Le Lettere di rifiuto e l'ipocrisia del lavoro

Domenica 22 Luglio 2018
BIENNALE TEATRO
Con il primo dei tre lavori dedicati a Vincent Thomasset, quarantaquattrenne regista e coreografo francese al quale è dedicato un vero e proprio focus, la Biennale Teatro entra oggi nel vivo. Al Teatro alle Tese, alle 19, Lettres de non-motivation (nella foto) incrocerà corpo e parola: commistione in sintonia con il titolo impresso al 46. Festival dal direttore Antonio Latella, in quanto con Attore / Performer già si configura un'apertura ad ampi confini per discipline diverse. Lettres de non-motivation nasce come progetto pensato per le arti visive ma che non vide mai la luce. Curiosa la genesi: l'autore originario fu Julien Prévieux che per sette anni, a partire dal 2000, rifiutò una serie lavori che gli furono proposti (ossia pose in campo la sua non motivation). Le lettere originali furono prima esposte in una galleria d'arte, poi pubblicate in volume quindi approdare in teatro grazie a Thomasset. Il quale si circonda di interpreti privi di formazione teatrale, idealmente refrattari al palcoscenico. Trecento le candidature via video, quaranta le audizioni. La performance segue una struttura ternaria (annuncio, lettera, risposta), e via via rivela i meccanismi di potere e ipocrisia nello sfondo delle formalità lavorative.
ATTORE/PERFORMER
Questa mattina, dalle 10 alle 14, nella sede centrale di Ca' Giustinian, si terrà un simposio che indagherà il titolo del Festival, coinvolti lo storico dell'arte Chris Dercon, il direttore teatrale Pawe Sztarbowski, l'attrice e performer Bianca van der Schoot, il drammaturgo e regista Armando Punzo.
Oltre alla replica di Spettri di Leonardo Lidi (vincitore di Biennale College - Teatro) alle Tese dei Soppalchi, alle 16, si potrà in serata ammirare anche l'ultima esibizione veneziana della coppia Rezza/Mastrella, insignita del Leone d'oro alla carriera lo scorso venerdì. Anelante sarà in scena al Teatro alle Tese alle 21. Più corale di altri spettacoli di Antonio Rezza e Flavia Mastrella, talenti sorprendenti della drammaturgia nostrana, sulla carta non sarà meno corrosivo dei precedenti. Basti pensare a 7 14 21 28 con il quale hanno festeggiato la vittoria del Leone d'oro: all'apparenza innocuo alternarsi di ilari non-sense, pone in campo drammatiche tematiche, disagio psichico e psicologico, affidamento dei figli in coppie separate, violenza sessuale subita da adolescenti in ambito religioso. Un teatro civile vero e proprio, costruito in particolare sulla fisicità totale di Antonio Rezza.
Sempre nella prima giornata, il talento della compagine trevigiana Anagoor (precisamente di Vittorio Veneto), vincitrice del Leone d'argento, si è rivelato nel corposo spettacolo di quasi quattro ore Orestea. Agamennone, Schiavi, Conversio, in prima assoluta e dedicato all'Orestea di Eschilo. Assai letterario nell'impostazione, è dominato da voci, divise tra recitazione e video, suggestivi i canti. Rimane impresso il finale, la proiezione della (ri)costruzione della statua di Apollo dal frontone occidentale del tempio di Zeus ad Olimpia, grazie ad un braccio robotico azionato da una moderna stampante in 3D.
Riccardo Petito
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci