LA STORIA
A 38 anni guarda negli occhi il suo osservatore con piglio fiero e

Venerdì 17 Novembre 2017
LA STORIA
A 38 anni guarda negli occhi il suo osservatore con piglio fiero e vivace. I capelli sono corti, pochi ma ancora rossicci, come la barba. Addosso una toga elegante e sobria, da docente affermato nell'ambiente intellettuale dell'epoca. Più di trent'anni dopo cambia tutto: il tempo non è passato solo segnando il viso di rughe. Lo sguardo adesso è rivolto verso l'alto, alle scoperte celesti, le ciocche ormai grigie sono lunghe e un po' incolte, la fronte esprime la concentrazione del pensiero. È il passaggio dalla consapevolezza al mito, dall'autorevolezza alla genialità. I due volti che incorniciano la straordinaria parabola umana e scientifica di Galileo Galilei saranno per la prima volta a confronto a Padova, a definire una personalità tanto complessa quanto affascinante che ha attraversato la storia dell'umanità negli ultimi quattrocento anni disseminando un sapere ancora ineguagliato.
RITRATTO INEDITO
Il ritratto giovanile è un assoluto inedito, scovato all'estero quattro anni fa da Alberto Bruschi, nobiluomo fiorentino, celebre antiquario e infaticabile collezionista. «Appena l'ho visto, mi è subito piaciuto - racconta - ma non ho pensato fosse il famoso dipinto citato da fonti storiche e ritenuto perduto. Poi l'ho fatto ripulire a mia figlia Camilla, che è restauratrice. E da lì sono incominciate le sorprese». Un destino lega Bruschi a Galileo. Nel 2009 salì alla ribalta per aver acquistato a un'asta l'urna con due dita e un molare del grande scienziato («pensi, gli erano rimasti in bocca solo quattro denti»), prelevati dalla salma durante la traslazione del 1737 nella Basilica di Santa Croce a Firenze sotto l'egida di Gian Gastone de' Medici e ora custoditi al Museo della Scienza di Firenze intitolato al genio pisano. Una vertebra, donata all'Università da un suo studente, è invece a Padova, all'ingresso dell'aula magna insieme alla cattedra dalla quale Galileo insegnò per «li diciotto migliori anni di tutta la mia età».
IN MOSTRA
Ma che dipinto è? Dopo analisi storiche e tecniche, è praticamente certo che sia attribuibile a Santi di Tito, un riformatore della pittura fiorentina. Della sua esistenza dà notizia il senatore Giovanni Battista Clemente Nelli, che lo conservava in biblioteca. Nel 1793, nella sua biografia Vita e commercio letterario di Galileo Galilei, scrive: «Santi di Tito l'effigiò nel 1601, in un piccolo quadro in età di anni trentotto». Dopo gli oscuri passaggi nel mondo del collezionismo, è ora ricomparso e aprirà la mostra Rivoluzione Galileo. L'arte incontra la scienza, che si inaugura domani al Palazzo del Monte di Pietà, voluta dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, una ricchissima esposizione che in duecento opere provenienti da collezioni italiane e straniere racconterà la straordinarietà di Galileo, una pietra miliare non solo per aver fondato la moderna ricerca scientifica.
L'ICONOGRAFIA GALILEIANA
A chiudere la rassegna sarà il ritratto senile, una versione del celeberrimo Galileo di Justus Sustermans del 1635 (non prestato dalla Galleria degli Uffizi), anch'esso appartenente alla collezione Bruschi. È Federico Tognoni, studioso dell'iconografia galileiana, ad aver analizzato il Galileo degli anni della fama non ancora diventata celebrazione. «Dalla fine del Settecento, dopo la morte di Nelli, si erano perse le tracce del dipinto. È un'opera importantissima, è uno dei più antichi ritratti di cui le fonti serbano memoria. Ci restituisce un Galileo giovane, colto in un momento della sua vita prima di diventare un genio acclamato. Nell'approccio diretto, non intellettualistico, emerge la sua dimensione di uomo oltre che di docente». Tutta un'altra storia rispetto a Sustermans. «Il ritratto più tardo ci presenta un sapiente di origine vetero-testamentaria, Galileo è ormai diventato il veggente della volta celeste».
I DUBBI NON MANCANO
Qualche dubbio sull'attribuzione resta ancora. Nella ripulitura è emersa la scritta in latino Galileo Galilei scopritore di nuovi mondi, che farebbe riferimento al Sidereus Nuncius pubblicato solo nel 1610. Ma Tognoni ha già risolto l'enigma. «La mia ipotesi è che il quadro sia stato ripreso in mano, o finito, dal figlio di Santi di Tito, Tiberio Titi, che alla morte del padre portò avanti la bottega. Con lui Galileo mantenne stretti rapporti e lo stimava moltissimo». Ma il ritratto non racconta solo il volto di Galileo, ma anche il suo ruolo a Firenze. «È senza dubbio una precoce testimonianza della sua capacità di intessere relazioni. Dimostra l'interesse che già suscitava come studioso e la sua centralità nel cenacolo culturale e artistico della cerchia medicea».
OPERA-RIVELAZIONE
Insomma, un'opera-rivelazione entrata a far parte della mostra padovana grazie a Giovanni Carlo Federico Villa, curatore insieme a Stepan Weppelmann. «L'esposizione avrà un respiro internazionale, e a visitarla saranno studiosi, esperti e appassionati. È fondamentale presentarla al pubblico, anche per suscitare un dibattito che può portare ulteriori elementi a favore del ritrovamento del dipinto ormai ritenuto definitivamente perduto». E Galileo, a inizio carriera, «è ancora privo di quell'aura mitica che gli donerà Sustermans, qui figura autentico e intensamente umano». Sarà proprio Padova a consacrarlo genio, con le scoperte fatte dalla casa in centro grazie al cannocchiale da lui inventato.
GALILEO A TUTTO TONDO
Il ritratto non poteva mancare in un allestimento tutto da ammirare, ad alto tasso scenografico. Tra opere d'arte (dalle Sei fasi lunari, gli strepitosi acquerelli dello stesso Galileo, alle opere contemporanee fino al cosmo galleggiante di Anish Kapoor), strumenti scientifici, video, film e persino fumetti, la rivoluzione non passerà solo per le scoperte, la ricerca, la musica, la letteratura, la critica d'arte, tutti aspetti della multiforme personalità galileiana. In mostra anche il Galileo uomo con le sue debolezze: la bella vita, gli affari a volte un po' spregiudicati ma fruttuosi, la passione per il vino dei Colli Euganei e le donne giovani. Un mondo tutto da esplorare oltre i libri di scuola, a partire dal ricomparso scienziato trentottenne che poi tornerà a casa Bruschi.
Maria Grazia Bocci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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