La Biennale di Sarkis: come vivere assieme

Mercoledì 17 Luglio 2019
LA PRESENTAZIONE
How will we live together?. Un quesito - Come vivremo insieme? - che suona come una sfida, una ricerca, un obiettivo da raggiungere di fronte a cambiamenti che trovano il mondo impreparato. Un interrogativo al quale gli architetti invitati alla 17. Mostra internazionale di Architettura della Biennale di Venezia cercheranno di dare una risposta. A scegliere questa domanda come titolo della mostra è stato il curatore Hashim Sarkis. Bastano pochi cenni al suo curriculum per svelare il perché di questa decisione: è infatti un architetto e docente libanese con studio a Boston e a Beirut e si è distinto nell'edilizia sociale e residenziale con progetti pluri-premiati soprattutto in Libano, tra questi spiccano gli Alloggi per i pescatori di Tiro. Un percorso di formazione lungo che ora troverà espressione nella Biennale 2020 che Sarkis, assieme al presidente della Biennale Paolo Baratta, ha presentato a conclusione del primo incontro con le delegazioni dei Paesi stranieri partecipanti, dei quali ieri erano presenti 34 rappresentanti.
IL CURATORE
«Abbiamo bisogno di un nuovo contratto spaziale - ha premesso Sarkis - in un contesto caratterizzato da divergenze politiche sempre più ampie e da disuguaglianze economiche sempre maggiori, chiediamo agli architetti di immaginare degli spazi nei quali vivere generosamente insieme». Un termine, «insieme» inteso in tutte le sue sfumature, quindi insieme come esseri umani ma anche come pianeta, come comunità emergenti o come nuove famiglie o nuove geografie associative. Per meglio far comprendere cosa intende, il curatore ricorda uno dei progetti che saranno in mostra, quello di una scuola in Armenia realizzata in un quartiere «di gente poco privilegiata», per dimostrare «come l'architettura può cambiare la vita delle persone». Un esempio tra i tanti che la prossima Biennale Architettura, dal 23 maggio al 29 novembre 2020 a Venezia, porterà all'attenzione del visitatore con i suoi progetti esposti ai Giardini e all'Arsenale, oltre che in vari luoghi della città lagunare.
Quindi i curatori dei vari padiglioni nazionali saranno chiamati ad affrontare più temi con un unico obiettivo «il bisogno di un'edilizia sociale più inclusiva e di strumenti innovativi» in un contesto territoriale complesso «sia nelle economie emergenti che in quelle avanzate».
IL PRESIDENTE
Un tema sentito in un mondo caratterizzato sempre più da un accentuato dualismo, come ha sottolineato il presidente della Biennale Paolo Baratta. «Se la Biennale Architettura 2018 è stata l'occasione per parlare di free-space inteso come spazio pubblico e gratuito - spiega - con Sarkis vogliamo allargare l'orizzonte a tutte le questioni oggi sollevate dal vivere insieme. I mutamenti in atto o che avverranno, oltre a quelli già successi che ci trovano in ritardo, chiedono di essere presi tutti seriamente in considerazione, così come le necessità che ne conseguono e le inadeguatezze di molte delle risposte finora date». Da qui la necessità di nuove energie per superare i molti ostacoli. Un filone di grande attualità, quindi, che immerge i curatori dei padiglioni in una dimensione contemporanea alla ricerca di risposte a nuove convivenze talvolta poco tollerate. «Noi paesi sviluppati - ha concluso Baratta - dobbiamo avere un po' di umiltà rispetto ai cambiamenti. E ci teniamo che l'architettura parli con il suo linguaggio, che è quello degli esempi».
Quelli che si potranno visitare nella prossima edizione della Biennale Architettura seguendo l'invito del curatore che durante la presentazione della sua Biennale si è prodigato nell'usare termini come «equità», «inclusione», «comunità» e «sociale». Del resto i lavori del suo Hashim Sarkis Studios sono famosi in tutto il mondo proprio per questa attenta ricerca all'edilizia cosiddetta sociale. Progetti che sono stati esposti nel Padiglione degli Stati Uniti alla Biennale Archiettura del 2014 e in quello dell'Albania quattro anni prima, ma che sono presenti anche al museo di arte moderna di New York e alla Biennale di Architettura di Rotterdam così come all'analoga mostra che si tiene ad Hong Kong.
Raffaella Ianuale
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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