Le cause dei migranti paralizzano la giustizia

Venerdì 6 Dicembre 2019
Le cause dei migranti paralizzano la giustizia
GIUSTIZIA E IMMIGRAZIONE
VENEZIA Giustizia civile sempre più al collasso, a seguito della crescente valanga di ricorsi presentati da migranti per ottenere lo status di rifugiato e il riconoscimento della protezione internazionale.
Di fronte al Tribunale di Venezia, competente per tutto il Nordest, erano pendenti a fine novembre oltre 6 mila fascicoli, pari al 40 per cento dell'intero carico civilistico che grava sugli uffici giudiziari lagunari. A doversene occupare sono complessivamente 8 giudici, che però devono gestire anche i fascicoli ordinari. Ogni ricorso, per legge, dovrebbe essere definito in quattro mesi, ma ovviamente è mera utopia: «Non ce la potremmo fare neppure se l'intero Tribunale si occupasse solo di questa materia, cosa che ovviamente non può fare», spiega il presidente Salvatore Laganà, illustrando con preoccupazione i dati che vedono un costante incremento dei ricorsi presentati: nel 2018 erano 3615, numero salito a fine novembre a quota 3815. Lo scorso anno il Tribunale di Venezia ne è riuscito a definirne 1800: soltanto il 22 per cento delle istanze sono state accolte, ribaltando le precedenti decisioni contrarie delle Commissioni prefettizie di Padova, Treviso, Vicenza e Verona, confermate per il rimanente 78 per cento.
MIGRANTI DALL'ASIA
«Mentre a livello nazionale l'allarme si concentra sugli sbarchi in Sicilia, una parte consistente dei casi affrontati a Venezia riguarda persone che provengono dall'Asia (Pakistan, Bangladesh, India) oppure dall'Ucraina, arrivati spesso con visti turistici - prosegue Laganà - Fenomeno che appare sottovalutato e che meriterebbe invece approfondimenti, soprattutto per capire se vi siano organizzazioni che gestiscono questi flussi».
Con la riforma approvata nel 2017, la decisione di primo grado è impugnabile solo per Cassazione. Ma spesso accade che i richiedenti asilo bocciati presentino nuova istanza, allegando asseriti elementi in precedenza non disponibili, e così tutto ricomincia daccapo, con il congelamento di eventuali espulsioni e rimpatri, di cui si occupa il ministero degli Interni. Quest'ultimi, in ogni caso, sono piuttosto rari: nel 2019, in tutta Italia, il loro numero ha superato di poco quota seimila.
Se il Tribunale rischia il collasso, la Corte d'appello civile non se la passa meglio, anche se sul fronte della gestione delle richieste di protezione internazionale ha quasi smaltito l'arretrato e, dopo la riforma del 2017, è destinata a non doversi più occupare della questione.
BOCCIATURA DEL CSM
Alla data dello scorso 1 aprile, i fascicoli pendenti erano 2250, pari a circa un terzo dei fascicoli civili di tutta la Corte. La presidente Ines Marini ha dunque attuato un progetto grazie al quale, in soli sei mesi, sono stati definiti circa 1450 ricorsi (di cui l'80 per cento respinti), lasciandone ancora 800 da trattare. Ma la procedura è stata bloccata in quanto il Consiglio superiore della magistratura ha bocciato il sistema attraverso il quale sono stati applicati a Venezia tutti i giudici civili della regione, ciascuno per una sola udienza e con 25 ricorsi da trattare a testa. «È stato contestato il fatto che quei giudici non sono specializzati nella materia - rileva la presidente Marini -Ma sono stati inseriti in un collegio con due colleghi specialisti. E, in ogni caso, si tratta di ricorsi precedenti alla riforma, quando la protezione internazionale veniva delegata ai giudici onorari...»
Per azzerare la pendenza, è stato quindi deciso di applicare due giudici in pianta stabile per sei mesi. «Si tratta di pratiche urgenti: molti dei richiedenti aspettano una risposta dal 2015 e il risultato è che coloro i quali hanno diritto all'asilo non l'hanno ancora, mentre gli altri restano in Italia anche se non dovrebbero. Per questo spero di riuscire a definire tutto l'arretrato entro il primo trimestre 2020».
Gianluca Amadori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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