Luigi Brugnaro ha detto che in quindici settimane, lavorando 18 ore al giorno lui

Domenica 11 Ottobre 2015
Luigi Brugnaro ha detto che in quindici settimane, lavorando 18 ore al giorno lui e 13 i suoi assessori, ha fatto miracoli, mentre «prima gli altri passavano metà del tempo a parlare con i giornalisti per apparire. E oggi trovano ancora il tempo per criticare chi fa». Ma ha anche ringraziato chi delle passate amministrazioni ha messo in piedi cose buone e ha citato Gianfranco Bettin e il suo Vallone Moranzani: «Noi vogliamo portare a termine quell'opera, che serve per rilanciare Porto Marghera, e creare davvero un parco a Malcontenta. E poi lo intitoliamo a Elton John».
I primi 100 giorni del mandato suo e della sua Giunta non sono stati una festa («perché dobbiamo lavorare») ma una celebrazione del nuovo che ha preso in mano Venezia e non ha alcuna intenzione di mollarla, almeno per i prossimi cinque anni. E per le prime 15 settimane ha evitato Venezia ed è tornato a Mestre, nel centro culturale Santa Maria delle Grazie del Patriarcato, strapieno per l'occasione: ringraziando tutti, dai cittadini ai consiglieri, dagli assessori ai dipendenti del Comune che si sacrificano per far ripartire la macchina pubblica nonostante i tagli agli stipendi, ha rivolto un grazie anche alle forze dell'ordine, alla compagna Stefania che lo sopporta e al patriarca che lo ha sempre sostenuto «anche se a volte non è tenero nello spronare e chiedere».
Ha la sicurezza di chi sa che c'è un vuoto da colmare e quindi può azzardare, pure di storpiare il nome di Ilaria Borletti Buitoni, il sottosegretario a Beni e alle Attività Culturali che lo ha criticato per aver bloccato la mostra fotografica di Berengo Gardin sulle grandi navi a Palazzo Ducale: «Bortolotti, Borlotti... come si chiama, parla delle grandi navi ma intanto a Roma si stavano già fregando 5 mila posti di lavoro al porto crociere».
Roma "ladrona" è tornata più volte nel discorso di Brugnaro, anche quando ha ricordato che il Mose non c'entra nulla con la salvaguardia quotidiana di Venezia «ma con questo ci hanno fregato 1 miliardo e 250 milioni della Legge Speciale».
Venezia, insomma, se vuole risalire la china dei debiti lasciati dalle amministrazioni precedenti, oltre che battere cassa a Roma, deve contare su se stessa e sulle persone che la possono aiutare, e dicendo questo Brugnaro ha salutato in sala Joe Tacopina, l'avvocato di New York nuovo presidente del Venezia che ha promesso di riportare la squadra in serie A «ma è ripartito dalla serie D perché non c'era un centesimo in cassa. E ne abbiamo avuto troppi che venivano qui a dire "fasso el stadio" ma non avevano nemmeno i soldi per comprarsi la macchina». Il sindaco ha detto di aver preso contatti anche con gli ambienti del premier inglese Cameron «perché con tutte queste persone possiamo costruire reti internazionali, portarle a divertirsi in città, magari anche al Casinò, e poi farli sedere alla nuova Agenzia per lo sviluppo e convincerli a investire».
Dietro il fumo, insomma, il sindaco ha ribadito che c'è l'arrosto, giurando che sta mantenendo le promesse fatte in campagna elettorale, a partire dal cambio del direttore generale del Comune e passando per la macchina comunale «con tante brave persone ma da risvegliare dopo un decennio di mancanza di passione». Ha parlato dei 20 mila euro tirati fuori a fatica per salvare le remiere, «la storia di Venezia», dei libri gender («io ne avevo tolti 2 da un elenco di 40, e la Commissione psicopedagogica che i nostri predecessori non avevano attivato, fatta di genitori, maestri e pedagogisti, ne ha eliminati ben 15»). Ha parlato persino dell'utero in affitto («la stessa cosa che uno, solo perché ricco, possa comprarsi un braccio da un altro. Chiunque è libero di fare ciò che vuole ma le cose imposte di prepotenza non ci vanno bene»).
Ha detto che l'operazione verità è a buon punto, sta per nascere un database per vedere dove vanno buttati i soldi. Ha ricordato di aver salvato lo stadio Baracca, assicurando uno spazio verde alla città e un impianto al Calcio Mestre, ha promesso una verifica puntuale di tutti gli elenchi di chi ha attività turistiche strane e annunciato, infine, un «Natale diffuso in tutta la terraferma» con concertini della Fenice, artisti di strada, mercatini in casette di legno.
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