La fabbrica dei sogni vista dietro le quinte

Mercoledì 12 Agosto 2020
CINEMA
C'è chi pensa che la vera nebbia padana si possa spazzare via usando un ventilatore XXL come credeva un produttore della Paramount sul set di Sognavo l'Africa; oppure chi insiste per incontrare un regista cult come Lucas alle prese con i prequel di Star Wars alla Reggia di Caserta e poi lo saluta chiamandolo mister Spielberg. Oppure c'è chi si preoccupa per il moto ondoso in laguna davanti agli inseguimenti troppo veloci in barca, e spinge il Comune a intervenire. Sarà anche vero che il cinema è magia, ma vallo a spiegare a chi il cinema lo fa, concretamente sul campo, muovendo uomini e mezzi, scegliendo location e comparse, costruendo mondi nuovi in luoghi improbabili o inaspettati, bloccando strade o città, chiedendo permessi e autorizzazioni, dialogando con amministrazioni, cittadini, associazioni, negozianti e categorie produttive.
IL PERSONAGGIO
«Una faticaccia, ma è anche molto, molto divertente». Il veneziano Guido Cerasuolo è un treno in corsa, in barba al lockdown che per mesi ha bloccato le attività della sua società di produzione Mestiere Cinema fondata nel 1986 con gli amici d'infanzia Massimo Monico ed Enrico Ballarin. In questi giorni «finalmente qualcosa si muove, tutti vogliono ricominciare, c'è fermento» e Cesaruolo è atterrato in Sicilia per occuparsi del nuovo film di Joe Wright, un Cyrano ambientato nelle città barocche tanto care al commissario Montalbano: «La geografia dipende dalla storia, stiamo scegliendo le location più adatte. Un bel progetto che ci impegnerà per qualche mese».
Nel frattempo, Mestiere Cinema è al lavoro anche nel Sud Tirolo a fianco di una società tedesca per una serie tv ambientata in Val Pusteria. La quarantena dei mesi scorsi, tuttavia, ha bloccato un ramo importante dell'azienda veneziana, la R&ent nata nel 2007, dedicata soprattutto ai grandi eventi, le mega feste per vip e reali costruite e realizzate ovunque vengano richieste, da New Delhi a Montreaux passando per New York o Londra, «e come event planner siamo tra i primi cinque al mondo» precisa orgoglioso. Nel magazzino di 15mila metri quadrati di Quarto d'Altino si nasconde un mondo magico popolato di lune, stelle, foreste e deserti, «universi incredibili che si aprono alla bisogna spiega Cerasuolo questa società è nata proprio per da vita ai sogni. Cose speciali di cui non amiamo parlare molto, anche perchè riguardano personalità conosciute che tengono alla loro privacy». Come George Clooney a Venezia in occasione delle sue nozze («ha voluto una cosa sobria ed elegante, niente stravaganze») i Casiraghi sul Lago Maggiore, e poi magnati indiani o arabi.
Nel 2010 Cerasuolo & soci si occuparono di un mega matrimonio indiano durato giorni, ospiti Shakira, i Gotan Project, il Cirque du Soleil. Ma immaginare e creare questi grandi eventi è come girare un film, «serve un'idea forte da giocare con la fantasia, proprio come quando pensi un film, magari puntando sugli opposti spiega Cerasuolo se sei nel deserto capovolgi il tema e vai sull'acqua, se sei in città, come ci è capitato a New York, ricrei una grande foresta illuminata da una luna gigantesca. L'importante è stupire, come accade con il cinema».
Stravaganze?
«Ci sono spesso, sì, fa parte del gioco, soprattutto nell'ambiente dei magnati arabi o indiani: l'importanza di questi eventi segna le loro relazioni di lavoro». Per ora, tuttavia, il coronavirus pare abbia spento la voglia di festeggiare e il magazzino magico resta ancora off limits in attesa di tempi migliori.
LE RIPRESE
Il cinema, invece, ha voglia di reagire. E il lavoro che si muove in Sicilia e nel Sud Tirolo lo conferma. D'altra parte Mestiere Cinema è ormai un'istituzione di rilievo, e non soltanto in Italia: negli ultimi anni ha lavorato come line producer per kolossal internazionali come i tre episodi della nuova trilogia di Guerre Stellari di Lucas, The italian Job di Gary Gray, il Gladiatore di Ridley Scott, Sognando l'Africa di Hugh Hudson, la saga dei giovani vampiri di Twilight senza scordare il ruolo importante di Cerasuolo nella squadra di 007 in Casinò Royale e Quantum of solace. E poi le serie per la tv tedesca con il Commissario Brunetti ispirato ai romanzi di Donna Leon a Venezia, i set per la soap Beautiful in laguna e sul lago di Garda, Young Indiana Jones del 1996 sempre tra calli e campielli, Doctor Who del 2007.
Con Casanova, poi, Mestiere Cinema ha lavorato sin dal 1987: dapprima con il film di Simon Langton con Richard Chamberlain e Faye Dunaway, poi con il tvmovie del 2015 di Jean Pierre Jeunet e infine nel kolossal di Lasse Hallstrom con Heath Ledger nel 2005.
L'INIZIO
E dire che tutto è iniziato quasi per caso, assecondando il sogno di tre bambini del Lido, amici d'infanzia decisi a fare cinema da grandi. «Io che sono il più vecchio dei tre sospira Cerasuolo, 62 anni - mi sono tirato dietro gli altri (Massimo Monico ed Enrico Ballarin) e siamo partiti. Così abbiamo cominciato subito a organizzare piccole produzioni, poi le piccole produzioni sono diventante più grandi. All'inizio volevamo fare noi il cinema, e qualcosa l'abbiamo anche girato. Ma cominciando a lavorare come service per i film internazionali, abbiamo capito che potevamo giocare in serie A. E negli anni 90 siamo passati alle Olimpiadi: Lucas, le Guerre Stellari, Ridley Scott, i telefim...». Come conferma anche il saggio Veneto 2000: il cinema a cura di Costa, Lavarone e Polato (Marsilio), «lavorando per compagnie come Fox, Warner, Lucas Film, Paramount in film come Star Wars, Quantum of Solace, Gladiator, Mestiere Cinema ha tenuto vive, anche in assenza di una produzione cinematografica veneta propriamente detta, le professioni tecniche connesse alla produzione esecutiva e le reazioni con l'industria cinematografica internazionale».
IL SALTO
Il grande salto, ricorda Cerasuolo, lo deve al suo territorio, al Veneto amato da Hemingway nel suo diario In amore e in guerra ambientato sul Piave durante la prima guerra mondiale che Robert Attemborough decide di adattare per il grande schermo nel 1996 con una giovane Sandra Bullock: «È stato bellissimo lavorare con lui osserva Cearsuolo un film divertente e bello da fare, meno riuscito poi da vedere, ma ci siamo divertiti come pazzi nel costruirlo, ci siamo scatenati: abbiamo creato le trincee, siamo andati sul Piave, abbiamo ribaltato Vittorio Veneto e Serravalle, rifatto selciati, spostato cannoni e cavalli, piantato tende da campo. Era l'epopea della prima guerra mondiale. Quello è stato l'inizio della nostra avventura da adulti, poi sono arrivati altri 15 anni tirati di grandissimo lavoro».
E di tantissimi ricordi, anche divertenti. «Ma le cose che fanno ridere, per la maggior parte dei casi, nascono da momenti che per noi sono .. tragici». Come la scena tra i filari di pioppi nella nebbia per Sognavo l'Africa di Hugh Hudson, col boss della Paramount che intima attivate i ventilatori. O gli inseguimenti in laguna per The Italian Job, con i vigili che sequestrano le barche anche se ogni ripresa, con tanto di permessi e autorizzazioni, era stata concordata con loro, «un incubo. Ci siamo quasi ammalati alle coronarie. Come dire: devi girare una sparatoria e ti arrestano perchè stai sparando». E come dimenticare il colonnello all'aeroporto di Napoli che facilita in tempi rapidi il carico del set di Star Wars chiedendo in cambio di poter stringere la mano al regista, chiamandolo poi Mr Spielberg? «Ho sudato freddo». Molto meglio per Casino Royale con Daniel Craig al debutto nei panni di James Bond, in gran parte girato a Venezia, tra piazza San Marco, Santa Margherita, le Zattere e Campo San Barnaba fino al Conservatorio Marcello. Giorni intensissimi in cui Cerasuolo correva come una trottola impazzita per Venezia, ma «Martin Campbell è un regista molto pratico, che sa quello che vuole: quando lavori con gente così, tutto è più facile».
Chiara Pavan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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