L'INDAGINE
VENEZIA Una relazione tecnica, ma al vetriolo, quella che l'ingegner

Mercoledì 5 Maggio 2021
L'INDAGINE VENEZIA Una relazione tecnica, ma al vetriolo, quella che l'ingegner
L'INDAGINE
VENEZIA Una relazione tecnica, ma al vetriolo, quella che l'ingegner Francesco Ossola, ex amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova e oggi consulente del commissario al Mose Elisabetta Spitz, ha inviato alla stessa Spitz, al liquidatore del Cvn Massimo Miani e alla Guardia di Finanza. In ballo c'è il presunto danno erariale derivante dal rischio di cedimento strutturale delle paratoie del sistema Mose, per il quale sta indagando la Corte dei conti. Ossola, nel suo documento di una ventina di pagine, datato 9 aprile, affronta il tema della corrosione delle cerniere delle paratoie.
E sono parole pesanti, soprattutto verso l'ingegner Gian Mario Paolucci e l'ingegner Susanna Ramundo, consulenti del Provveditorato alle Opere pubbliche, che nei mesi scorsi avevano annunciato di lasciare l'incarico in polemica con il Consorzio Venezia Nuova che non avrebbe seguito le loro indicazioni per cercare di porre rimedio ai fenomeni corrosivi. Ossola sottolinea che Paolucci ora si schiera contro una decisione da lui stesso avvallata, sulla scelta dei materiali, meno costosi ma più esposti al rischio usura.
IL DOCUMENTO
«I responsabili della progettazione esecuzione e controllo - accusa infatti Ossola - ritennero indispensabile l'adozione di un materiale inossidabile per la realizzazione delle cerniere e tantomeno valutarono che da tale scelta potesse derivare un eventuale rischio di cedimento delle paratoie. A conferma ulteriore di ciò, il prof. Gian Mario Paolucci - che ora inspiegabilmente si dimette e si dissocia dalle scelte in precedenza non solo condivise, ma addirittura caldeggiate, nella sua veste dei esperto metallurgico del Mav (l'ex Magistrato alle acque, ndr) di relatore del progetto in sede di Ctm (Comitato tecnico di magistratura, ndr) e di membro dello stesso Ctm - in una pubblicazione del 28 febbraio 2012 intitolata Cerniere del Mose cardini del sistema, scrisse che: una soluzione sarebbe stata quella di realizzare tuta la struttura immersa con acciaio inossidabile resistente all'acqua resistente all'acqua di mare (ad esempio del tipo superduplex), facendo poi lievitare sensibilmente i costi; si è preferito allora scegliere un'altra soluzione, ugualmente valida dal punto di vista corrosivo ma più economica (almeno nel breve periodo), rappresentata dall'acciaio S355. Essa ha un ragionevole rapporto qualità/costo».
MATERIALI ECONOMICI
Acciaio, prosegue la relazione, che poiché non ha resistenza alla corrosione, sopperisce artificialmente attraverso il principio della protezione catodica. Aspetti tecnici per dire insomma che per le cerniere venne scelto un materiale più economico e con più rischi di corrosione, cosa che poi è avvenuta. Ma soprattutto, sostiene Ossola, Paolucci si è dimesso contro una decisione da lui stesso avvallata. «Non è corretto sostenere - aggiunge l'ex commissario ora consulente della Spitz - che la scelta di utilizzare un acciaio non inossidabile... sia stata una decisione assunta in autonomia dal Progettista d'accordo con il Concessionario, per ragioni di economicità, essendo invece il frutto di una valutazione ponderata e condivisa con gli esperti del Mav dopo una serie di test e sperimentazioni. Tale scelta, oltretutto, fu anche approvata dai membri del Ctm, su relazione del prof. Paolucci, in quanto offriva ampie e comprovate garanzie di idoneità allo scopo».
L'APPALTO
Dunque, secondo Ossola, la corrosione delle paratoie ha precise cause. Non solo, ma l'ex commissario muove rilievi anche nei confronti di un altro consulente dell'ex Magistrato alle acque, l'ingegnere Susanna Ramundo, anche lei dimissionaria, per il suo doppio ruolo di consulente del Rina (Registro italiano navale, ndr). «Su indicazione del Provveditore (alle Opere pubbliche) il Consorzio - scrive Ossola - chiese anche al Rina di formulare un'offerta (riguardante i tensionatori di Lido Treporti, un altro elemento delle cerniere, ndr). Si segnala peraltro che l'ingegner Ramundo prestava servizio presso il Rina». Una allusione, nemmeno tanto velata, a un presunto conflitto nell'assegnazione della gara.
Il tutto si inserisce in un clima tesissimo tra realtà che dovrebbero remare dalla stessa parte. Lo aveva scritto, a dicembre, anche la Sezione di controllo della Corte dei conti nella sua relazione che ha evidenziato le criticità del Mose e da cui è poi nata l'inchiesta contabile in corso. «La Sezione, prende atto della significativa diversità di veduta tra le parti del rapporto concessorio sulle medesime circostanze, e del continuo rimbalzo di responsabilità tra l'uno e l'altro». (re.ve.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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