LA TENDENZA
Viva l'Italia declinata nella sua realtà bella e brutta, rassicurante

Mercoledì 21 Agosto 2019
LA TENDENZA
Viva l'Italia declinata nella sua realtà bella e brutta, rassicurante o pericolosa, sentimentale o nostalgica, comunque al passo con i tempi. Alla 76esima Mostra di Venezia, che si aprirà il 28 agosto con il dramma familiare La verité del regista giapponese Kore-eda Hirozaku, il nostro Paese illustrato in tutte le sue espressioni sarà protagonista dei 29 film nazionali ospitati nelle diverse sezioni. Tanti registi, fonti d'ispirazione, storie e personaggi. E una certezza: al Lido quest'anno il cinema italiano è deciso a mettere in mostra la sua vitalità, la voglia di contare a livello internazionale, la grinta ritrovata.
TRA BENE E MALE
Ma che Italia verrà fuori dai film della Mostra? C'è il Paese della malavita e del malaffare, innanzitutto. In Il Sindaco del Rione Sanità, uno dei tre titoli nazionali in concorso, Mario Martone attualizza l'immortale opera teatrale di Eduardo De Filippo e lo trasferisce ai tempi di Gomorra analizzando l'eterna lotta tra bene e male, gente per bene e gente carogna, con il contributo degli interpreti Massimiliano Gallo, Francesco Di Leva, Roberto Di Francesco. Franco Maresco, secondo autore italiano a caccia del Leone d'oro, sceglie come al solito il tono grottesco e in La mafia non è più quella di una volta racconta la Palermo di oggi con una guida d'eccezione: la fotografa Letizia Battaglia che in passato ha documentato gli omicidi di Cosa Nostra. Ha invece lo stile della graphic novel 5 è il numero perfetto, opera prima del fumettista Igort e titolo forte delle Giornate degli Autori: protagonista è Toni Servillo con lineamenti finiti nel ruolo del guappo, mentre una spiritosissima Valeria Golino è la sua pupa. Giuseppe Capotondi, che chiuderà la Mostra il 7 settembre (fuori concorso) con il suo primo film americano The Burnt Orange Heresy interpretato da Mick Jagger e Donald Sutherland, racconta in chiave thriller una vicenda di malaffare e delitti ambientata nel mondo dell'arte, sullo sfondo l'incanto del lago di Como.
DISAGIO SOCIALE
Altro tema portante dei film italiani di Venezia è il disagio sociale. L'atteso Sole di Carlo Sironi (Orizzonti) con Sandra Drzymalska, Claudio Seguscio e Barbara Ronchi, racconta una maternità indesiderata e poi venduta, protagonisti una giovane immigrata e il giovane che finge di essere il padre del suo bambino. Nella stessa sezione Nevia, debutto alla regia di Nunzia De Stefano, ex moglie di Matteo Garrone che appare anche in veste di produttore, ruota intorno a un'adolescente ribelle (la sorprendente Virginia Apicella) che vive con dieci fratelli in un container di Ponticelli, periferia di Napoli - la città più rappresenta sullo schermo, con il suo fascino e le sue contraddizioni - finché un circo irrompe nella sua realtà senza speranze.
E sorprenderà, alla Settimana della Critica, Tony Driver di Ascanio Petrini, protagonista Pasquale Donatone nel ruolo di se stesso, cioè un italiano che viene espulso (anzi deportato) dagli Usa in Italia per aver favorito con il suo taxi scalcinato il traffico illegale di immigrati tra Messico e America: rientrato nella sua Puglia, il sogno finito in pezzi, si ritrova da solo a vivere in una grotta di Polignano a Mare, dove ripercorre la sua vita e i suoi fallimenti. Il confronto tra un prof in pensione e un immigrato del Mali è al centro di Passatempo, il corto di Gianni Amelio alla Settimana della Critica.
Sono invece gli operai di Marghera, cuore meccanico della Laguna di Venezia, appartenenti a oltre 60 nazionalità diverse, gli eroi di Il pianeta in mare di Alberto Segre (fuori concorso). In Effetto Domino (Sconfini) che racconta la riconversione di vecchi alberghi abbandonati in residenze di lusso per ricchi pensionati, Alessandro Rossetto denuncia il «trend globale» che poggia solo sul profitto. Ed è un fenomeno globale, tutto contemporaneo, il peso degli influencer come Chiara Ferragni: la signora Fedez è la superstar del docu Chiara Ferragni Unposted di Elisa Amoruso (sempre Sconfini), uno dei titoli più attesi della Mostra.
Gabriele Salvatores e Francesca Archibugi, fuori concorso, puntano invece sui sentimenti. Tutto il mio folle amore del regista premio Oscar, tratto da una storia vera, racconta il legame fortissimo che esiste tra un padre e suo figlio autistico (Claudio Santamaria e il giovane Giulio Pranno) on the road in Sud America. Di risvegli sentimentali, cadute e abbandoni parla invece Vivere dell'autrice romana, con Micaela Ramazzotti e Adriano Giannini a tu per tu con una ragazza alla pari irlandese. Pietro Marcello, terzo regista italiano in gara al Lido, trasferisce a Napoli il classico Martin Eden di Jack London, protagonista Luca Marinelli nel ruolo di un marinaio che sogna di diventare scrittore e conquista una giovane borghese. Siamo ai primi del Novecento e questo non è il solo film di Venezia pronto ad evocare il passato: Il Varco di Federico Ferrone e Michele Manzolini (Sconfini), ambientato nel 1941, ha per protagonista un soldato italiano inviato sul fronte ucraino mentre il documentario Life as a B-Movie: Piero Vivarelli (Venezia Classici) di Fabrizio Laurenti e Niccolò Vivarelli ricostruisce la vita irrequieta e la filmografia caleidocopica di Piero Vivarelli, regista e paroliere imperversante negli Anni Settanta, ammiratissimo da Quentin Tarantino.
AUTORI
Alle Giornate degli Autori illustra il rapporto tra italiani ed esercito il documentario Scherza coi fanti di Gianfranco Pannone e Ambrogio Sparagna. E se suscita grande attesa il fanta-Vaticano di Paolo Sorrentino che offrirà un'anteprima della serie Sky The New Pope, con i due papi Jude Law e John Malkovich, l'omaggio al passato include Se c'è un'aldila sono fottuto, il docu (Venezia Classici) su Claudio Caligari, di Simone Licola e Fausto Trombetta, che inizia nello studio di Messaggero Tv di via del Tritone, con l'appello del 2014 di Valerio Mastandrea a Martin Scorsese per chiedere al cinema italiano un aiuto per produrre Non essere cattivo, l'ultimo film di Caligari. E poi la celebrazione di Federico Fellini di cui nel 2020 ricorrerà il centenario. Sono dedicati al mago di Rimini sia il documentario di Eugenio Cappuccio Fellini fine mai (Venezia Classici) e Federico Fellini in frames, pillole d'archivio dell'Istituto Luce Cinecittà sulla vita del regista, destinate ad accompagnare la proiezione di molti film. Tanto per ricordare che senza i geni del passato non esisterebbero i maestri del presente.
Gloria Satta
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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