L'INTERVISTA
Nel dopo Coronavirus le loro macchine speciali sono al lavoro per

Lunedì 6 Luglio 2020
L'INTERVISTA
Nel dopo Coronavirus le loro macchine speciali sono al lavoro per bonificare lo stadio più grande della Corea del Sud, a Seul, quello delle Olimpiadi. Hanno appena abbattuto le polveri in una miniera di carbone in Siberia, lavorando anche a 40° sotto zero. Hanno realizzato l'impianto di umidificazione dell'Orto Botanico di Padova.
Per la Idrobase Group di Borgoricco, la pandemia è stata una grande opportunità: macchine per igienizzare gli ambienti, altre per le ambulanze, per le strutture ospedaliere. Altre ancora nelle quali i vecchi rimedi della nonna in materia di detergenti si sposano alle scoperte della Nasa: limone e biossido di titanio. Infine, cannoni azionati da joystick che puliscono strade e piazze. «Adesso stiamo progettando la casa del dopo coronavirus, completamente senza batteri. Vogliamo creare il luogo sicuro dove non entra il nemico invisibile».
L'azienda padovana è nata nel 1986 per la produzione e commercializzazione di macchine idropulitrici ad alta pressione. Oggi fattura 15 milioni di euro, negli ultimi mesi ha aumentato i dipendenti, esporta in 92 nazioni, il primo mercato è la Cina.
A creare l'azienda sono stati due amici di Cavarzere: Bruno Ferrarese, 65 anni, e Bruno Gazzignato, 66 anni; si sono divisi i compiti, uno cura la strategia, l'altro la progettazione. E hanno coinvolto i figli con compiti diversi: Tommaso Gazzignato, 34 anni, si occupa in particolare della Cina; Marco Ferrarese, 38 anni, di Russia e India; la sorella Alice della produzione.
La storia dei due soci è esemplare della vicenda dell'imprenditoria veneta della fine degli Anni Ottanta, quando stava per irrompere il Nordest ed erano caduti i muri. Soprattutto è la storia di un'imprenditoria figlia di un mondo di contadini e di piccoli commercianti capaci di guardare lontano. I Ferrarese erano una famiglia di venditori di pesce; i Gazzignato di agricoltori. L'origine comune è Cavarzere.
Come è nata la vocazione commerciale dei Ferrarese?
«Nonno - racconta Bruno - mi diceva sempre che le regole della vendita sono le stesse per qualsiasi prodotto. Vengo da una famiglia di pescivendoli, gente che si alza alle tre del mattino per andare al mercato all'ingrosso di Chioggia e sa tutto dei pescherecci, del pescato, dei prezzi. L'indagine di mercato è nata lì: mio padre mi mandava dai pescherecci a vedere cosa c'era; conoscevi tanta gente, imparavi a capire dagli sguardi se le persone mentivano. Tutte cose che oggi mi aiutano. Siamo quattro figli, mio fratello più giovane Giovanni ha ereditato la pescheria e le ha dato una struttura industriale. La mia storia professionale incomincia a vent'anni, quando mi sono anche sposato e ho lasciato la casa dei genitori. Le regole di nonno sono state utili pure per trovare la prima moglie: Devi anche saper vendere te stesso. Claudia l'ho conosciuta in treno, andavamo a scuola e dopo tre mesi di grande impegno sono riuscito a attirare la sua attenzione. Ho fatto diversi lavori, prima l'operaio allo zuccherificio di Cavarzere e poi sono entrato all'Altinia che allora era una importante industria di idropulitrici».
E la famiglia Gazzignato?
«Sono figlio di contadini - ricorda l'altro Bruno, la mia gioventù l'ho passata in campagna, non mi era permesso di andare a giocare, i miei avevano otto ettari e una famiglia allargata con nonni e zie. Ero addetto a caricare fieno, anche a usare il trattore. C'era la stalla con 15 vacche, dovevo alzarmi all'alba per andare a mungere. Mio padre poi aveva un forte senso della solidarietà. Era stato nel campo di concentramento di Mauthausen; lo avevano ferito e catturato in Piemonte durante la guerra partigiana, lui era nella Resistenza con nome di battaglia di Armando ed è stato anche decorato. È tornato dopo due anni, non lo riconoscevamo più. Non ha mai voluto parlare troppo in famiglia della sua prigionia, ma si capiva quanto si portasse dentro questa sofferenza. È stato anche consigliere comunale a Cavarzere, col Pci. L'anno scorso sono stato ad Auschwitz, a Mauthausen devo ancora andare, ho come un blocco! La prigionia ha condizionato il suo modo di essere e ci ha lasciato una lezione: vivere sempre con dignità e non dimenticare mai chi ha bisogno. Appena cresciuto ho cercato lavoro per rendermi autonomo: per quattro anni a Stra ho fatto le suole, non era il mio sogno ma portavo a casa uno stipendio. A 22 anni, dopo il servizio militare nei Lagunari, ho trovato lavoro all'Altinia come tecnico riparatore».
I due si incontrano all'Altinia, quando la fabbrica cambia produzione si mettono insieme: ci sono clienti che hanno bisogno di riparare gli apparecchi acquistati. Ferrarese e Gazzignato incominciano con la Idrobase in un capannone a Campodarsego. La storia finisce e riparte.
Come siete ripartiti?
«Siamo cresciuti in fretta - spiegano in corso-: era il momento della trasformazione dal lavaggio con spugne e secchi alle idropulitrici. Prima abbiamo unito il lavoro di due province, Venezia e Padova, poi ci siamo allargati all'Italia e all'estero. Per uscire occorrono competenze, così ci siamo messi a studiare le lingue anche per immettere nel mercato macchine di nostra produzione. Il primo grande successo è stato il Club dei Riparatori, le aziende erano interessate soprattutto a vendere il prodotto nuovo, la riparazione era un problema e i clienti non sapevano a chi rivolgersi. Eravamo in grado di offrire qualsiasi ricambio e per iniziare abbiamo usato come strumento di vendita l'esempio di Postalmarket, abbiamo inviato un catalogo che il cliente pagava, e gli ordini arrivavano per fax. Abbiamo aggiunto la linea delle macchine con soluzione a nebulizzazione che allora erano relegate all'allevamento e all'industria alimentare ad alto rischio batteriologico. Quelle stesse soluzioni le applichiamo adesso per ammazzare il virus».
Il Coronavirus vi ha trovato preparati?
«Il nostro successo - continuano - non è stato perché abbiamo inventato i prodotti sul momento, ma perché sono stati un'evoluzione delle soluzioni che avevamo già trovato. Il Covid 19 ha fatto capire a tutti che esiste un nemico invisibile e ha reso palese l'esigenza di proteggersi che rimarrà. Oggi vendiamo in tutto il mondo la Nube che produce una nuvola di disinfettante diluito con acqua che satura completamente l'ambiente: è il sistema che viene usato nelle sale operatorie. In Francia il tg nazionale ha fatto un servizio sul nostro sistema di sanificazione degli asili nido. Abbiamo macchinari per lavare le produciamo sparanebbia per sanificare strade, viali, grandi superfici».
Il giovane Tommaso si occupa della Cina dove l'azienda ha due stabilimenti. Come è il confronto col mercato cinese?
«La classe media cinese è cresciuta - spiega Tommaso Gazzignato, ha ambizioni, il made in Italy funziona, gli italiani sono amati e stimati. Abbiamo tutto per conquistare il cliente medio cinese, non a caso la Cina è il nostro primo mercato».
Marco ha incominciato a riparare idropulitrici a 14 anni, a 15 era in una fabbrica di salumi a insaccare affettati. Dopo la laurea è entrato in azienda per occuparsi dei clienti russi. Più facile muoversi in Russia?
«Il mio compito - confessa il fratello Marco - è trovare clienti nei mercati strategici. Mi sono sposato con una nostra cliente russa, ho imparato la lingua, ora viaggio senza bisogno di interprete». Anche Ferrarese senior ha preso moglie: in Cina. Intanto, si occupa di astrologia. Gazzignato, invece, grazie alla compagna è diventato un ballerino di tango argentino: Ho raggiunto livelli da esibizione, dice con orgoglio.
Edoardo Pittalis
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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