Le opere allo scanner di Quayola

Giovedì 14 Novembre 2019
IL PROGETTO
Seconda natura è il titolo della personale di Davide Quayola ospitata fino al prossimi 6 gennaio all'Orto Botanico di Padova. Uno sguardo innovativo dell'artista, che vive e crea fra Londra e Roma, sulla natura o, come lui stesso ha precisato, come una macchina vede la natura. Le opere in mostra, una grande visione composta da 8 pannelli di un bosco svizzero accompagnato da due frammenti indipendenti, e uno scorcio fiorito del giardino di un castello della Loira visibile su due grandi stampe ma, soprattutto in un video ad alta definizione girato di notte che offre un'esperienza di totale immersione nel lavoro di Quayola.
La grande installazione ad un primo sguardo lontano appare come un bosco nel negativo di una foto ma, a mano a mano che si avvicina lo sguardo si scopre che le forme riconoscibili come alberi e sottobosco, sono composte da milioni di puntini bianchi su sfondo scuro. Un'immagine creata da un computer in due mesi di lavoro dopo che Quayola aveva installato nel bosco tantissimi puntatori laser ad alta precisione, che hanno scannerizzato muovendosi su se stessi a 360° senza sosta per 2 settimane.
IMMAGINI DIGITALI
L'elaborazione tridimensionale processata dal computer con algoritmi creati dallo stesso artista ha prodotto l'opera. «Mi affascinava l'idea di catturare le imperfezioni ad esempio della corteccia o della foschia che hanno lasciato le parti scure - spiega - l'espressività dell'opera è legata agli errori della macchina. Le due opere piccole sono estratti dello stesso bosco ma data la dimensione diventano più astratti e si fatica a comprendere cosa si sta vedendo». Anche le due composizioni floreali sono frutto di un algoritmo che ha estratto ed elaborato l'immagine, da una serie di video girati in notturna e creando un vento artificiale che muoveva i cespugli fioriti. Si possono ammirare anche i video comprendendo il processo di creazione delle opere. Su un grande schermo simulazioni pittoriche, affascinanti macchie di colore si sovrappongono e scompongono assomigliando a tratti alla spuma di un mare che ribolle, a una mescolanza di colori che si avvita creando ipnotici vortici per poi sciogliersi nei fiori al naturale con il sottofondo sonoro creato dallo stormire delle fronde rielaborato dall'algoritmo. «Le opere, serie Remains per il bosco e Jardin d'Etè per i fiori, fanno parte di uno studio della natura che porto avanti da anni, con rimandi all'impressionismo e al modernismo che conduce all'astrazione totale - spiega Quayola - il mio lavoro è una sorta di collaborazione con la macchina per dare un secondo sguardo alla natura. Un allestimento in un luogo come l'Orto Botanico, patrimonio Unesco, proprio perché le opere dialogano con il luogo - dice Barbara Baldan direttrice dell'Orto - non solo a livello estetico ma scientifico come vuole la tradizione dell'Orto Botanico. Ci piaceva il confronto fra le opere e l'Orto Botanico - afferma Marco Trevisan Fondazione Peruzzo - l'arte contemporanea che ci invita a dare un secondo sguardo alla natura».
Luisa Morbiato
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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