Morte per amianto, il Porto deve risarcire 600mila euro

Mercoledì 22 Luglio 2020
LA SENTENZA
VENEZIA L'Autorità portuale dovrà pagare quasi 600mila euro per la morte da esposizione ad amianto del suo ex lavoratore Francesco Pavanello. È quanto ha deciso la seconda sezione civile del Tribunale, nella persona della dottoressa Silvia Barison, che ha definito il risarcimento del danno a favore della moglie, dei due figli e delle due nipoti figlie del maggiore di questi, dopo che il giudice del lavoro già nel 2016 aveva sentenziato sul nesso di causalità tra esposizione al materiale cancerogeno e l'insorgenza della malattia che aveva portato al decesso di Pavanello.
Proprio in forza di questa decisione, poi passata in giudicato, i familiari hanno agito in sede civile per vedersi riconosciuto il risarcimento, col patrocinio dell'avvocato Matteo Pasqualato. Pavanello, 61 anni, di Carpenedo, è morto nel 2011 per mesotelioma pleurico in conseguenza dell'esposizione ad amianto durante il periodo in cui aveva prestato la sua opera come facchino al porto. In giudizio, l'Autorità portuale ha eccepito il difetto di legittimazione passiva in favore della Compagna Lavoratori Portuali, di cui Pavanello era socio lavoratore, e ha contestato la sussistenza del nesso di causalità tra esposizione e malattia, correlazione non nota al tempo dei fatti. Tuttavia, già il giudice del lavoro aveva ricordato che l'Autorità portuale nel 1999 era subentrata nell'organizzazione del porto e quindi nella proprietà e nel possesso di tutti i beni aziendali e dei rapporti di lavoro in essere; pertanto doveva eventualmente essere considerata responsabile dei danni alla salute dei lavoratori. Non solo: lo stesso Giudice ha altresì sostenuto che non sono state adottate tutte le cautele utili e necessarie a garantire la salubrità del luogo di lavoro e ha confermato il legame tra la condotta omissiva e la morte.
Una volta accertata la responsabilità, i familiari hanno chiesto il risarcimento del danno, patrimoniale e non patrimoniale. Per il danno morale derivante dalla sofferenza patita per la perdita del congiunto, il Tribunale ha stabilito in via equitativa che l'Autorità portuale debba liquidare 200 mila euro alla vedova Mara Checchini; 175 mila euro per il figlio Andrea; 150 mila per l'altro figlio Claudio e 30 mila euro ciascuna per le due figlie di questi, bambine all'epoca del decesso del nonno. Sul piano patrimoniale, alla vedova è stato riconosciuto il risarcimento dei 3.600 euro spesi per il funerale del marito. La famiglia va risarcita anche delle spese di giudizio quantificate in 10.500 euro. Tutte le somme vanno considerate con la rivalutazione monetaria e gli interessi legali maturati. In totale, dunque, per la precisione l'Autorità portuale deve versare ai Pavanello 599.100 euro.
Alvise Sperandio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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