L'INTERVISTA
A quattro anni dal suo concerto sulle mura di Treviso, Daniele Silvestri

Venerdì 7 Agosto 2020
L'INTERVISTA
A quattro anni dal suo concerto sulle mura di Treviso, Daniele Silvestri torna a Treviso con il suo tour La cosa giusta per la seconda serata di Suoni di Marca, stasera nel parco di Villa Margherita dove il ben noto festival si è eccezionalmente trasferito in questa edizione (biglietti al pop up store in piazza Borsa o su Ticketone). «Questo per me è un felice ritorno, - spiega Silvestri, ieri sera sul palco a Grado (Go). - Era il 2016 e insieme ai miei musicisti viaggiavamo con il tour di Acrobati. Ho ricordi bellissimi di quel concerto. Certo, sono cambiate un bel po' di cose da allora, e ovviamente non parlo di location o scaletta, ma la voglia di stare sul palco è la stessa».
Che sensazione prova a essere tornato sul palco?
«Fino a tre mesi non si intravedeva neanche la possibilità di fare un concerto. Appena c'è stato uno spiraglio, ne abbiamo parlato con l'agenzia, ci siamo fatti tante domande, ma alla fine abbiamo deciso che bisognava provarci».
La cosa giusta, insomma.
«Se prima avevamo la speranza che fosse la cosa giusta, ora ne abbiamo la certezza. Nell'ultimo disco c'è appunto questo pezzo La cosa giusta e ho deciso che questa canzone, anche se scritta in un momento diverso, sarebbe stata importante come inizio concerto, soprattutto per il significato del testo. La cosa giusta rappresenta il nostro sentire in questo momento».
E i fan come hanno accolto il suo tour?
«Ho la fortuna di avere un gruppo di fan, che sono amici ormai e amici tra di loro. Io sono la scusa per loro di stare insieme, è un gruppo di cui vado orgoglioso senza avere gran merito se non quello di averli fatti incontrare. Hanno una pagina facebook, I Testardi di Daniele Silvestri, con oltre 4000 iscritti. Frequento questa pagina assiduamente. C'è uno scambio continuo. È un piacere avere vicino queste persone. Credo che questo periodo abbia aumentato ancora di più la coesione. Ora, il rapporto con il pubblico è fare concerti, ma in maniera diversa. Con complicazioni, paure e difficoltà, ma dopo qualche data live, posso dire che ce n'è bisogno. Chi viene ai concerti ne ha davvero bisogno».
Il suo cd, La terra sotto i piedi, è uscito ormai un anno fa. I suoi pezzi sono sempre attualissimi.
«Parlare del disco sembra strano. È come avere un periodo pre-Covid e uno non post, ma durante Covid. Il cd è stato concepito a Favignana. Non credo sia fare i veggenti, ma interpretare la realtà che ci circonda. È stato un disco importante, inatteso, nei modi, negli stimoli e nell'ispirazione. Viene dopo Acrobati, quasi in contrapposizione. L'ho sentito molto come ripartenza, che pare la ripartenza di questo periodo.
Qualcosa cambia sembra quasi scritto per questi tempi.
«Non pensavo a questo cambiamento quando l'ho scritto, ma c'è qualcosa nello sguardo ottimista di quel brano che apre alla speranza».
E poi Tempi modesti sulle insidie dei social e del web. In questo periodo la tecnologia ci ha salvato ma è stata anche crudele, cosa dice?
«Il problema è l'utilizzo della tecnologia, che può essere buono o cattivo. È un problema culturale, di educazione, di insegnamento. Possiamo metterci dentro i valori che pensiamo giusti, oppure la cattiveria. Purtroppo la cattiveria e la violenza viaggiano a velocità più elevata, produce danni. In realtà è stata un angelo in questi mesi e ci ha dimostrato che può essere utilissima, l'importante è saperla usare nel modo giusto».
Sara De Vido
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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