LA STORIA
George Clooney racconta la storia del vescovo Juan José Gerardi

Venerdì 4 Dicembre 2020
LA STORIA
George Clooney racconta la storia del vescovo Juan José Gerardi Conedera, classe 1922 e di origini bellunesi, che in Guatemala dichiarò guerra alle violazioni dei diritti umani. Un'azione di grande umanità e coraggio, quella del religioso, che in quei martoriati anni 80-90 del secolo scorso pestò i piedi a più di una persona che mai gliela perdonò. Da qua la decisione di farlo fuori, brutalmente, il 26 aprile 1998. Le vicende dell'«eroe degli ultimi» non devono essere passate inosservate agli occhi del noto attore, regista, sceneggiatore, produttore cinematografico e imprenditore statunitense. Attraverso la HBO Max, servizio streaming di video on demand, il 16 dicembre alle 21 trasmetterà il docufilm The art of political murder-L'arte dell'omicidio politico.
LE ORIGINI
«Monsignor Conedera è un eroe bellunese», afferma Oscar De Bona, alla guida dell'Associazione bellunesi nel mondo che più di una ricerca ha dedicato al prelato. «Nacque il 27 dicembre 1922 a Città del Guatemala - ripercorre la storia del vescovo il presidente - da una coppia di contadini di Taibon Agordino giunta dall'altra parte dell'oceano nel 1879. Nel 1946 divenne sacerdote. La sua opera religiosa fu sempre mirata all'aiuto degli ultimi: i poveri, gli indios, la gente delle campagne». E il suo spirito era chiaro: «Se il povero rimane fuori della nostra vita, allora forse anche Gesù è fuori della nostra vita». Nel 1967 - prosegue De Bona - venne nominato vescovo di Verapaz e nel 1974 assunse l'incarico di reggente del Quiché, una regione all'epoca martoriata dalla guerra civile che per quasi quarant'anni, tra il 1960 e il 1996, devastò il Guatemala. Erano gli anni in cui centinaia di catechisti, dirigenti delle comunità cristiane e contadini, quasi tutti maya, venivano assassinati brutalmente. Lo stesso Conedera nel 1980 fu bersaglio di un attentato dal quale riuscì a salvarsi.
UOMO CORAGGIOSO
Sempre in quell'anno, dopo che 39 persone erano state uccise davanti all'Ambasciata di Spagna perché manifestavano contro la violazione dei diritti umani nel Quiché, il vescovo denunciò pubblicamente la gerarchia militare. In risposta, gli fu impedito di rientrare in Guatemala, dopo un viaggio a Roma, fino al 1982. Trovò asilo politico in Cile. «Come fondatore dell'Ufficio dei diritti umani dell'Arcivescovado - sottolinea il presidente dell'Abm - coordinò un vastissimo progetto di memoria raccogliendo migliaia di testimonianze tra i civili - per lo più indigeni, vittime di sistematiche violazioni da parte dell'esercito e dei gruppi paramilitari legati al regime nel corso del conflitto interno. Dall'inchiesta, cominciata nel 1988, scaturì un rapporto in grado di documentare oltre 55mila casi di violenze, torture, sparizioni, mutilazioni, massacri e stupri. Nunca màs (Mai più), si intitolava, e venne reso pubblico il 24 aprile 1998. Due giorni dopo Conedera, il vescovo della verità, venne fatto tacere per sempre, assassinato in maniera talmente barbara che il cadavere poté essere riconosciuto solo attraverso l'anello episcopale. Tre degli esecutori materiali del delitto furono individuati. Il volto dei mandanti, invece, è ancora avvolto nelle nebbie di depistaggi e omertà istituzionale». Alla figura di Juan José Conedera rende omaggio il MiM Belluno - Museo interattivo delle Migrazioni, nella nuova area espositiva inaugurata lo scorso fine ottobre.
IL FILMATO
Ma ora a ricordare la profonda forza d'animo del taibonèr ci pensa anche un documentario statunitense, della HBO Max del divo di Hollywood George Clooney che in questo caso riveste il ruolo di produttore esecutivo. The art of political murder è diretto da Paul Taylor e verrà trasmesso mercoledì 16 dicembre alle 21. L'opera ha una durata di un'ora e mezzo vuole far emergere la controversia che circonda l'omicidio di monsignor Juan José Conedera, cercando di riaprire le ferite che sono a malapena guarite in Guatemala. «Basato sull'omonimo libro di Francisco Goldman - anticipa l'Abm - il docufilm racconta la storia dell'omicidio, nel 1998, dell'attivista per i diritti umani Juan José Conedera e di come ha sbalordito un paese devastato da decenni di violenza politica. Appena due giorni dopo aver presentato un rapporto schiacciante che accusava le atrocità della guerra civile, Conedera è stato trovato morto nella sua casa. Il documentario, poi, evidenzia il lavoro del team di giovani investigatori che si occuparono del caso e iniziarono a portare alla luce una rete di cospirazione e corruzione, intrecciando i più alti livelli di governo».
I COLPEVOLI
Dopo un processo durato 10 anni, nel corso dei quali scomparvero diversi testimoni e un imputato, e alcuni giudici fuggirono all'estero, nel 2008 arrivò la sentenza: 20 anni di carcere per il colonnello comandante della base militare del Dipartimento di Quiché, per suo figlio (capitano nella stessa base) e per un sacerdote ex collaboratore del vescovo, considerato il basista. Ma per la fine della guerra civile si dovette aspettare il 1996: il 29 dicembre di quell'anno il governo guatemalteco e la guerriglia marxista siglarono il trattato di pace che poneva fine a eventi bellici che duravano dal 1960. La guerra costò al paese 250 mila morti, 50 mila desaparecidos e un milione di rifugiati interni. Álvaro Arzú, il presidente che sottoscrisse la deposizione delle armi, commentò: «È stata una guerra fredda cui noi abbiamo pagato tributo di morti calde». Tra queste quella del battagliero monsignor Conedera, dalle origini umili che proprio negli ultimi ha sempre visto le ragioni del suo mandato episcopale. Una presa di posizione così forte da scontentare più di una persona, a tal punto da essere ucciso. Una pagina della storia del Sudamerica su cui George Clooney ha voluto accendere i riflettori e riportarla all'attenzione, dopo 22 anni, del grande pubblico.
Raffaella Gabrieli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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