La sua forza sta tutta in quella tutina rossa un tantino effeminata dentro la quale

Venerdì 18 Maggio 2018
La sua forza sta tutta in quella tutina rossa un tantino effeminata dentro la quale cresce, combatte, vive, muore e rinasce un antieroe logorroico, simpaticamente demente e allegramente irriverente come Deeadpool: il mercenario dal volto deturpato dai postumi di una cura anticancro Wade Wilson (Ryan Reynolds) stavolta si ritrova suo malgrado costretto a proteggere un ragazzino mutante e un tantino sovrappeso, nel mirino di un soldato venuto dal futuro (John Brolin) che, come Terminator, vuole sopprimere un potenziale serial killer. Per salvare l'adolescente rabbioso che incenerisce tutto, Deadpool deve mettere su una squadra, la X Force, proprio come gli Avengers o la Justice League, e confidare nella fortuna (la riuscitissima Domino). Non era facile replicare il successo del primo Deadopool con i suoi 780 milioni di dollari incassati per 58 di costo: nell'affrontare il sequel dedicato al supereroe chiacchierone e scanzonato, in quel loop continuo di brillanti dialoghi seguiti da combattimenti sanguinosi a loro volta accompagnati da altri brillanti dialoghi, il regista David Leitch (John Wick e Bionda Atomica) doveva assolutamente inventarsi qualcosa di nuovo. La sceneggiatura, cui ha contribuito lo stesso Reynolds, per certi versi costruisce un personaggio più maturo e consapevole, pronto a misurarsi, sempre a modo suo, su temi impegnativi come la famiglia, il ruolo paterno e le sue responsabilità (eterno tema Marvel), il tutto shakerato in un action non-sense: Wade è lo stesso buffone scurrile e divertente emerso nel 2016, continua a rompere la quarta parete rivolgendosi allo spettatore, con una comicità tutta fisica da slapstick, da cartone animato iperviolento con tanto di smembramenti ed effetti splatter. Meno esplicito sessualmente rispetto al passato, ma sempre pronto a sparare, uccidere, sminuzzare, ferire e colpire gli avversari, il personaggio stavolta lascia posto ad altri antieroi divertentissima l'entrata in scena, con relativa uscita, della X-Force - che aiutano a rigenerare le dinamiche più conosciute. Ciò che però conta, alla fine, è lo scoppiettante e vorticoso gioco di rimandi e di citazioni cinematografiche - a partire dai titoli di testa dedicati a Bond passando per Terminator, X-Men e affini, fino al gran finale post titoli di coda con esilaranti ammiccamenti e parodie dei super eroi di Hollywood, Reynold compreso.
Così, parlando di amicizia, superamento di un lutto, fiducia in se stessi e responsabilità, Deadpool riflette soprattutto su Hollywood, sulla carriera delle persone coinvolte (Dagli stessi che hanno ucciso il cane di John Wick dicono i titoli di testa) e sui fallimenti che distruggono le vite. Rialzarsi è sempre possibile, Deadpool lo dimostra più volte, l'importante è prendersi in giro con ironia.
Chiara Pavan
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