Morto sgozzato in nave, riaperta l'inchiesta

Mercoledì 18 Settembre 2019
IL CASO
VENEZIA Fascicolo di nuovo in procura, sul tavolo del procuratore aggiunto Stefano Ancilotto con l'obiettivo di fare un supplemento di indagini. La decisione è del giudice per le indagini preliminari Luca Marini per far luce sulla morte di Giosuè Sorrentino terzo ufficiale di ispezione della nave mercantile Bianca Amoretti, trovato senza vita alle 8.30 del 24 aprile 2016, con la gola tagliata da una fresa meccanica in dotazione sulla nave, quel giorno in rada a Malamocco.
IPOTESI SUICIDIO
Per la procura si tratterebbe di un suicidio dal momento che nella sua richiesta d'archiviazione, il pm porta a sostegno della propria tesi un biglietto trovato nella camera del marinaio in cui Giosuè Sorrentino, 35 anni di Sant'Agnello, in provincia di Napoli, chiedeva scusa per il gesto e salutava i familiari. La procura aveva disposto una perizia calligrafica sullo scritto che aveva portato alla conclusione di come quel biglietto fosse stato vergato di proprio pugno dal marinaio. Così come una perizia medico legale ordinata dalla procura sulla salma del marinaio aveva stabilito come fosse compatibile il suicidio con le ferite sul corpo di Sorrentino e con il funzionamento della fresa meccanica, poi trovata vicino all'uomo senza vita, nella sala macchine del mercantile Bianca Amoretti.
LA FAMIGLIA
Un'ipotesi che la famiglia di Giosuè Sorrentino respinge con forza. Così sul tavolo del giudice Marini è arrivato, depositato dagli avvocati Angela Luigia Ruggiero e Antonio Cirillo, legali della famiglia del marinaio, una nutrita consulenza medico-legale per tentare di confutare la tesi del suicidio, sostenendo che nella sala macchine della nave in rada a Malamocco sia andato in scena un omicidio vero e proprio. Per gli avvocati, che hanno ottenuto il respingimento della richiesta di archiviazione del fascicolo (rimasto sempre a modello 45, ovvero senza reato né indagati, ma solamente relativo alla morte di Giosuè Sorrentino) sarebbe proprio la dinamica della morte a suggerire che il marinaio della provincia di Napoli sia stato ucciso. A sentire i consulenti sarebbe stato impossibile ad una persona sola azionare la fresa, che funziona con due bottoni distanti tra loro e da schiacciare in contemporanea, e appoggiare la gola sulla lama per farla finita. Tesi del tutto diversa dal risultato a cui è giunto il consulente della procura di Venezia. È questo il punto su cui il gip ha suggerito di verificare.
IL FATTO
Santorini era stato trovato la mattina del 24 aprile 2016 nella sala macchine della nave sulla quale prestava servizio. La morte, nella notte precedente.
Un giallo che la procura lagunare ha risolto come suicidio, ma che viene contrastato dalla difesa della famiglia, convinta che il trentacinquenne sia stato ucciso da un'altra parte a bordo della nave, trasportato nella sala macchine e li abbandonato.
Nicola Munaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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