L'INTERVISTA
«Questo è mio figlio e questo sono io, non siamo due gocce

Sabato 16 Febbraio 2019
L'INTERVISTA «Questo è mio figlio e questo sono io, non siamo due gocce
L'INTERVISTA
«Questo è mio figlio e questo sono io, non siamo due gocce d'acqua?». George Clooney dal cellulare apre le foto dei suoi gemelli, Ella e Alexander. Poi scorre altre foto e trova una sua vecchia immagine: stessa età, abbigliamento d'epoca, somiglianza incredibile con il maschietto. È un padre e un marito orgoglioso, George Clooney, e durante l'intervista per Catch 22 infarcisce i suoi racconti con episodi familiari. Parla anche di un altro affetto, quello verso l'amica Meghan Markle, e di come sia inseguita e perseguitata dalla stampa «proprio come accadde a Diana». Ma no, ci assicura, non sarà il padrino del prossimo Royal Baby.
Catch 22, tratto da un romanzo antimilitarista del 1961 di Joseph Heller, uscito nel nostro paese con il titolo di Comma 22, arriverà in Italia a maggio. I sei episodi della serie sono stati girati interamente fra la Sardegna e Roma e prodotti grazie a una collaborazione internazionale fra Sky Italia, Hulu, Paramount Television, Anonymous Content e Smokehouse Pictures, la casa di produzione dello stesso Clooney. Ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, Catch 22 vede l'artista nel ruolo di produttore esecutivo, regista e anche attore comprimario, insieme a Hugh Laurie, Kyle Chandler e Giancarlo Giannini, mentre il protagonista è il giovane Christopher Abbott, nei panni di un soldato dell'aviazione, John Yossarian, la cui vera missione è evitare di morire.
Il suo nemico infatti non è tanto l'esercito tedesco, quanto i suoi stessi superiori, che continuano ad aumentargli il numero delle incursioni aeree che lo separano dal ritorno a casa. Un modo di scampare alla carneficina ci sarebbe: darsi per matto, ma il rischio è di incappare nell'assurdo comma 22 del codice militare, che stabilisce che chi è insano di mente può chiedere l'esenzione dalle missioni di volo, ma farne richiesta dimostra automaticamente di essere sano, perché solo un pazzo potrebbe voler continuare a volare in quelle missioni. «Lessi il libro a scuola, era obbligatorio. L'ho riletto recentemente e non mi ha deluso, anzi è ancora più interessante. Non succede spesso. Mia moglie Amal è molto più giovane di me e mi capita a volte di consigliarle qualche vecchio film che consideravo bellissimo. Poi lo guardiamo assieme ed è terribile».
Spesso accade perché la sensibilità verso certi argomenti è cambiata.
«È proprio quello l'elemento che fa invecchiare i film, come i romanzi. Catch 22 invece ha una sua modernità, nella sua satira verso la burocrazia militare, verso l'autorità e verso la pazzia della guerra. Questa storia potrebbe essere ambientata nell'antica Roma, come nel futuro».
Quando lesse il libro a scuola, già immaginava una carriera a raccontare storie?
«No, volevo fare il giornalista televisivo, come mio padre. Ho studiato per diventarlo, ma non avevo talento. Però raccontare storie fa parte della mia cultura. I miei genitori sono cresciuti con la radio, il mezzo che più di ogni altro sviluppa la fantasia e mio padre ha raccontato per anni storie vere in tv, è stato dunque quasi naturale per me virare verso il cinema e la fiction».
Non è il suo primo progetto sulla Seconda Guerra Mondiale. Ha diretto Monuments Men ed è stato protagonista di film come The Good German di Soderbergh e La sottile linea rossa di Malick. A cosa è dovuto il suo interesse per il periodo?
«C'era una chiarezza d'intenti in quel periodo storico, in quella guerra, che tutti noi siamo in grado di comprendere. Era chiaro da che parte stavano i buoni e dove i cattivi. Certo, non per voi italiani Chiedo scusa, abbiate pazienza, è una battuta cattiva. Comunque, per me i temi della guerra, in particolare di quella guerra, sono sempre interessanti. È un fatto che ami quel periodo storico. Se faccio zapping e c'è qualcosa che riguarda la Seconda Guerra Mondiale mi ci soffermo sempre. Comunque questa serie non ha molto a che fare con quella guerra, quanto, soprattutto con la burocrazia che ti porta a rischiare la pelle in maniera insensata».
Lei ha iniziato con la televisione, ER, venticinque fa, e ora ci torna. Le mancava?
«Diciamo che non ho mai badato troppo al mezzo ma alla storia e ora la tv ti permette di fare lavori della stessa qualità del cinema. E poi Catch 22 non poteva essere limitato a due ore».
Com'è stato girare in Sardegna?
«Una meraviglia, a parte l'incidente in moto. Fra riprese e pre-produzione sono stato in Italia sette mesi, e credo si sappia quanto ami l'Italia».
Gira voce che sarà presto il padrino di un principino inglese, si farà chiamare zio George?
«No, ho due figli e mi bastano e avanzano, ma una cosa la voglio dire: ho appena visto le foto di Meghan Markle inseguita dai paparazzi. Una donna incinta di sette mesi perseguitata e denigrata in continuazione. È quello che accadde a Diana, vent'anni fa. È la storia che si ripete e non posso dire quanto sia frustrante per me vedere certi comportamenti irresponsabili».
Francesca Scorcucchi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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