LA CELEBRAZIONE
Era il 1944 a Versutta, un paesino nella campagna friulana, un

Domenica 16 Febbraio 2020
LA CELEBRAZIONE Era il 1944 a Versutta, un paesino nella campagna friulana, un
LA CELEBRAZIONE
Era il 1944 a Versutta, un paesino nella campagna friulana, un borgo isolato persino dalla vicina Casarsa. Fino ai sei anni qui si parlava solo ed esclusivamente friulano, e questa era la lingua autentica, quella semplice e diretta. L'italiano arrivava solo sui banchi della prima elementare e dava il via così all'istruzione vera e propria. In quell'anno così difficile per l'Italia, post armistizio nel pieno della guerra civile, le scuole vennero chiuse interrompendo gli studi.
NEL CUORE DEL FRIULI
A Versuta (questo il nome del borgo in friulano occidentale) arriva «quest'uomo e con lui tutto cambia. Era arrivato Pier Paolo, che aveva lasciato Casarsa dove abitava con la madre vicino alla stazione dei treni, un punto a rischio in caso di bombardamenti» racconta Giuseppe Bertolin originario di Versuta, nato nel 1935. All'epoca aveva nove anni, lo chiamavano tutti il Nini, il piccoletto del gruppo e il più giovane membro dell'Academiuta di Lenga Furlana. L'Academiuta venne fondata il 18 febbraio del 1945 da Pasolini con un gruppo di letterati e suoi studenti, immortalati in uno scatto del fotografo Elio Ciol.
L'EVENTO
A 75 anni di distanza, martedì 18 febbraio alle 17.30 ne verrà celebrato l'anniversario di fondazione con una cerimonia nel Palazzo comunale di Casarsa a cura del Centro culturale Pasolini, con gli interventi di Piero Colussi (presidente del Centro), e gli studiosi Francesco Zambon, Francesca Cadel e Rienzo Pellegrini, con la partecipazione di Elio Ciol e Giuseppe Bertolin testimoni di allora. Nella fotografia il Nini è in prima fila, col maglione chiaro e le calze allungate sopra il ginocchio, di cui per anni si pentì. Accanto a lui ci sono l'amico fraterno Dante e suo fratello Tonutti Spagnol, Cesarino Bortotto.
La quinta elementare di Bertolin fu uno spalancamento: altro che i poeti del sussidiario fascista a cui era abituato. A nove anni il Nini leggeva le poesie di Eugenio Montale, di Filippo De Pisis, imparava alla perfezione grammatica e sintassi dell'italiano, scopriva il fascino della storia, dall'Egitto, l'Attica e Troia fino all'antica Roma. Il maestro era Pier Paolo Pasolini che con la madre Susanna a Versuta aveva preso in affitto una stanza dalla signora Ernesta Pivetta. Pasolini - che al tempo si era visto sospendere la discussione della tesi di laurea per via della guerra - decide di dare lezioni ai bambini del paese. «La madre si occupava dei piccolini che avrebbero dovuto frequentare la prima e la seconda elementare e a noi faceva lezioni di aritmetica. Lui insegnava tutto il resto ai più grandi; eravamo in sei, eravamo gli Scolaretti di Versuta» prosegue Bertolin.
PIER PAOLO AFFABULATORE
«Ci faceva lezione in una stanza della Ernesta (mentre i piccoli in un angolo della stalla messa a disposizione dai Cicuto). Pier Paolo era un maestro straordinario, non aveva niente di tradizionale, eravamo incantati dai racconti di storia. Era entrato nella nostra lingua e con quella ci spiegava la storia, la poesia, ci portava altrove e facendoci accedere a una cultura altra» racconta Bertolin. «Se mi chiede chi sia stato o cosa abbia rappresentato per me, semplicemente è Pier Paolo. Però non so cosa sarei stato se non avessi avuto quell'occasione» prosegue il Nini. L'Academiuta ebbe solo qualche anno di vita. Bertolin era un ragazzino «non frequentavo le riunioni, partecipavo alle iniziative di teatro». Prima ancora che venisse fondata l'Academiuta, Pasolini già aveva raccolto attorno a sé artisti e intellettuali. Suonava il violino con la musicista Pina Kalc che occupava una stanza dai Cicuto. Pina suonava e così faceva anche Pasolini. «Il ricordo di quelle domeniche è la musica, il violino, iniziai a sentire parlare di Bach, non sapevo chi fosse. A un certo punto Pasolini disse che voleva fondare l'Academiuta, e ricordo che a me quella parola piaceva tantissimo; diceva costruiamo l'Academiuta e io mi immaginavo una piccola casetta. Arrivarono anche De Rocco, Tramontini, dissero che nella chiesa di Versuta c'erano degli affreschi coperti e che il mezzo più semplice per togliere il primo strato era sfregarci sopra delle cipolle. E tutti iniziammo, Pier Paolo compreso, e tutti noi per un paio di giorni con gli occhi gonfi e gli orti svuotati».
IL SUCCESSO
A Pasolini iniziarono a rivolgersi anche altre famiglie del circondario, cercavano un docente che potesse fare lezione ai figli per recuperare l'anno di scuola perso. Per lo meno fino a quando Pasolini non divenne il comunista. «Giocava sempre con noi, soprattutto a calcio, era bravissimo, giocava nel Casarsa. Un giorno arrivò entusiasta perché con un scatto aveva superato addirittura Manlito. Frequentava il paese, andava anche a solsar . Veniva a messa veniva a guardare, sono convito fosse profondamente religioso, credeva nel rito e nella fede popolare» racconta Giuseppe Bertolin. Pasolini parlava il friulano di Casarsa, imparato durante le estati della giovinezza, «c'erano delle parole che lo avevano fatto innamorare, come la rosada o il termine imbarlumit. Parlava di tutto in modo molto semplice, voleva la lingua autentica e genuina delle persone di buon senso che aveva incontrato a Versuta» conclude Bertolin. Terminate le medie, Bertolin si spostò a Udine dove frequentò le magistrali, poi l'insegnamento e l'avviamento nell'università. Poi il trasferimento a Pordenone, dove ha lavorato al fianco di Lino Zanussi nel reparto marketing della Zanussi, per poi avviare la propria impresa.
Valentina Silvestrini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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