L'INTERVISTA
Ritornare ad una autentica comunità dell'arte, dove il dialogo

Mercoledì 18 Settembre 2019
L'INTERVISTA
Ritornare ad una autentica comunità dell'arte, dove il dialogo informale alimenta l'arte e la arricchisce. Per Robert Storr, curatore, critico, storico dell'arte e pittore, primo direttore di nazionalità americana della Biennale di Venezia nel 2007, la Biennale è anche questo. Robert Storr è ritornato a parlare di Venezia, insieme a Francesca Pietropaolo, storica dell'arte, curatrice e critica, il volume Interviste sull'arte (Milano, Il Saggiatore 2019, pp. 416, 38 euro), una raccolta di dialoghi tra Robert Storr e alcuni tra i più influenti artisti contemporanei.
Quando sono iniziate le interviste?
«Negli anni Settanta e sono proseguite in musei, spazi artistici, a casa degli stessi artisti. Da Louise Bourgeois a Bruce Nauman, da Jack Whitten a Richard Serra, passando per Tatiana Trouvé, Francesco Clemente e Gerhard Richter: nel libro sono raccolte ventisei interviste (una piccola selezione dell'enorme archivio di Storr, ndr) ai più importanti artisti contemporanei».
Come nasce la collaborazione con la studiosa italiana per questo libro?
«Ci siamo conosciuti ai tempi del MoMA e abbiamo lavorato molto strettamente per la Biennale di Venezia del 2007, della quale ero Direttore. La nostra collaborazione è stata così naturale e proficua che abbiamo continuato a lavorare insieme. Francesca Pietropaolo è una storica dell'arte estremamente ben documentata e una editor dalle enormi capacità. Per molti aspetti, questo libro, che contiene interviste ad artisti italiani che non erano state precedentemente pubblicate, è tanto un mio quanto un suo lavoro».
Cosa ha significato la Biennale per lei?
«Sono molto orgoglioso della Biennale che ho realizzato con lei e, a posteriori, le sue qualità positive sembrano ancora più sorprendenti oggi, nonostante fosse stata molto controversa all'epoca. Accade spesso questo quando qualcuno rompe con gli schemi precedenti e cerca di innovare. Detto questo, ho instaurato anche molte ottime relazioni con persone associate alla Biennale.
Ricordi di Venezia?
«Visto che ho portato la mia famiglia a vivere per sei mesi a Venezia giusto per non essere il curatore global che si paracaduta in città solo per prendere parte a incontri e fare discorsi ho dei ricordi profondi della città e dei suoi ritmi dall'inverno alla primavera».
C'è qualcosa in particolare che insegna, un consiglio speciale che dà agli studenti che vogliono avvicinarsi al mondo dell'arte?
«Non concentrarti sul mondo dell'arte e la sua politica, ma concentrati sull'arte che stai creando e su quella che è realizzata da persone che rispetti. In breve, fai quanto è necessario per ricostruire la comunità dell'arte di cui dicevo prima».
Sara De Vido
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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