L'OPERAZIONE
MESTRE Un giro di spaccio da almeno due chili al mese e i soldi

Giovedì 14 Novembre 2019
L'OPERAZIONE
MESTRE Un giro di spaccio da almeno due chili al mese e i soldi reinvestiti nell'acquisto o nella gestione di bar. Un'organizzazione di professionisti quella smantellata dopo un anno di indagini dagli uomini della Squadra mobile di Venezia, ora guidata da Giorgio Di Munno, con base operativa e piazza di smercio principale a Mestre e canale di vendita estivo a Jesolo. Tredici le misure cautelari emesse dal gip Andrea Battistuzzi, sei quelle eseguite la scorsa notte tra Mestre, Jesolo, Scorzè e Montebelluna a carico di 5 albanesi e un italiano: E.M. 25 anni, D.A. (34), E.H. (37), O.K. (38). M.P (67) e A.H. (35), quest'ultimo ai domiciliari; tutti pregiudicati per reati specifici. I latitanti sono all'estero.
L'inchiesta, coordinata dal pm Giovanni Zorzi della Direzione distrettuale antimafia lagunare ha azzerato un traffico di droga piuttosto articolato: cocaina di alta qualità importata da Olanda, marijuana da Spagna e Albania. Il paese delle aquile si sta sempre più attestando come nuovo punto di riferimento dei grossisti di cannabis perché negli ultimi anni si è registrato un forte incremento della produzione locale con una sostanza da l principio attivo molto più alto e quindi più apprezzato dagli assuntori, ma che di converso crea maggiore dipendenza, specie tra i ragazzini che erano la loro fascia di riferimento per questo tipo di droga. Nel corso dell'intera operazione in titale sono stati sequestrati 7 chili di neve e 14 di fumo.
BUSINESS
Parte dei guadagni veniva investito in locali, a mo' di copertura, come un bar in zona Terraglio a Mestre rispetto al quale si sta valutando l'ipotesi di misure amministrative se non addirittura la chiusura. Raccogliere riscontri e prove non è stato facile: si tratta di gente accorta e furba, che cambiava sim dei cellulari ogni 15 giorni, così come le auto per rendere più difficile eventuali controlli anche mediante l'utilizzo di gps. Due degli albanesi finiti in cella sono collocati ai vertici del sodalizio: erano loro che tenevano i contatti con un connazionale tutt'ora ricercato, referente per l'import di droga. Mentre l'italiano occupava il secondo livello, in quanto il suo compito era quello di fare da tramite con gli spacciatori. Al vaglio degli investigatori numerosi documenti cartacei, far cui fogli manoscritti con nomi e cifre, una sorta di libro mastro con entrate e uscite e investimenti, fino a 360mila immobilizzati in esercizi pubblici. Di qui l'emissione di un sequestro preventivo per equivalente della stessa cifra. Sequestrata anche una pistola con matricola abrasa.
Monica Andolfatto
Ultimo aggiornamento: 12 Febbraio, 18:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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