«Lo straniero in noi» la sfida di Anagoor

Mercoledì 14 Aprile 2021
TEATRO
È stato considerato uno dei libri più pericolosi di ogni tempo, forse perché la Germania di Tacito è ben più di un «trattato antropologico dell'Occidente in grado di affrontare in modo scientifico l'altro, il confine, la diversità». La nuova sfida di Anagoor parte da qui, «dal concetto di soglia e di confine, dalla demarcazione tra ciò che conosciamo e ciò che rappresentiamo come straniero». Così, dall'incontro della compagnia di Castelfranco, Leone d'Argento alla Biennale Teatro 2018, con il Theater an der Ruhr, storica realtà a Mülheim an der Ruhr, nel nord della Germania, fondata dal pluripremiato regista Roberto Ciulli, ecco arrivare Germania. Römischer Komplex, nuova co-produzione internazionale nata lo scorso anno con il riallestimento in lingua tedesca di Socrate il sopravvissuto, «progetto molto importante per noi - spiega Menegoni, anima della compagnia insieme al regista Simone Derai e a Paola Dallan - perchè si è trattato di tradurre in tedesco, con attori tedeschi, uno spettacolo nostro per il quale esistevano già testi e regia. Poi, stando lì, prima dello scorso lockdown, abbiamo portato in scena i nostri lavori».
LA SVOLTA
Germania. Römischer Komplex, prima produzione interamente tedesca del collettivo castellano con base alla Conigliera di Castelminio di Resana, «prende le mosse dalla Germania di Tacito e incontra anche i testi di autori contemporanei come Durs Grünbein, Antonella Anedda e Frank Bidartche che in qualche modo hanno attinto allo storico romano- aggiunge Menegoni -. È una poetica indagine sui confini arbitrariamente disegnati e sul loro attraversamento. È una supplica per quello che c'è di noi nello straniero e per quello che di straniero c'è in noi, e riflette sulla demarcazione tra ciò che conosciamo e ciò che rappresentiamo come straniero». Ma il debutto della pièce, previsto per lo scorso gennaio, è slittato a tempi migliori, «probabilmente al prossimo autunno, sempre in Germania, e poi lo spettacolo dovrebbe arrivare anche in Italia». Nel frattempo, chi vuole avvicinarsi al progetto, può gustarsi Der Römischer Komplex - Appunti per una Germania sul sito della compagnia, dialogo online tra Derai e Ciulli attorno ai nuclei contenutistici ed estetici che prenderanno forma e respiro nello spettacolo dal vivo.
LA RIFLESSIONE
Come scrive il regista Simone Derai nelle sue note, «Tacito offre un'analisi etnica al limite del fantastico che è una vera inventio dello straniero, capace tuttavia, nei secoli successivi, di contribuire alla costruzione dell'identità germanica, ad alimentare lo spirito patriottico del nazionalismo tedesco, a infiammare le derive ideologiche e il delirio nazifascista sulla purezza. Ma da dove viene questa necessità di definire l'Altro fino ad imporgli un'identità che non gli appartiene? E da dove giunge, per contro questa ossessione tutta contemporanea per l'identità?» «Questo è il pretesto per andare in profondità dentro il tema del confine - fa eco Ciulli su RaiRadio3 - Sono i confini che suscitano le guerre e lo dimostrano le guerre che si sono susseguite nel corso dei secoli. Scavando nei terreni teatri di battaglie, si trovano ossa che hanno tutte lo stesso colore. Non sai chi è il nemico o l'amico, sono tutti uomini sepolti».
LA CONIGLIERA
In questi periodi di chiusura, gli Anagoor si sono rinchiusi nel loro quartier generale, la Conigliera, vecchio capannone riadattato e trasformato in teatro-laboratorio, sala prove e residenza. «Abbiamo altri progetti che si stanno chiarendo all'orizzonte - dice Menegoni - e riguardano anche il teatro musicale, ma è ancora presto per parlarne. Nel frattempo, stiamo pensando anche al nuovo spettacolo Anagoor al 100 per cento». E la Conigliera, spazio privato ma nello stesso tempo libero che «da 12 anni sta sulle nostre spalle», fornisce la giusta energia per creare. «Anagoor si autosostiene nonostante le difficoltà - chiude Menegoni - Questo è lo spazio per la nostra crescita e nostra ricerca. Stare in Veneto, in aperta campagna, ci consente di lavorare con un tempo diverso, non dettato dalle logiche della produzione. Lentamente siamo cresciuti fino a raggiungere i risultati». E il Leone della Biennale e gli inviti da festival di tutta Europa ne sono la prova.
Chiara Pavan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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