L'INCONTRO
Cos'è il romanzo, se non «la formulazione di una domanda,

Giovedì 19 Settembre 2019
L'INCONTRO
Cos'è il romanzo, se non «la formulazione di una domanda, nella maniera più complessa possibile. Il mio sogno sarebbe scrivere libri facili da leggere e difficili da capire». È l'impresa del romanziere secondo Javier Cercas, scrittore spagnolo ormai di casa nel Nordest, già premiato a Pordenonelegge nel 2016 e nel 2013 ospite del festival Dedica. Cercas ieri pomeriggio al Teatro Verdi di Pordenone ha dato il via alla 20ma edizione del festival letterario Pordenonelegge (in programma fino a domenica, con ospiti come David Grossman, Svetlana Aleksievic), in una conversazione con Alberto Garlini scrittore e curatore della manifestazione assieme a Gian Mario Villalta e Valentina Gasparet. Jogging mattutino, la chiacchierata prima di entrare in Teatro come se fosse di passaggio e non l'ospite protagonista, Cercas è uno dei più interessanti scrittori e intellettuali contemporanei.
PROTAGONISTA
Capace di suscitare leggerezza e ironia, ma anche di rivelazioni concise quanto profonde, sempre tra il gioco di parole e lo sguardo che illumina dettagli. Non a caso Cercas è uno dei cinque curatori scelti da François Pinault - oltre a Pinault stesso, Annie Leibowitz, Sylvie Aubenas, Wim Wenders - per la mostra di opere di Henri Cartier-Bresson Le Grand Jeu che sarà ospitata nel Teatrino di Palazzo Grassi da marzo 2020 a gennaio 2021 per poi approdare a Parigi alla Biblioteca nazionale. «Ho finito la mia selezione di fotografie, ho voluto fare un racconto visuale. Sono curioso di vedere cos'hanno fatto gli altri. È stato affascinante poter guardare così a lungo queste opere affascinanti, è stata decisamente un'esperienza straordinaria» ha rivelato ieri Cercas che a Pordenone ha annunciato anche la prossima pubblicazione del nuovo libro.
LE CRISI D'OGGI
«La letteratura è come un incubo, uno si trova nell'angoscia sprofondando in un abisso, e ciò lo spinge alla scrittura. Così è capitato dopo la crisi più importante a cui ho assistito nella mia vita, quella catalana di due anni fa - ha raccontato il romanziere - Ho sentito che il mio paese scricchiolava, è stato uno shock. Questo mi ha spinto a scrivere. Noi scrittori siamo gente terribile, le catastrofi sono il nostro migliore alimento». E a proposito della situazione politica del suo paese e delle imminenti elezioni «sono molto pessimista, una volta lo ero per l'Italia ora la Spagna è in condizioni anche peggiori. Una volta c'era il bipartitismo imperfetto, ora ci sono cinque partiti politici, non siamo abituati a questo, ai patti tra forze opposte, un po' come accaduto in Italia dove i Cinque Stelle sono andati prima con un uomo orribile poi con l'anticasta».
L'ATTUALITÀ
Il legame con la storia, con l'attualità, è uno dei punti di svolta per Cercas, «dopo aver terminato questo ultimo libro ho avuto l'impressione di aver finito qualcosa iniziato con il romanzo I soldati di Salamina, come la fine di un cammino». La protagonista assoluta per Cercas, è la letteratura, la grande letteratura, quella che fa propria la lezione del Don Chisciotte, «cioè di una letteratura popolare ed esigente allo stesso tempo. Cervantes ha fondato un genere nuovo, il romanzo, le cui regole sono due: la prima è che non ci sono regole, la seconda è l'ironia». Don Chisciotte è il migliore romanzo al mondo «nato per la gente, enormemente popolare fin dall'inizio. Cervantes non avrebbe mai preso il Premio Cervantes. Shakespeare non era praticamente letterato, scriveva per soldi, fino a quando non ne ebbe abbastanza e decise di sparire. Questa idea che la letteratura popolare sia cattiva, questa visione sacrale e solenne della letteratura, è letale», secondo lo scrittore spagnolo, docente universitario di letteratura. Per il quale «le macchine, la tv, i videogiochi non credo affatto siano un pericolo e possano sostituire la lettura, sono piaceri diversi».
IL PIACERE
Da qui l'idea «che rendere obbligatorio leggere ritengo sia un ossimoro. Dovrebbe prima di tutto essere un piacere, poi una forma di conoscenza e di ribellione verso la realtà. Forse andrebbe proibita, così da spingere i ragazzi a leggere». E in fondo, ciò che più conta, è che la letteratura fatta dagli scrittori «non esisterebbe se non ci fossero i lettori, senza i quali un libro non sarebbe un libro, proprio perché un libro è come una partitura, è il lettore che lo interpreta. Che ci legge cose di cui l'autore nemmeno è cosciente. Chissà come sarebbe sorpreso Cervantes oggi nel sapere ciò che noi leggiamo e scriviamo sul Don Chisciotte!» ha concluso Cercas.
Valentina Silvestrini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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