Lungo il fiume Brenta tra trote, calce viva e pescatori navigati

Lunedì 10 Agosto 2020
Mirko Artuso
Oggi sono fermo a Solagna perché questa sera vado in scena con lo spettacolo Fili d'acqua in cui racconto la storia di Marco e Mattio di Sebastiano Vassali. Ci saranno anche Patrizia Laquidara, Sergio Marchesini, Francesco Ganassin e mio figlio Matteo. Approfittando della sosta in attesa che arrivino i musicisti per le prove scendo al fiume per sgranchirmi un poco le gambe e guardarmi un po' intorno cercando tra i segni lasciati dal fango portato dall'improvvisa alluvione di martedì scorso che ha colpito diverse località da Solagna a Campese, da Campolongo a Pove. A Solagna in poco più di mezz'ora è arrivato il finimondo soprattutto in via Roma e in particolare nella corte conosciuta come la corte di Doro vicino all'antica Locanda Da Doro dell'amico Giovanni. L'acqua con il suo impeto ha invaso diverse contrade del paese provocando danni e molta paura. Camminando mi sono imbattuto in un pescatore. Che bella coincidenza! Ieri sera abbiamo raccontato la storia del pescatore di anguille. Aveva ancora gli occhi lucidi di un bambino davanti alla vetrina di un negozio di caramelle ed era già passata più di un'ora e mezza da quando l'aveva tirata fuori dall'acqua. Una Trota Fario peso: 5 kg; luogo: Fiume Brenta in un settore non in concessione, ma libero alla pesca. Canna: Crostage; mulinello: Stella 4000; filo e finale: Nylon 0,35; artificiale: Marmo-Crazy affondante 11 cm argento; meteo: caldissimo e sereno. Altre info: catturata alle 8 e 30 del mattino e trattenuta come trofeo per evitare l'ibridazione con le marmorate durante la riproduzione. Lo lascio alla sua gioia più che giustificata e mi rimetto in cammino e penso.
Le sorprese non finiscono mai. Ieri camminando mi sono imbattuto in una fornace di calce viva. C'è della magia nel raccogliere un sasso da terra, frantumarlo con il fuoco, impastarlo con l'acqua secondo le regole e poi con l'aiuto dell'aria vederlo diventare di nuovo solido. Una lavorazione antichissima, almeno quanto l'uomo. Il ciclo di lavorazione della calce, tratto dal Della Natura. La calce nasce da una pietra. La Terra è l'origine di questo materiale totalmente naturale e lo rende completamente atossico, eccezionalmente traspirabile, il principale nemico dell'umidità e delle muffe e facilissimo da lavorare. È il fuoco che ha la maggior responsabilità della sua trasformazione. I sassi, vengono messi nella fornace a 900° per essere fusi. Vengono cotti dolcemente per sette giorni in modo che il sasso perda tutta l'anidride carbonica e in questo modo si trasformano in calce viva. Poi con l'acqua lo si trasforma ancora ottenendo la calce spenta una pasta bianchissima che maturerà per mesi dentro a delle grandi vasche. Andrea Palladio conosceva questo tipo di lavorazione e la usava spesso. Sto superando piano la stanchezza dei primi giorni, anche se un tendine infiammato rende tutto un po' faticoso camminerei per mesi. Il cuore si fa leggero e il passo più spedito.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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