La favorita incassa i premi cinema italiano a mani vuote

Domenica 8 Dicembre 2019
La favorita incassa i premi cinema italiano a mani vuote
CINEMA
Non è andata per niente bene, stavolta nemmeno il premio di consolazione, come avvenne l'anno scorso con Marcello Fonte, che fu il miglior attore europeo con il film di Matteo Garrone Dogman. Dalla serata di Berlino per la 37esima edizione degli Efa, che sono un po' gli Oscar europei, l'Italia torna a casa a mani vuote. Niente a Bellocchio, che pure si era presentato con 4 candidature con Il traditore (film, regia, sceneggiatura, attore con Pierfrancesco Favino, nei panni del pentito Buscetta), e nemmeno un sorriso nella categoria dei documentari, dove si partiva con ben 2 possibilità (Selfie e La scomparsa di mia madre) su 5 candidati. L'Europa forse ci apprezza, ma mai al punto da glorificare il nostro cinema. E con ogni probabilità ha ragione.
Accantonata questa delusione, c'è da segnalare l'esagerato trionfo di La favorita, produzione internazionale del greco Yorgos Lanthimos, regista spesso scostante e irritante, ma qui ben saldo sulle linee di un commedia regale, alla corte inglese, che ha battuto, anche come regista colleghi ben più quotati alla vigilia, non solo Bellocchio, ma anche Almodovar, oltre al Polanski passato tra mille recenti tempeste. La favorita, che ricordiamo vinse premi a Venezia, ai Golden e agli Oscar, qui trova troppa grazia, soprattutto con l'accoppiata come miglior film e miglior regia, più una buona quantità di premi tecnici, che hanno sbaragliato la concorrenza. Insomma nessuno obietta si tratti di un film riuscito, certo farlo dominatore dell'Europa è un segnale che spesso le giurie si soffermano sui film più distribuiti e visti, come in questo caso.
D'altronde anche altri premi sembrano la fotocopia di riconoscimenti ottenuti ai festival più prestigiosi: la miglior sceneggiatura a Ritratto della giovane in fiamme di Céline Sciamma (bis di Cannes) sembra confermare un riconoscimento sbagliato a un buonissimo film, tra pochi giorni sugli schermi italiani; più corretto il bis di Antonio Banderas, straordinario interprete di Dolor y gloria di Pedro Almodovar, pur battendo l'ottimo Favino; e sempre restando dalle parti di La favorita ecco anche il premio bis di Venezia a Olivia Colman, regina incontestabile della scena. Momenti di grande emozioni sono stati quelli dedicati ai due premi alla carriera. Werner Herzog è stato premiato dal connazionale Wim Wenders, che degli Efa è presidente da oltre vent'anni, una coppia nata negli anni '70 con il nuovo cinema tedesco, che i due hanno opportunamente ricordato, con un discorso finale sulla pace che ha acceso i cuori. E anche Juliette Binoche, premiata per il contributo artistico, ha scelto nel suo discorso i toni dell'oggi, su come negativamente sta cambiando il mondo, con l'aria che tira, sperando che l'arte serva ad aprire occhi e orecchie. Si chiude il sipario con un film dominatore e un Paese ancora una volta forse deluso, per aspettative andate vane. Meditare, al solito, non farebbe male.
Adriano De Grandis
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci