Mosè e l'artista in crisi

Sabato 10 Novembre 2018
Mosè e l'artista in crisi
IL LIBRO
È un Michelangelo inedito quello che ci racconta Matteo Strukul, nel suo ultimo romanzo oggi in libreria Inquisizione Michelangelo (Newton Compton, 384 pag, 12 euro). L'autore padovano, Premio Bancarella 2017 con la tetralogia I Medici, getta uno sguardo su uno degli ultimi capitoli della vita dell'artista, e precisamente dal 1542 al 1547, periodo che vede il grande scultore in preda a una profonda crisi religiosa e personale. Sono gli anni della Controriforma e dell'Inquisizione Romana, con la caccia ad ogni persona sospettata di eresia. Michelangelo sta affrontando un'opera che definirà la tragedia della sua vita: la tomba a papa Giulio II, morto nel 1513, che la famiglia del pontefice gli aveva commissionato e pagato profumatamente e che vuole venga portata a compimento. Ma il grande scultore intende rivedere il progetto originale, perché lui stesso è cambiato. Aveva creduto di poter avvicinarsi a Dio, modellando il marmo, scolpendo le forme più belle, usando pennelli e colori quasi fossero il canto della natura: ma quella speranza era andata in frantumi. Aveva ceduto alle lusinghe del denaro e, ancor peggio, della fama. Quanto si era compiaciuto dell'arte? Era corrotto! Lo sapeva bene. E malgrado provasse a convincersi del contrario, era consapevole di quanto avesse nutrito quella sua smodata ambizione.
UNO SCULTORE IN DIFFICOLTÀ
Lo aveva fatto fino a rischiare di perdere se stesso. Matteo Strukul ci descrive dunque un Michelangelo in piena crisi di coscienza, deluso dalla corruzione della Chiesa, ben lontana dagli insegnamenti evangelici, e deluso dal suo stesso comportamento, avido di gloria e riconoscimenti. Non si tratta di una ricostruzione ipotetica: il romanzo prende le mosse da una lunga e minuziosa ricerca storica da parte dell'autore che avvalora una tesi già sostenuta da una parte della critica dell'arte, e cioè appunto la vicinanza di Michelangelo alla setta degli Spirituali con a capo il cardinale Reginald Pole, che aspiravano a un ritorno a una fede pura e non contaminata da riti e superstizioni, confermata anche dall'amicizia con Vittoria Colonna, Marchesa di Pescara, pure lei in odore di eresia. Sarà proprio per questi legami pericolosi che anche il grande maestro sarà visto con molto sospetto.
STORIA E AVVENTURA
Il romanzo, come ci ha abituato Strukul, mescola storia e avventura, passioni e giallo e si distingue per il suo stile graffiante, i personaggi vividi e i dialoghi serrati. E lungo questo avvincente intreccio, rimane costante la fissazione di Michelangelo per il monumento funebre a Giulio II nella Chiesa di san Pietro in Vincoli, a Roma. Questo era quello che aveva intenzione di fare: completare un monumento funebre che fosse la rappresentazione su marmo delle proprie convinzioni, così diverse da un tempo, figlie delle parole di Vittoria e del cardinale Reginald Pole (). Avrebbe combattuto con le armi che conosceva e che Dio gli aveva dato per urlare la sua verità. Questo tormento interiore è ancora oggi visibile nella statua principale del monumento funebre: quella che raffigura Mosè. Il volto del patriarca doveva essere inizialmente frontale, ma Michelangelo decide all'ultimo momento di scolpirlo con il capo girato, che guarda, con espressione quasi di sdegno, verso la fonte luminosa e non verso l'altare che ha di fronte, quasi una sfida alla Chiesa romana. Una pericolosa allusione che a molti contemporanei non doveva essere sfuggita. Matteo Strukul presenterà il suo nuovo romanzo domani, alle 18 al Mondadori Bookstore, in Piazza dell'Insurrezione a Padova.
Laura D'Orsi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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