MESTRE - Jack Savoretti torna a Venezia, di nuovo ospite di "Veneto Jazz"

Mercoledì 28 Ottobre 2015
MESTRE - Jack Savoretti torna a Venezia, di nuovo ospite di "Veneto Jazz" dopo l'evento alla Fondazione Guggenheim del 2014. Venerdì alle 21 sarà al Teatro Toniolo (posti esauriti) e prima, alle 18, da Coin Excelsior per il firmacopie di "Written in Scars", disponibile nella nuova versione "Written in scars new edition", arricchita da due inediti, cinque brani dal vivo e due remix, realizzati dal dj danese Alexander Brown. Ma il cantautore nell'intervista ci racconta che a Venezia ci viene spesso.
«Soprattutto per il Carnevale, ma mi perdo sempre. A Venezia in un certo senso devo la vita: qui mio padre ha chiesto a mia madre di sposarlo per la quarta volta e lei ha finalmente accettato».
Londinese di nascita, padre genovese e madre tedesco-polacca, cresciuto in Svizzera: dove si sente "a casa"?
«A Genova, a Londra e in California».
Quale Paese l'ha influenzata di più musicalmente?
«L'America, poi i grandi cantautori italiani come Battisti, Guccini, Dalla, De Andrè e infine, ma poco, la musica inglese».
Qualcuno l'ha descritta come "il nuovo Bob Dylan": si rivede?
«No. Però sono molto legato a Dylan, e in particolare ad un suo pezzo (Nobody 'Cept You) che, in un momento buio, mi ha salvato la vita. È diventato una cover di questo mio quarto disco».
Ha definito l'ultimo album "il sasso più grosso che abbia mai lanciato nell'oceano dell'industria musicale"...
«Restando nella metafora dell'oceano, questa nave ha un equipaggio con più esperienza: la collaborazione di Samuel Dixon (coautore di Sia e produttore di Adele), partner come Virgin Radio, e la mia band con Pedro Vitor Vieira De Souza alla chitarra, Jesper Lind Mortensen alla batteria e percussioni, John Michael Bird al basso e Henry William Bowers-Broadbent alle tastiere».
Che riscontro ha dal pubblico italiano?
«Un anno fa suonavamo in una pizzeria davanti a 50 persone, oggi in teatri davanti a migliaia. Non ci sono trucchi in questo mestiere: se piaci ti seguono. In Italia siamo riusciti a creare un fan club favoloso. Ci sono meno opportunità che in Gran Bretagna, ma anche meno persone che ti tagliano la strada».
Cosa proporrà venerdì?
«Uno show con i nuovi brani, dal quale la gente andrà via, spero, divertita e piena di grinta».
Riti scaramantici pre-concerto?
«Gridiamo Genoà 5 volte, la mia squadra del cuore e il mio numero fortunato».
Progetti?
«Anticipo solo che collaborerò - come con Elisa - anche con altri artisti italiani».
Elena Ferrarese

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