«La specialità e la separazione non si contraddicono»

Giovedì 21 Novembre 2019
REFERENDUM
VENEZIA «Ringraziamo il patriarca, ma ricordiamo che specialità e separazione amministrativa per l'autonomia non sono in contraddizione». Così i comitati di Venezia per il Sì commentano le dichiarazioni di monsignor Moraglia che a Padova, in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico della Facoltà Teologica del Triveneto ha detto: «Quando chiedo uno statuto speciale per Venezia non chiedo autonomia o separazione, ma di riconoscere che Venezia è una realtà diversa rispetto alle altre», frase da alcuni interpretata come una presa di posizione a pochi giorni dal referendum. «Apprezziamo l'intervento del patriarca sullo statuto speciale per Venezia. È una lotta che come comitati per il Sì al Comune autonomo di Venezia stiamo facendo da anni. Ma, senza il Comune autonomo di Venezia, la strada è impraticabile», affermano Gian Angelo Bellati del Movimento per l'autonomia di Venezia, Marco Gasparinetti del Gruppo XXV aprile, Marco Sitran di Venezia e Mestre Due Grandi Città e Giorgio Suppiej dell'associazione civica Venezia Serenissima. «Una vera specialità non è mai stata riconosciuta a Venezia. come non lo può essere oggi perché il grande comune unico impedisce che tale specialità sia definita in maniera precisa sostengono i quattro Venezia non ha una sua Amministrazione, un'entità amministrativa di base che si chiama Comune, soggetto ben definito, titolare di personalità giuridica. Come si può pensare che sia data una specialità al quartiere di una grande Città normale, come tante altre in Veneto, in Italia e in Europa che si chiama Mestre?». Gli autonomisti rilanciano: «C'è chi ritiene che non esiste la possibilità di uno Statuto speciale per Venezia insulare, anche se ben sanno che in Italia ci sono province e regioni speciali per la Costituzione. E a livello europeo esistono numerosi casi, ad esempio alcune isole, in forza di norme precise che fanno parte del pacchetto di deroghe nell'ambito della normativa sugli aiuti di stato che prevedono questa possibilità, in particolare l'art.107 del Trattato di Lisbona. Molti di noi hanno approfondito il tema con le Istituzioni europee, ma la domanda che ci viene posta è sempre la stessa: se non siete Comune, come fate a differenziare la specialità a livello di quartiere?». Concludono Bellati, Gasparinetti, Sitran e Suppiej: «Senza specialità, Venezia è condannata. Avere 45 Comuni uniti dalla Città metropolitana invece degli attuali 44 è una cosa così difficile? Non significa attuare la sussidiarietà, tanto auspicata dalla Chiesa?»
Alvise Sperandio
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