LA STORIA
Ha cominciato a camminare per un voto e non si è più fermata.

Giovedì 6 Dicembre 2018
LA STORIA
Ha cominciato a camminare per un voto e non si è più fermata. Emma Morosini, 95 anni a gennaio, soprannominata la Vagabonda della Madonna ha un palmarès da maratoneta con decine di migliaia di chilometri percorsi per le strade del mondo. Il traguardo è sempre un santuario. È una storia che ha dell'incredibile. Origini poverissime: «Potevo benissimo essere la sorella di Gesù Bambino, ma da me non c'erano bue e asinello». É nata a Castiglione delle Stiviere, paese mantovano con una certa vocazione ad aiutare il prossimo. É qui che nacque Luigi Gonzaga, patrono dei malati di Aids. E sempre qui è nata la Croce Rossa, dopo la battaglia di Solferino, che lasciò sul campo migliaia di soldati agonizzanti. Emma ha fatto della sua vita una missione per il prossimo. Il forte radicamento religioso e la rinuncia al matrimonio («Ma chi poteva sposare una ragazza povera come me?») l'hanno portata a dedicarsi agli altri.
INFERMIERA
Per lei era un piacere assistere i malati e ha continuato a farlo come volontaria fino a 90 anni: «Lei non immagina la gioia che si prova ad aiutare chi soffre». Fin qui tutto normale. Una donna di fede, bigotta si direbbe con tono spregiativo. Ma se è vero, che si diventa anziani solo dopo i 75 anni, per Emma la resurrezione è arrivata a 70. Era stata ricoverata per una peritonite: i medici disperavano di salvarla e l'avevano informata dell'estrema gravità. Lei ha chiesto aiuto alla Madonna ed è guarita. Qualcuno ha parlato di miracolo. Anche i medici sono rimasti sorpresi. Emma meno, sapeva chi ringraziare ed ha chiesto consiglio al parroco sulle modalità per sdebitarsi. Il sacerdote le ha consigliato di andare a Lourdes come pellegrina: vai e bussa alle chiese ti daranno ospitalità. Emma l'ha preso alla lettera ed è partita. Il suo racconto è un incrocio di follia e delirio mistico: «Sono uscita di casa e sono partita. Non avevo nulla, niente ricambi di vestiti, nemmeno un cappello, poche lire e due panini. Contavo sull'aiuto del prossimo. Il primo giorno ho fatto circa 40 chilometri, verso sera ho visto una chiesa e ho fatto come aveva detto il mio parroco: ho bussato».
A PIEDI A LOURDES
Evidentemente non tutti i parroci hanno lo stesso concetto di aiuto del prossimo, come lei spiega senza rancore: «Ho chiesto ospitalità per la notte e qualcosa da mangiare, ma mi ha sbattuto la porta in faccia dicendo che era stufo degli zingari». La pellegrina non si è persa d'animo, era giugno e ha deciso di trascorrere la notte su una panchina. Al mattino, una sorpresa che lei interpreta come uno dei tanti segni della Provvidenza: «Mi sono svegliata avvolta in un plaid e sulla panchina c'erano latte e biscotti». Da quel giorno il cammino di Emma non si è più interrotto. É arrivata a Lourdes in circa un mese, dormendo quasi sempre lungo la strada. Ha persino raccolto un po' di offerte che le sono servite per pagarsi il ritorno, «Il pellegrinaggio è solo in andata», chiarisce.
IN PELLEGRINAGGIO
Sono passati 25 anni da quel primo viaggio ed Emma ha affinato la tecnica e allargato i confini, varcando più volte l'oceano. «Se non c'è di mezzo il mare parto sempre a piedi da casa. Adesso porto un minimo di equipaggiamento e un po' di pane e latte in polvere. Carico tutto su un carretto che trascino con me. Ho un giacchino fosforescente con impressa sulla schiena un'immagine del papa e della Madonna. Così tutti capiscono che sono una pellegrina». Racconta tutto con la massima semplicità seduta nella sua casetta semplice, umile, essenziale. Com'è lei. Una donna minuta, apparentemente fragile, ma con una grandissima forza di volontà. Parla con una vocina da nonnetta delle favole, ma il racconto è estremamente lucido e chiaro. Snocciola l'elenco, quasi un rosario, di santuari che ha visitato: Lourdes, Fatima, il San Sepolcro a Gerusalemme, Czestochowa, Santiago de Compostela, Monterrey in Messico, Aparecida in Brasile, Lujan in Argentina. E naturalmente San Pietro.
CON I GIOVANI
«Ci sono andata per il Giubileo dei giovani. Mi hanno invitata per guidare il gruppo che partiva da Castiglione. Sa, i giovani si stancano in fretta c'è bisogno di qualcuno che li stimoli». Con il tempo Emma è diventata personaggio («Sono stata in televisione, anche da Maurizio Costanzo»), recentemente le sue scarpe sono state esposte al Santo di Padova nella mostra dedicata ai grandi camminatori, realizzata da Antonio Gregolin. Con la notorietà ha trovato chi la sostiene per i viaggi più costosi. «C'è una donna, un avvocato di Bergamo che vuole restare anonima, che mi paga tutti i biglietti aerei». In tanti anni on the road non sono mancati i momenti difficili che Emma, come racconta sorridendo, ha sempre superato con l'aiuto della Provvidenza. «In Bulgaria sono stata assalita da una banda di ragazzini, che volevano i miei soldi. Mi hanno strappato i vestiti per vedere dov'erano nascosti, ma non hanno trovato niente. Stavano per colpirmi con una pietra in testa, ma in quel momento è spuntata una macchina della polizia e sono scappati. I soldi erano nascosti dentro le scarpe». Poteva andare peggio in Brasile: «Lì il pericolo sono i camioneros. Se vedono una donna sola le saltano addosso. Non importa che sia vecchia. Ci hanno provato anche con me. Uno si è fermato è mi ha preso per il collo, voleva caricarmi sul camion. Per fortuna è arrivato un altro camionero che voleva rubargli la preda. Si sono messi a litigare e sono riuscita a scappare». Ma l'avventura più bella l'ha avuta in Argentina. Sembra una favola. «Volevo raggiungere il santuario di Lujan, ma era ad appena 70 chilometri dall'aeroporto di Buenos Aires, mi sembrava troppo poco per un pellegrinaggio. Allora ho preso un aereo di per San Miguel de Tucùman che dista 1400 chilometri dal santuario. Mi sono messa in marcia con il mio carretto, ma dopo poco sono stata fermata dalla polizia. Quando ho spiegato che ero arrivata dall'Italia per andare a Lujan, ma che ho preferito allungare il cammino di 1330 chilometri mi hanno presa per matta. Non riuscivano a credere che una donna di 91 anni facesse un simile viaggio. Pensavano che non fossi a posto con la testa. Ho chiesto di parlare con il console italiano e gli ho spiegato tutto». Papa Francesco, informato di quanto accadeva nella sua Argentina, l'ha invitata in Vaticano. «Il Papa ha voluto conoscermi - dice commossa Emma, indicando la grande foto che la ritrae con Francesco - Mi ha abbracciato e mi ha detto: campiona». Emma non dice altro, sorride. Gli occhi di questa donnetta brillano di gioia. Sul volto la serenità di una vita fatta di niente, ma colma d'amore per il prossimo. Forse si dice felicità.
Vittorio Pierobon
(vittorio.pierobon@libero.it)
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