La Fenice e la ditata di Rossini

Giovedì 11 Ottobre 2018
La Fenice e la ditata di Rossini
L'AUTOGRAFO
Due semplici impronte di inchiostro sul pentagramma che sprigionano fascino antico e trasudano talento. Ad imprimerle sullo spartito Gioachino Rossini intento a comporre la partitura di Semiramide. Fogli su fogli, sparpagliati a terra nel fervore creativo, che inizialmente non portavano nè titolo, nè nome del compositore. La nota che ne attesta l'autenticità è di trent'anni dopo quando il compositore marchigiano era già a Parigi. «Attesto io sottoscritto essere questo l'autografo originale della mia opera Semiramide, G. Rossini, Parigi 5 marzo 1864»: la postilla che toglie ogni dubbio e dimostra come la Semiramide composta per il Teatro La Fenice, dove debuttò il 3 febbraio del 1823, sia autografa, così come sono originali le due impronte di inchiostro che, nonostante il trascorre di quasi duecento anni, si svelano nitide anche grazie ad un recente restauro. Ora il manoscritto, custodito nell'Archivio storico della Fenice, sarà in mostra dal 17 al 28 ottobre nella Sala Ammannati del teatro lirico veneziano. L'esposizione della partitura autografa e un nuovo allestimento della Semiramide, firmato dalla regista Cecilia Ligorio, in scena il 19 ottobre (con quattro repliche dal 21 al 27 ottobre), sono gli eventi veneziani dedicati a Rossini nel 150esimo anniversario della morte.
LA MOSTRA
Semiramide, tratta da un lavoro di Voltaire con libretto di Gaetano Rossi, è l'ultimo dei capolavori scritti da Rossini per i teatri italiani. L'autografo, restaurato per l'occasione con il contributo di Assicurazioni Generali, sarà il protagonista della piccola, ma significativa, mostra alla Fenice che contiene esclusivi documenti che dimostrano il particolare rapporto tra Rossini e La Fenice. Già il contratto presenta particolarità: è a nome del musicista per una nuova opera, e anche della moglie, la soprano Isabella Colbran, che deve impegnarsi per cinquanta recite. Per entrambi il compenso è di 26mila lira italiane in quattro rate. Inoltre impegnava il compositore a lasciare lo spartito di tutta e sola proprietà dell'impresa cioè del teatro. Cosa non usuale, come evidenzia lo studioso di Semiramide Franco Rossi, in una Venezia sotto il dominio austriaco.
IL LEGAME
Ma l'autografo è il bandolo che consente di srotolare una matassa che dimostra come la vita del compositore pesarese si intrecci a doppio filo con Venezia. La ricostruzione filologica ha permesso di ritrovare nell'Archivio storico, un carteggio che attesta che i coniugi Rossini abitarono a Venezia. Un atto che impegnava l'amministrazione de La Fenice a pagare, sette franchi o lire italiane al giorno per l'affitto di un casino con cucina per uso dei coniugi Rossini in contrada Santa Maria Zobenigo in corte Luisella. Un soggiorno durato dal 19 marzo del 1822 al 19 marzo del 1823.
Raffaella Ianuale
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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