L'INTERVISTA
«Se avessi dovuto scegliere una colonna sonora per il periodo

Mercoledì 1 Luglio 2020
L'INTERVISTA
«Se avessi dovuto scegliere una colonna sonora per il periodo di quarantena, penso che avrei optato per la Berceuse di Chopin, con le sue note dolci e appassionate. È stupenda. Sollevava lo spirito in quelle giornate spesso tanto uguali una dall'altra. E poi tanto rock, da Jimi Hendrix ai Cream, dai Led Zeppelin fino ai cantautori americani, da Joni Mitchell a Simon & Garfunkel». C'è tutto Tolo (al secolo Vittorio) Marton in questa dichiarazione. Trevigiano, musicista, chitarrista, armonicista, già componente de Le Orme per un brevissimo, ma affascinante periodo di tempo. Il suo assolo di armonica nella celebre Amico di ieri fa ancora oggi venire i brividi. Tolo Marton al tempo del Coronavirus, della pandemia. E ora della Fase 2, quella più attesa con una timida ripartenza. Venerdì prossimo, in due tranche, Marton suonerà alle 19 e alle 21 al Vapore di Marghera, così da evitare eventuali assembranenti
Marton, comunque, nonostante la ripresa, è stato un periodaccio. Ora finalmente pare tutto alle spalle. O almeno lo speriamo tutti
«È stato bruttissimo soprattutto per chi, come me, si mantiene con la musica».
I concerti dal vivo erano stati i più penalizzati.
«Non c'è dubbio. Erano rimasti solo quelli in streaming, ma è tutta un'altra cosa. Ovviamente».
Già, il calore del pubblico non si percepisce
«Esattamente, ho fatto dei concerti online in queste settimane. Quello che più mi è piaciuto l'ho fatto da casa mia collegandomi con il celebre locale di Marghera, Al Vapore. Bello certamente, ma il virtuale fa mancare la dimensione principale: il contatto con la gente».
L'impressione è che durerà ancora molto a lungo
«È tutto molto nebuloso. E anche in queste settimane di ripresa non mi pare che ci siano grandissimi spiragli. Sarà che vedo abbastanza insormontabili le limitazioni negli assembramenti, nella somministrazione di bevande e di cibo. I promoter musicali fanno fatica o non si fidano ad organizzare eventi di medie e grandi dimensioni. Le questioni principali rimangono ancora aperte nonostante si muova qualcosa, ma è ancora troppo poco».
Tempi difficili, quindi
«Rispetteremo le regole, ma sarà comunque difficile: le atmosfere, il feedback con gli appassionati. Intendiamoci non sono preoccupazioni solo di questo momento. Un musicista che, come me si guadagna da vivere con la chitarra non aveva vita facile neanche prima della pandemia. Era già una giungla prima, resterà tale anche adesso. Ora dopo il silenzio e l'assenza di concerti, ci stiamo riprendendo un po' tutti. A Treviso ci sono segnali di movida, ma gli unici a restare pressochè fermi sono i musicisti».
Ci vorrà ancora un po' di pazienza.
«Io sono ancora uno della vecchia guardia; sono manager di me stesso. E il mio percorso nel mondo della musica lo dimostra. Prima si suonava dal vivo. Uno arrivava con il suo strumento, faceva pezzi propri o cover di successo, c'erano i luoghi dove i gruppi creavano musica. Ora sarà ancora più diverso e il rischio è che saremo costretti a stare distanti».
Saranno costi enormi.
«Non si potrà più bere e mangiare ad un concerto. Che fine faranno le sagre dove i musicisti sono sempre andati per un concerto? Tutto difficilissimo».
A cosa sta lavorando?
«La quarantena non mi ha cambiato molto. È stata utile. Mi sono mantenuto in esercizio con la mia chitarra, ho suonato in casa, ho rimesso mano a qualche vecchia composizione, ho rispolverato brani che tenevo nel cassetto. Cose normali di un artista, non è stato un periodo particolare in senso stretto. Una cosa però mi ha impegnato parecchio».
Sarebbe a dire?
«Ho ritrovato una canzone, una sorta di colonna sonora che scrissi nel 1999. L'avevo chiamata Inno al Terzo Millennio. Una musica che vuole essere un inno alla pace soprattutto in questo periodo così difficile perchè mi auguro che si possa essere tutti un po' migliori; di tornare ad apprezzare le piccole cose visto che non potremo viaggiare come un tempo e che saremo costretti a stare di più fermi. Io nel mio piccolo, mi sono ritrovato a piantare pomodori nel mio giardino... È stato un modo anche questo per sentirmi attivo. Sono riuscito a stare in pace con me stesso».
Insomma, una rigenerazione
«Un salto di qualità nella speranza che si plachi la cattiveria che c'è in giro, ma temo che gli odiatori siano sempre dietro l'angolo».
Una rinascita che passa attraverso le note?
«Esattamente. Con la musica di Jimi Hendrix con Fire o con le note dei Cream».
E se dovesse scegliere qualcosa di... attuale?
«Mah! Meglio non parlarne. Le idee mancano. Forse lo dico perchè sono vecchio (ride). Ricordo mio papà Bruno (fu sindaco di Treviso dal 1965 al 1975 ndr) che quando sentiva i miei idoli, diceva Questo è rumore. Anche io quando sentii per la prima volta Hendrix lo dissi, ma poi presi addirittura un premio a suo nome in America... In realtà la musica di oggi la capisco anche fin troppo bene. Ma è in crisi».
Questa maledetta epidemia ci farà scoprire nuovi suoni?
«Magari! Sarebbe bello, ma in giro sento sempre più tormentoni. Una volta c'era immagine e genio. Ora è rimasta solo immagine».
Insomma tutto più noioso.
«Non riusciamo più a sorprenderci e questo, invece, dovrebbe essere nel nostro futuro. È indispensabile che ci si possa re-inventare; che troviamo qualcosa di nuovo. Intanto nel mio piccolo, mi preparo delle basi musicali e studio nuove melodie. Di mezzo c'è pure un'idea per rinnovare il contatto con Andrea Bocelli che tanto tempo fa aveva avanzato un proprio interessamento per una mia canzone Coloured Notes. Purtroppo però poi non se n'è fatto più nulla. Chissà se sarò ancora fortunato».
Infine Le Orme, possiamo sognare una nuova reunion?
«Quando tornammo assieme per un concerto nel 2010 ero contentissimo. Ma finì lì. Con Aldo Tagliapietra è rimasta un'amicizia. Tutto sommato se ricominciassimo a suonare insieme, ne sarei felice».
Paolo Navarro Dina
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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