La casa delle foto antiche

Giovedì 21 Marzo 2019
La casa delle foto antiche
LA STORIA
A raccontarla non ci si crederebbe. E invece è tutto vero. Tutto straordinariamente vero. Un ritrovamento che potrebbe aprire nuovi orizzonti non solo nella cultura locale, ma anche per un'indagine demografica e sulle famiglie vittoriesi. E tutto parte da un interrogativo: perché, un secolo fa, centinaia di lastre fotografiche vennero murate? Chi le nascose? Da chi dovevano essere salvate? E chi sono le persone ritratte? Tanti interrogativi si celano dietro ad un ritrovamento fortuito, e allo stesso tempo prezioso, avvenuto a Vittorio Veneto nel 2003. Un pezzo di storia della comunità cittadina è rimasto nascosto, e dimenticato, per quasi un secolo dietro a mattoni e cemento. Un vero e proprio tesoro che una mano preveggente almeno un secolo fa ha voluto conservare per i postumi fatta di immagini, persone, volti e paesaggi. Ed è veramente un ritrovamento emozionante. Foto che immortalano gruppi familiari, coppie di sposi in posa, famiglie patriarcali, qualche momento di svago e alcuni scorci della città dei primi del Novecento. Un patrimonio fotografico, storico e iconografico che una finestra murata ha custodito e preservato fino ad oggi e che, se non fosse stata per la curiosità del suo scopritore, probabilmente sarebbe ancora lì oppure irrimediabilmente danneggiata dal tempo.
IL RITROVAMENTO
Ha dell'incredibile la scoperta fatta in un'abitazione di via Correr, nel quartiere di Ceneda. Un patrimonio che Francesco Burighel, neuropsichiatra infantile, oggi in pensione, e proprietario di quella casa, ha deciso di donare alla città con grande generosità e spirito di condivisione. Nessuno di quei volti impressi su lastre fotografiche, antesignane delle pellicole, ha ancora un nome, ma la mostra Argento Vittoriese che aprirà sabato 23 marzo in una doppia sede, al Museo del Cenedese e alla Galleria Civica Vittorio Emanuele II, tenterà, grazie alla collaborazione dei visitatori, di rintracciare i ceppi famigliari immortalati in quegli scatti.
VICENDA STRAORDINARIA
La Collezione Francesco Burighel questo il nome dato al patrimonio fotografico ritrovato che verrà consegnato al sindaco di Vittorio Veneto nasconde una storia davvero straordinaria e unica. E porta con sé, anche, tanti interrogativi. «Era il 2003 ricorda oggi Burighel che risiede a Oriago, frazione del comune veneziano di Mira -. In quegli anni lavoravo come medico a Vittorio Veneto e decisi di prendere casa. Un'abitazione antica, del Cinquecento, nel quartiere di Ceneda. E nel tempo libero mi dilettavo a fare alcuni lavori. Quel giorno avevo rimosso gli intonaci di una stanza al primo piano, tra la camera da letto e la scala. E notai che un'antica finestra era stata precedentemente murata e che i mattoni erano stati messi in modo un po' strano». Qualcuno non ci avrebbe fatto caso, ma non il dottor Burighel che «un po' per curiosità - racconta - e un po' per il desiderio di recuperare architettonicamente la casa rispettandone la storia, decisi di riaprire la finestra» ricorda.
UN PICCOLO GRANDE GESTO
E con quel suo atto è emerso un patrimonio della storia vittoriese sepolto da un secolo. «Con stupore vidi che l'interno del muro era vuoto. Fatto un primo buco, infilai la mano e sentii che vi erano dei vetri. Con accortezza ingrandii il foro in modo da poterli recuperare prosegue nel racconto -. E con grande sorpresa non mi trovai in mano dei resti di una vecchia finestra, bensì antiche lastre fotografiche in vetro che ritraevano persone, famiglie e scene di vita locale di un tempo passato. Tutte foto meravigliose». Da quel nascondiglio emersero 505 lastre di vetro alla gelatina ai sali d'argento, di cui 471 in buono stato di conservazione. Scatti di varie misure (24x18 cm, 18x13 cm, 15x10 cm e 9x6,5 cm) che risalgono ai primi due decenni del 900 e che offrono uno spaccato della società borghese e contadina vittoriese dell'epoca.
PATRIMONIO INESTIMABILE
«Il primo pensiero non nasconde Burighel - era stato quello di trarne profitto, vendendole a qualche mercatino dell'antiquariato per qualche euro l'una, ma poi ho capito che così facendo quel patrimonio sarebbe andato disperso. Rappresentando un pezzo di storia di Vittorio Veneto. Così mi recai dall'allora sindaco Giancarlo Scottà affinché in qualche modo diventassero della comunità. Si pensò subito ad una mostra, affinché la popolazione potesse riconoscere quei volti. Ma poi emersero delle difficoltà economiche e i mezzi per restaurare quelle lastre ed esporle non erano quelli che ci sono oggi. E così non se ne fece niente». Burighel però non si arrese. Dopo un periodo trascorso all'estero in missione con Medici Senza Frontiere, di ritorno a Vittorio Veneto, dove ancora oggi trascorre qualche periodo dell'anno per rivedere gli amici, ha ripreso i contatti con alcune associazioni culturali della città. Ma ancora una volta valorizzare quel patrimonio non si rivelò semplice.
CUSTODITE IN CASA
«E così tutte quelle lastre le tenni a casa» prosegue il medico. Questo fino allo scorso anno, quando l'allora sindaco Giancarlo Scottà, ora eurodeputato, riprese i contatti con Burighel. «Mi stavo occupando di una mostra fotografica e mi è venuto in mente quel ritrovamento ricorda Scottà -. Ho rintracciato il numero di telefono di Burighel e l'ho chiamato per dare seguito a quel progetto. E poi ho trovato la disponibilità finanziaria per la mostra al Parlamento Europeo». Nel frattempo il medico aveva fatto vedere quelle lastre a degli storici della fotografia. Molte riportano la dicitura Marchetti & Omboni. «E Omboni, primo fotografo a Vittorio Veneto, abitava proprio nella mia casa rivela Burighel -. Il perché le avesse murate rimane un mistero. Tante le ipotesi, forse per non farle trovare ai tempi di guerra visto che le lastre contenevano argento». Un mistero su cui ora saranno portate avanti delle ricerche, come pure quelle tese a dare un nome ai volti ritratti, partendo dalla mostra Argento Vittoriese, organizzata dal gruppo europarlamentare Enl, a cui appartiene l'onorevole Scottà, con la collaborazione dell'associazione Mai. «Sarebbe bello conclude Scottà che qualcuno riuscisse ad individuare tra gli scatti i propri avi».
Claudia Borsoi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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