LA STORIA
L'idea alla fin fine era piuttosto semplice: utilizzare il personale

Mercoledì 24 Aprile 2019
LA STORIA
L'idea alla fin fine era piuttosto semplice: utilizzare il personale di Marina non imbarcato per costituire reparti che combattessero a terra. Gli italiani, all'indomani della sconfitta di Caporetto, nell'ottobre 1917, costituiscono il Reggimento Marina, suddiviso in quattro battaglioni: Caorle, Grado, Monfalcone e Golametto (oggi Golometto, sulla riva destra dell'Isonzo, tra Fossalon di Grado e Punta Sdobba). È l'atto di nascita di quello che poi diventerà l'attuale Reggimento San Marco, della Marina Militare. Il nome San Marco viene conferito nel 1919 dalla città di Venezia in segno di riconoscenza per «la salvezza garantita», si leggeva nella motivazione ufficiale del Comune. Ecco perché quest'anno se ne celebra il centenario.
IDEA RUBATA AGLI AUSTRIACI
In realtà un'idea simile l'avevano già avuta gli austriaci che nel settembre 1914 avevano formato il Seebataillon Triest, detto Seebaon Triest, con i marinai degli equipaggi delle unità della KuK Kriegsmarine (Imperiale e regia marina da guerra) alla fonda a Trieste e soprattutto a Pola. Il reparto era stato costituito perché la città era rimasta quasi del tutto sguarnita di truppe dopo la partenza per il fronte galiziano del 97° reggimento, di stanza nel capoluogo giuliano. Dopo il 24 maggio 1915, i marinai austriaci combattono sul Carso, «fino a dove si vede il mare», contro gli italiani. A un certo punto arrivano a essere 10.800, provenienti in buona parte dal Litorale (e quindi molti di lingua italiana), al comando del contrammiraglio Alfred von Koudelka, comandante del distretto marittimo di Trieste, che diviene in tal modo l'unico ammiraglio alla guida di significative forze di terra durante la Prima guerra mondiale.
IL REGGIMENTO MARINA
Non sappiamo se gli italiani avessero o meno in mente tale precedente quando costituiscono il Reggimento Marina, che comunque dall'autunno 1917 contribuisce in modo fondamentale a difendere il Basso Piave e combatte durante le battaglie del Solstizio (giugno 1918) e di Vittorio Veneto (ottobre/novembre 1918). Già in precedenza esisteva il Raggruppamento Marina che riuniva le artiglierie di Marina dell'Alto Adriatico. Dal 1915 operavano con pontoni armati in appoggio delle truppe impegnate sul Carso e dopo la ritirata di Caporetto sono impegnate nella laguna veneta. Da allora a oggi si dipana la lunga e gloriosa storia dei «sanmarchi» che diventano brigata, battaglione, poi di nuovo reggimento.
FANTI DA MAR MAI ESISTITI
In anni recenti sono stati impegnati anche in teatri lontani dal mare, come l'Iraq o l'Afghanistan. Il collegamento dei fanti di Marina (e anche dei Lagunari, che fanno parte dell'Esercito) con la tradizione militare della Serenissima è suggestivo, ma labile. Sgomberiamo subito il campo da un equivoco: i cosiddetti «fanti da mar» non sono mai esistiti. Ovvero, c'erano contingenti di fanteria imbarcata nelle navi veneziane, ma non avevano questo nome. Si chiamavano balestrieri, e poi archibugieri, perché dotati di tale tipo di armamento; gruppi di balestrieri venivano anche imbarcati a bordo delle galee da mercato e delle navi tonde (cocche o caracche), in numero più o meno consistente secondo lo stadio di tensione con i nemici marittimi di Venezia.
Gli armatori tendevano a imbarcarne il meno possibile perché comportavano un costo aggiuntivo. Ai tempi delle galee il combattimento navale riproduceva gli schemi dello scontro di terra: dopo un approccio a distanza (nel medioevo con armi da getto e poi, da quando compaiono, con le artiglierie) i legni si ingaggiavano tra loro, venivano abbordati e quindi conquistati all'arma bianca. Partecipavano alla mischia i balestrieri, o archibugieri, i marinai e pure gli schiavi da remo dell'unità nemica, qualora si fosse riusciti a liberarli. Si contendeva il ponte della nave metro per metro, avanzando lungo la tolda per giungere al castello di poppa che in genere costituiva l'ultimo baluardo, dove si trovava il comandante: impossessatisi di quello, la nave era presa (dopodiché poteva essere data alle fiamme o rimorchiata come preda bellica). Funzionava così più o meno per tutte le marine rinascimentali, fino alla fine del Cinquecento. Alla battaglia di Lepanto partecipa anche Miguel de Cervantes, inquadrato negli archibugieri spagnoli a bordo della galea Marquesa.
L'ARTE DELL'ABBORDAGGIO
L'autore del Don Chisciotte rimane ferito da un colpo di archibugio alla mano sinistra che rimarrà per sempre offesa. I veneziani erano maestri nell'arte dell'abbordaggio. Le forze d'Ercole, ovvero le piramidi umane che tanta ammirazione suscitavano nelle esibizioni carnevalesche, non a caso eseguite dagli arsenalotti, erano in realtà un addestramento alla tecnica per abbordare le navi con murate più alte. Quando si affermano vascelli a vela, il combattimento in mare avviene tra navi e non più tra uomini, ma si continuano a imbarcare reparti di fanteria di marina, utili nel caso di abbordaggi o di sbarchi. Chi ha visto il film Master and Commander ricorderà le giacche rosse dei Royal Marines, altro corpo militare ancora esistente ai nostri giorni.
La Serenissima non aveva nemmeno truppe specificatamente addestrate per gli sbarchi, anche se nella storia della repubblica di sbarchi ce ne sono stati parecchi, da quelli del 1204 a Costantinopoli fino agli sbarchi della campagna di Morea, guidata da Francesco Morosini, dal 1684. Imponente lo sbarco avvenuto al Pireo al tempo chiamato Porto Leone per via del leone che oggi si trova davanti alla porta dell'Arsenale, a Venezia il 21 settembre 1687, quando scendono a terra 9880 uomini e 871 cavalli, oltre a distaccamenti di artiglieria e alle salmerie. Gli uomini di Morosini sbarcano senza incontrare resistenza e si preparano a conquistare Atene, poco più di una settimana dopo.
I COMPITI DI OGGI
Torniamo all'oggi: il Reggimento San Marco è costituito da fucilieri di Marina, truppe da sbarco, ovvero soldati addestrati a prendere terra sotto il fuoco nemico. Il Reggimento lagunari Serenissima appartiene all'Esercito e si tratta di truppe d'assalto anfibie, cioè addestrate a operare in ambienti misti, di terra e acqua. Negli anni della Guerra fredda avevano compiti distinti: offensivi quelli del San Marco, difensivi quelli dei Lagunari. Nel caso di un'invasione da parte delle truppe del Patto di Varsavia, il ruolo dei Lagunari sarebbe stato quello di proteggere le lagune del litorale veneto. Oggi le funzioni sono più sfumate ed entrambi i reparti vengono impiegati nelle missioni all'estero. Ciò che li accomuna è il leone alato nel loro simbolo e il grido di battaglia «San Marco!».
Alessandro Marzo Magno
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