«Meggiato è uscito per uccidere»

Giovedì 9 Luglio 2020
«Meggiato è uscito per uccidere»
LE INDAGINI
MESTRE «Andrea Baldan poteva spaventare per la sua prestanza fisica, ma non si è mai reso autore in vita sua di alcun gesto di violenza contro nessuno. Era conosciuto da tutti per l'animo buono, gentile e per la sua sensibilità, come dimostrano le manifestazioni di stima inviate da amici, conoscenti, personalità pubbliche e gruppi sportivi: se è andato da Simone Meggiato è stato solo per un chiarimento franco e un confronto civile. Diversamente non avrebbe parlato con il vicino di casa e non se ne sarebbe subito andato».
A ricostruire il profilo del trasportatore veneziano ucciso con due colpi di pistola ad Oriago, nella notte tra venerdì e sabato, dal nuovo compagno della ex moglie, è l'avvocato Matteo Scussat, nominato dalle sorelle della vittima, Carla e Luisa e dal fratello Roberto, con l'obiettivo di costituirsi parte civile al processo contro il consulente informatico ora in carcere con l'accusa di omicidio volontario.
Ieri mattina la pm Alessia Tavarnesi ha affidato l'incarico per l'autopsia, che si svolgerà nella giornata odierna, alla quale l'avvocato Scussat farà partecipare probabilmente un consulente di propria fiducia.
AZIONE VOLONTARIA
Nel frattempo il legale ha affidato ad un comunicato alcune considerazioni sulla dinamica dell'episodio di violenza, con l'obiettivo di dimostrare che quello di Meggiato è stato un comportamento volontario, non certamente un episodio di legittima difesa. «Se Meggiato fosse stato davvero spaventato non sarebbe di certo sceso in strada e non avrebbe inseguito Baldan, che se ne stava andando - spiega - Il fatto che sia un esperto nel maneggio delle armi e che abbia violato ogni regola di prudenza uscendo con una pistola caricata costituisce un'aggravante e dimostra volontarietà dell'azione e premeditazione».
PISTOLA CON TRE SICURE
L'avvocato Scussat replica anche alla ricostruzione dell'avvocatessa della difesa, Tiziana Nordio, secondo la quale Meggiato teneva la pistola nella cintola e non sa spiegarsi come abbia fatto fuoco. «La pistola usata non è una Glock, bensì una HS, modello XDM, calibro 9 di fabbricazione croata, un'arma di grande successo per efficacia e affidabilità - precisa - ma anche per sicurezza: è una delle poche armi corte sul mercato che presenta ben tre sicure. La prima sul grilletto dove è presente un ponticello che ne impedisce azionamenti accidentali. La seconda sul percussore: il grilletto ha una corsa lunga e va arretrato completamente esercitando una forza di circa 3 chili e mezzo così da sbloccare la sicura. Dopo lo sparo, si resetta e occorre premere il grilletto di nuovo fino in fondo. La terza, sul dorso dell'arma. Impedisce al grilletto di arretrare se la pistola non è impugnata saldamente in posizione corretta da sparo. Per sparare si richiedono due condizioni e tre azioni volontarie: la pistola spara solo se viene armata con il colpo in canna e si vuol sparare. Mi pare, pertanto, di poter escludere che un colpo sia partito accidentalmente, men che meno nel corso di una colluttazione». Spetterà alla Procura ricostruire con esattezza la dinamica, grazie anche la testimonianza di un vicino di casa di Meggiato che ha assistito a quanto accaduto.
Gianluca Amadori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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