Morea, crisi Serenissima

Martedì 26 Maggio 2020
Morea, crisi Serenissima
di Bruno Buratti*

I due grandi conflitti combattuti da Venezia contro i turchi nel XVII secolo, le guerre di Candia e di Morea, impegnarono la Serenissima per ben 40 anni, registrando fasi alterne nelle operazioni militari e conseguenze pesantissime sotto l'aspetto economico, che contribuiranno al suo successivo declino.
Agli inizi del 1600 l'economia veneziana iniziava a registrare uno spostamento delle fonti di entrata del bilancio dagli introiti dei dazi, legati al commercio, all'imposizione diretta, le cosiddette gravezze, tributi distribuiti in base agli estimi, alle teste o a indagini specifiche sull'imponibile, complice il cambiamento della situazione economica generale, legata alla dura concorrenza esercitata dai paesi nordici lungo le nuove rotte oceaniche.
Gli effetti prodotti su questo equilibrio dalla guerra, preceduta dalla peste del 1630 che già aveva colpito la finanza pubblica, decurtando il gettito tributario e rendendo lenta la ripresa, saranno particolarmente onerosi. Se le cifre delle perdite di vite umane furono certamente rilevanti, 30 mila i caduti a Candia, tra cui 280 patrizi, il costo finanziario non fu certo da meno: si calcolano ben 124 milioni di ducati solo per il primo dei due conflitti. Oltre alla ben nota riapertura del libro d'oro che consentiva, a distanza di 350 anni dalla serrata del Maggior Consiglio, l'ingresso nella nobiltà di nuove famiglie al prezzo di ben 100 mila ducati, fu necessario un forte aumento dell'imposizione per fronteggiare la spesa della flotta e delle truppe impegnate a terra, anche in ragione di una corrispondente contrazione del gettito daziario conseguente alle difficoltà nei traffici marittimi durante il periodo bellico.
Fronteggiare dalla Dalmazia al Peloponneso, sino allo stretto dei Dardanelli, un impero ottomano all'apice della sua espansione, richiedeva uno sforzo organizzativo e finanziario a dir poco gigantesco. Non solo per costruire ed armare la flotta, ma anche per rinforzare e presidiare le fortezze che lungo tutta la rotta mediterranea garantivano le comunicazioni con l'Oriente, assoldare eserciti che arriveranno a contare fino a 30 mila professionisti regolarmente stipendiati, garantirsi i servigi dei migliori condottieri disponibili sul mercato e sostenere logisticamente operazioni ad oltre duemila chilometri dalla madre patria.
Aumentare le entrate doganali avrebbe aggravato le difficoltà dei commerci, per cui la scelta di sostenere la finanza di guerra attraverso la tassazione dei beni immobili e dei consumi divenne praticamente obbligata. Dalle ricerche condotte da Luciano Pezzolo dell'Università Ca' Foscari risulta che tra l'inizio e la fine della guerra di Candia le entrate della Repubblica registrarono un aumento del 34%, raggiungendo le 80 tonnellate di argento, entità prossima agli introiti di un grande stato nazionale come la Francia. Gli effetti delle misure adottate perdurarono anche durante la guerra di Morea, rendendo permanenti alcune delle imposte e delle maggiorazioni di aliquote introdotte in occasione dell'emergenza e stabilizzando ad un livello più alto il trend di crescita tanto delle entrate, quanto delle spese (effetto di dislocamento), conferendo carattere regressivo alla struttura del gettito fiscale.
Per garantire l'immediata disponibilità delle risorse richieste era inoltre necessario provvedere ad anticipazioni di cassa attraverso l'accensione di mutui tendenzialmente a breve termine. Sempre Pezzolo riferisce che ai prestiti volontari si affiancarono forme di prestito forzoso, calcolato in base al patrimonio stimato dei contribuenti, che in cambio avrebbero ricevuto un interesse del 5 per cento sino alla restituzione del capitale, che saliva al 10% in caso di prestiti vitalizi. Erano condizioni favorevoli per la Repubblica, se si considera che l'Olanda scontava tassi rispettivamente del 6,5 e dell'11-14%, a testimonianza che la fiducia nella solvibilità della Serenissima era elevata. La contrazione delle possibilità di investimento nel commercio marittimo contribuì a rendere appetibile una rendita finanziaria garantita dallo Stato. Tale era la reputazione dello stato marciano, da spingere gli investitori genovesi a spostare una parte dei loro crediti dall'impero spagnolo alla Repubblica.
Le pressanti necessità finanziarie indussero il governo ad affiancare alla emissione dei vitalizi una serie di lotterie, consentendo ai sottoscrittori del debito di partecipare alle estrazioni, che furono concluse con grand'allettamento, concorso et applauso egualmente de sudditi et esteri beneficati dalla fortuna. Il sistema, consistente in un prestito incentivato dalle possibilità di vincita, ebbe molto successo e fu persino ripreso dal governo inglese. I diritti di riscossione degli interessi sui titoli potevano inoltre essere ceduti a terzi, in via temporanea o permanente, dando luogo ad un vero e proprio mercato di strumenti finanziari. Con l'innalzamento durante la guerra di Morea dell'indebitamento, già cresciuto durante il precedente conflitto da 8 a 46 milioni di ducati, vennero impiegate le corporazioni come intermediarie nel credito, rendendole garanti della solvibilità dello Stato, e si provvide ad una riduzione dei tassi, scesi fino al 2% per i redimibili ed al 6% sui vitalizi.
Il ricorso al prestito forzoso fu comunque limitato, anche nei periodi di maggiore difficoltà e, in generale, il sistema finanziario veneziano, pur messo a dura prova, riuscì a fronteggiare la crisi, mantenendo i tassi sul debito a livelli concorrenziali rispetto ai maggiori stati europei e contenendo al di sotto del 20% l'esposizione nei confronti dei creditori stranieri. Ciò fu possibile grazie alla credibilità goduta sia all'estero che da parte dei cittadini, cui contribuiva un ceto dirigente, ossia l'aristocrazia nobiliare, che partecipava in larga misura al credito statale. Non mancò il buon esempio del Patriarca Giovan Francesco Morosini, che nel 1645 si recò in Senato per offrire la somma di 5000 ducati. Pace sociale e diritti garantiti da una legislazione attenta e pronta a reprimere con severità abusi e malversazioni la Serenissima vantava una normativa di assoluta avanguardia sul conflitto di interessi e vigilava attentamente sul corretto esercizio delle cariche pubbliche erano alla base della fiducia e della coesione che facevano dei veneziani un popolo operoso, tenace, legatissimo alla istituzione repubblicana e dotato di una straordinaria resilienza.
Incentivare il finanziamento interno può essere una opzione vantaggiosa anche ora, da preferire all'indebitamento sul mercato globale, che ci vede penalizzati rispetto al contesto europeo. Oggi come allora, la mobilitazione del risparmio privato a sostegno dell'economia dipende dalla fiducia interna, legata tanto alla garanzia del corretto accesso alle risorse, quanto alla loro destinazione alla ripresa produttiva.
È questa una sfida che anche l'Italia è in grado di vincere, puntando a garantire il rispetto dei principi di trasparenza, efficienza e legalità, che condizionano la capacità di ripresa economica, la compliance interna e la credibilità' internazionale.
*Gen. C.A. Comandante Interregionale dell'Italia Nord Orientale Guardia di Finanza
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