L'OPERA
Guardate questa pagina, a sinistra, conservatela. E leggetela. Anche

Mercoledì 11 Settembre 2019
L'OPERA Guardate questa pagina, a sinistra, conservatela. E leggetela. Anche
L'OPERA
Guardate questa pagina, a sinistra, conservatela. E leggetela. Anche se si tratta di un Gazzettino cancellato l'artista che ha eseguito per noi quest'opera ha lasciato degli spazi di lettura. Nella prima colonna una frase ricomposta: E dobbiamo chiederci cosa possiamo fare; nella quinta colonna Tant'è che qualche navigatore. E nell'ultima colonna due righe: In realtà però e quello politico invece.
È il regalo che Emilio Isgrò («quindici anni portati bene e molto a lungo» si diverte a dire della sua età) uno dei più grandi artisti contemporanei italiani fa ai lettori del giornale e alla sua città. Perché è proprio nella redazione veneziana del Gazzettino a Ca' Faccanon, a Rialto, che il giovane Isgrò muove passi importanti nel giornalismo, chiamato dal conterraneo direttore di allora Giuseppe Longo, direttamente a dirigere da caporedattore la sezione cultura. «Arrivo dalla Sicilia e scopro un altro mondo, un formidabile impatto con la città dove circola aria di festa veneziana». È il 1964 e questo giovane uomo si mette davanti alle pagine scritte da colleghi e collaboratori e vede le cancellature.
IL RICORDO
«Questo mi fa ricordare spiega Isgrò - che le mia vera scuola e le mie prime esperienze di artista sono state la redazione del Gazzettino; non esistevano i grafici, e redattori e tipografi componevano assieme la pagina, stili dei caratteri compresi. È stata una scuola e il colore che prevaleva era il bianco e nero, il monocromo della tipografia». Cominciano in quegli anni magici e affascinanti le prime cancellature del giornalista-artista. «Di fronte a quello che facevo il mio caro direttore Giuseppe Longo si sentì imbarazzato; anche per il fatto che andavo cancellando i libri che recensivo e anche quelli che recensiva il famoso critico Aldo Camerino».
Non era solo, Emilio. «Avevo un bellissimo gruppetto di colleghi un po' complici che si chiamavano Giancarlo Graziosi, Ivo Prandin, Paolo Rizzi, Mario Messinis, Marco Sorteni: quando nel 1964 lavoro alla mia opera Volkswagen (Un maggiolino con la scritta Dio è un essere perfettissimo come una Volkswagen che va, va, va mi stavano attorno, mi aiutavano a costruire, mi portavano le bozze bagnate e mi aiutavano a montare la mia opera». Quel lavoro scatenò un putiferio di polemiche che Isgrò commenta così: «Ricordo che Augusto De Gasperi, presidente del giornale, che era uomo anziano, non si stupì per niente e guardava con attenzione questi scatenati avventurieri dell'arte come eravamo noi. Come si divertiva il vecchio conte Cini».
MITO E LEGGENDA
Le opere d'arte nate in redazione si sono riempite di mitologia e leggenda fino a costringere Emilio Isgrò a dire che non era vero «che in una notte insonne del 1962 a Venezia vidi la Cancellatura stagliarsi sulle pareti come la Madonna nel cielo di Fatima. Però le prime cancellature artistiche le ho fatte sul mio tavolo al Gazzettino, mentre disegnavo la terza pagina».
A.F.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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