L'uomo che creò Torviscosa

Mercoledì 29 Gennaio 2020
L'uomo che creò Torviscosa
LA STORIA
È stato uno dei personaggi veneti più significativi dell'industria tessile italiana del primo Novecento. Abilissimo a stringere rapporti nell'ambito della politica e dell'alta finanza, fece del regime sovietico nato dopo la Rivoluzione di Ottobre il suo trampolino di lancio commerciale. In una Vittorio Veneto dove regnava la povertà, ad appena quindici anni prese in mano le redini di famiglia per poi approdare nel mondo dell'industria tessile milanese. Poco più che ventenne assunse importanti mansioni dirigenziali a Varsavia dove annoterà nelle sue memorie «la parola libertà non esiste neanche per coloro che hanno il comando». Franco Marinotti riuscì a trovare sempre una soluzione di fronte ad ostacoli diplomatici e intrighi del potere, viaggiando nel mondo con missioni rocambolesche degne di un racconto di Agatha Christie. Vice podestà di Milano nel periodo fascista, per un trentennio alla guida della più grande industria chimica italiana, la Snia, artista oltre che mecenate, fu l'ideatore della seta artificiale grazie alla quale riuscì a fondare da una palude la città di Torviscosa.
UN'INFANZIA DIFFICILE
Franco Marinotti nacque a Ceneda, quartiere di quella che poi diventerà parte di Vittorio Veneto il 5 giugno 1891. Primo di quattro fratelli, all'età di sedici anni rimase orfano del padre e per sostenere economicamente la famiglia dovette cercar lavoro prima a Venezia, poi a Milano dove venne assunto come contabile alla Filatura Cascami di Seta. Dopo due anni di apprendistato, assunse un ruolo direttivo a Varsavia, aprendo così la sua carriera manageriale nei paesi dell'Est. Con lo scoppio della Rivoluzione di Ottobre, fu costretto al rimpatrio viaggiando attraverso la Siberia e la Cina e in seguito tornò nei territori del vecchio impero zarista, dalla Bessarabia alla Siberia, dall'Azerbaigian alla Georgia. Nel 1921 fondò la Compagnia italiana commercio estero (Cice) con lo scopo di aprire rapporti commerciali con Russia e Medio Oriente per conto di grosse imprese manifatturiere italiane, tra cui Fiat e Pirelli. Nel 1930 divenne direttore generale della Snia, Società di navigazione italoamericana, sorta a Torino nel 1917 inizialmente come azienda di navigazione per poi diventare la più importante fabbrica italiana di filati artificiali, come la viscosa. Marinotti rimase al timone dell'azienda per oltre un trentennio, attraversando periodi di grandi successi ed altri di profonda crisi dove riuscì comunque a sanare la società.
PERSONAGGIO POLIEDRICO
A metà degli anni Trenta, con l'autarchia imposta dal regime di Mussolini, ebbe l'intuizione di produrre in Italia la cellulosa necessaria per la realizzazione dei filati nelle industrie Snia, evitando quindi l'importazione del legname dall'estero. Per questo motivo nel 1938 fondò, dopo appena due anni di lavori, il complesso industriale di Torviscosa, bonificando seimila ettari di palude della Bassa Friulana necessari per realizzare grandi piantagioni di canna gentile, uno stabilimento, case operaie, scuole, piscine, stalle, uno stadio e un teatro. Torviscosa venne inaugurata nel settembre 1938 alla presenza di Benito Mussolini, da cui però Franco Marinotti prese le distanze dopo il 25 luglio 1943 per essere arrestato dalla Rsi e costretto in seguito a rifugiarsi in Svizzera. Rientrato in patria nel 1945, fu nuovamente condotto in carcere dai partigiani, subendo una condanna alla sospensione dalle funzioni di amministratore delegato per sei anni. Nel dopoguerra, durante il miracolo economico, guidò la Snia verso altri importanti traguardi in paesi esteri. Conseguì la nomina di cavaliere del lavoro nel 1937 e nel 1946 quella di conte di Torviscosa. Nel 1954 ottenne la laurea honoris causa in Scienze Agrarie e nel 1964 fu eletto presidente della Camera di commercio italo-sovietica. Marinotti fu anche critico d'arte, collezionista e pittore con lo pseudonimo di Francesco Torri. Diresse il museo paleocristiano di Aquileia e fondò nel 1956 a Palazzo Grassi di Venezia il Centro Internazionale delle Arti e del Costume che organizzava rassegne di moda, mirate soprattutto a stimolare i creatori all'uso delle fibre prodotte dalla Snia Viscosa. Per la prima volta al mondo la moda fu studiata nei suoi rapporti con l'arte. Morì a Milano il 20 novembre 1966 e volle essere sepolto a Vittorio Veneto.
LA NUOVA CITTÀ
Torviscosa è uno splendido esempio di città di fondazione, ovvero una di quelle città sorte durante il periodo fascista a partire da terreni di bonifica idraulica o collegate a particolari cicli produttivi, insieme a Latina, Tresigallo, Predappio, Alghero-Fertilia, Arborea, Argenta, Aprilia e Sabaudia. L'architettura è tipicamente quella di regime, caratterizzata dall'idea di monumentalità degli edifici. Marinotti assegnò l'incarico progettuale all'architetto Giuseppe De Min, anch'egli originario di Vittorio Veneto e l'impianto urbanistico dell'epoca è rimasto sostanzialmente intatto fino ai giorni nostri. Le varie aree, gli edifici ed i piccoli quartieri della città di fondazione, sono tuttora nella loro veste originale. Poco distante dallo storico ingresso dello stabilimento, vi è il maestoso cubo di cemento dedicato a Franco Marinotti, opera dello scultore Romano Vio.
RADICI VITTORIESI
Franco Marinotti, nonostante gli impegni professionali che lo costringevano spesso a viaggiare, non perse mai il contatto con la sua città natale. A Vittorio Veneto infatti, dove tornava specialmente nelle ricorrenze festive insieme ai figli e ai fratelli, costruì importanti attività industriali ed agricole. Famose le Case Marinotti, quaranta fattorie diffuse in un vasto territorio che arrivava fino a Tarzo, Arfanta e ai laghi di Revine. Venivano concesse in mezzadria ad affittuari locali ed erano tutte caratterizzate da un capitello dedicato alla Madonna e dalle pareti gialle con fasce rosse. Lasciò alla città consistenti donazioni, tra cui il terreno dove sorge oggi l'ospedale. La morte prematura della figlia Resi, «fiore di dolcezza» come lui amava ricordarla, lo segnò profondamente. A lei dedicherà gli asili nido di Vittorio Veneto e Torviscosa costruiti a fianco delle fabbriche per conciliare la doppia presenza femminile delle donne operaie con la famiglia, progetto antesignano del moderno welfare aziendale.
Giovanni Carraro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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