L'INTERVISTA
Andrea Tagliapietra è stato allievo di Emanuele Severino. Uno

Mercoledì 22 Gennaio 2020
L'INTERVISTA
Andrea Tagliapietra è stato allievo di Emanuele Severino. Uno dei discepoli che il filosofo appena scomparso aveva deciso di portare con sè a Milano, all'Università di San Raffaele. «Me lo chiese - dice il filosofo - e fu un momento importante». Tagliapietra ora insegna Storia della Filosofia nel capoluogo lombardo, ma senza abbandonare mai nè Venezia nè il Veneto. Veneziano di nascita, ora risiede a Mogliano in provincia di Treviso.
Professor Tagliapietra quando è stata l'ultima volta che ha visto Severino?
«L'anno scorso in occasione di un incontro. Era provato nel fisico, ma lucidissimo nel ragionamento. Le sue riflessioni sono state di grande importanza. E come sempre profonde».
Severino è stato un maestro del pensiero. Per trent'anni è stato docente di Filosofia teoretica a Ca' Foscari. È stato tra i fondatori della Facoltà di Lettere e Filosofia insieme a Piero Treves, Gaetano Cozzi, Giorgio Padoan, Adriano Limentani, un incarico che ha tenuto fino al 2002 quando decise di trasferirsi a Milano, al San Raffaele. Professor Tagliapietra che rapporto aveva Severino con Venezia?
«Descrisse questa città in modo straordinario. In una conversazione mi disse che si riteneva soddisfatto di poter insegnare e vivere a Venezia. Cito: A Venezia - rifletteva Severino - ti può capitare di pensare, non di meditare e nemmeno di scrivere. Nietzsche diceva che una delle più belle esperienze è fare filosofia, a mezzogiorno, in Piazza San Marco. Ecco, io, a volte, ho avuto quella fortuna. I pensieri accadono, ma poi bisogna meditarli altrove, perché Venezia ci distrae con la sua esteriorità e con il suo splendore».
Una descrizione affascinante. Una persona che ha dimostrato sempre grande attenzione a questa città.
«Non vi è dubbio - ribadisce Tagliapietra - Severino riteneva che Venezia fosse esteriore, visibile. Che fosse una splendida donna che può farsi perdonare anche qualche difetto nel trucco. Usò proprio queste frasi. E ribadì spesso il concetto: Venezia distrae. Forse la filosofia non è adatta a parlare di Venezia, che è una città che richiede una comprensione figurativa ed estetica».
Severino ce l'aveva anche con Heidegger e Thomas Mann che invece avevano definito nei loro lavori e nelle loro opere la città sfatta e decadente.
«È vero. Riteneva infatti che entrambi, così per altri sulla stessa linea, sbagliassero e che fossero sedotti da un mito».
Paolo Navarro Dina
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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