Moraglia striglia i separatisti: «Non mettetemi il bavaglio»

Martedì 18 Luglio 2017
«Eccome se il patriarca può parlare di città. Chi dissente porti idee, non bavagli».
È botta e risposta a distanza, durissimo, tra monsignor Francesco Moraglia e il primo firmatario della proposta di legge d'iniziativa popolare per la divisione del Comune, Marco Sitran. Questi non aveva preso per niente bene le parole del vescovo che, aprendo sabato scorso il ponte votivo per la festa del Redentore, aveva dichiarato Venezia è grande se rimane unita, se guarda l'insieme delle sue caratteristiche nella storia antica e recente, la Venezia della terra e quella del mare e dell'acqua.
Un endorsement molto chiaro contro la separazione che ha scatenato la reazione del fautore dell'autonomia amministrativa di Mestre da Venezia, come registrato ieri dal nostro giornale. «I preti devono occuparsi del divino e della cura delle anime. Invece si occupano di politica, intervenendo con messaggi trasversali ambigui in argomenti che non li riguardano», ha accusato senza tanti giri di parole. Quest'uscita, a sua volta, non è andata giù a Moraglia che attraverso un articolo pubblicato sull'edizione online del giornale diocesano Gente veneta, a stretto giro non le ha mandate a dire a Sitran.
«La politica è la più alta forma di carità si legge in premessa, nel richiamare Papa Paolo VI ma anche Francesco È per questo che si fatica a capire le affermazioni di Marco Sitran, tra i principali esponenti del movimento autonomista che ha promosso il nuovo referendum per la separazione di Venezia in due Comuni».
Sabato pomeriggio il patriarca aveva detto: «No all'individualismo, tentazione di sempre che vive anche oggi in ogni forma di separazione ecclesiale e civile». Tentazione che, proiettata sul ruolo e sul compito della città, aveva portato al passaggio incriminato con il quale Moraglia si è espresso apertamente contro la separazione amministrativa. «Affermare queste idee sostiene l'intervento su Gente veneta è portare alla comunità un contributo di pensiero, che vuole essere utile affinché tutti decidano responsabilmente ciò che è meglio per il bene comune».
Quindi, in conclusione, la bordata a Sitran. «Dire che il patriarca non deve ingerirsi significa solo cercare di tappargli la bocca. Cosa che si fa, perlopiù, quando non si hanno idee da mettere a confronto oppure quando si ha paura di soccombere nel libero e ragionevole dialogo politico».
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