«La matematica dei rami è il frutto di un lungo e appassionante lavoro

Venerdì 9 Aprile 2021
«La matematica dei rami è il frutto di un lungo e appassionante lavoro insieme alla Magical Mystery Band»: Max Gazzè (nella foto) presenta così il suo nuovo progetto discografico, in uscita oggi per Virgin Records/Universal Music.
Un disco, che arriva dopo la partecipazione all'ultimo festival di Sanremo e dopo le sperimentazioni tra sintetizzatori e orchestra di Alchemaya, nato e cresciuto in mesi di condivisione con i musicisti della MMB (ovvero Daniele Silvestri - amici da sempre e con alle spalle già il progetto con anche Niccolò Fabi del 2013 -, Fabio Rondanini, Gabriele Lazzarotti, Duilio Galioto, Daniele Fiaschi e Daniele «il Mafio» Tortora che hanno prodotto l'album con lo stesso Gazzè e lo hanno anche accompagnato sul palco dell'Ariston nella serata dei duetti).
Il titolo prende spunto da un verso di una delle canzoni (Figlia, cantata con Silvestri), «ma è anche un bellissimo studio di Leonardo - spiega Gazzè - in cui lo scienziato analizza l'equilibrio solo apparentemente caotico dei rami che permettono all'albero di crescere e resistere alle intemperie. Ma i rami siamo anche noi, ci siamo ramificati uno all'altro. C'è stata una bella alchimia, perché gli incastri dell'anima sono alchemici».
La mano di Gazzè (e di suo fratello) nella scrittura si sente, con testi arguti e profondi che affondano la lama spesso nel sociale per parlare di crescita («Un'altra adolescenza»), disturbi emotivi («Il vero amore»), solitudine («Le casalinghe di Shanghai»), amore nelle sue varie declinazioni («Figlia», «Attraverso»), riflessioni su se stessi («Autoanalisi», «Animale Guida») o sulla vita («Considerando»), sull'oggi («Il Farmacista», presentata al Festival). A completare il quadro anche «Del Mondo», il brano dei CSI scelto per la serata delle cover a Sanremo che celebra la collaborazione di Max con la band a inizio carriera.
«Fare musica insieme era ancora più importante ora - sottolinea Daniele Silvestri -, oltre che un privilegio. Anche una risposta alla pandemia che ci ha rinchiusi nelle nostre stanze. La tecnologia invoglia a fare da soli, ma se la musica diventa solo quello non è bene».
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