Venezia, al pari del progetto Mose, evidenzia dopo altri due anni un'approssimazione sconcertante sia da parte dell'apparato che dovrebbe provvedere sul piano tecnico ed amministrativo, sia da parte della gestione commissariale del Consorzio Venezia Nuova. I ritardi e i risultati sono sotto gli occhi di tutti». Di qui la richiesta di «cambiare completamente una macchina che non funziona», lavorare al «ripristino del Magistrato alle Acque» per valutare poi anche i «limiti strutturali dell'opera, la sua inadeguatezza rispetto al nuovo quadro ambientale e climatico e, dunque, la necessità di un suo superamento e, quindi, il modo eventuale di procedere nei confronti dell'opera fin qui realizzata».
Lunga e articolata anche la lettera aperta dell'Rsu del Cvn in cui i lavoratori rivendicano la loro serietà ed onestà, lamentano il trattamento ricevuto dagli amministratori straordinari, anche per le dichiarazioni espresse in difesa delle consulenze esterne. «Basta! C'è bisogno di nuovo entusiasmo e di nuove energie, che non possono di certo nascere da una situazione asfittica, demoralizzante, ormai compromessa» scrivono, ricordando anche le recenti dimissioni dell'ultimo amministratore appena nominato. «Chiediamo con forza che il settimo Atto aggiuntivo venga discusso, eventualmente emendato, ma sottoscritto al più presto. Non intendiamo restare ostaggio di una situazione che ci vede messi ai margini e strumentalizzati» concludono.
NESSUN STRALCIO
Opposta, sull'Atto aggiuntivo, la valutazione dei 5 Stelle contrari a limitare le attività del Cvn. «Il Mose non doveva essere concepito così - argomenta La Rocca -. Ma dal momento che c'è, almeno diciamo no allo stralcio delle opere di mitigazione»
Roberta Brunetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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