L'INCIDENTE
VENEZIA La velocità. Sarebbe questa la causa dell'incidente

Domenica 5 Gennaio 2020
L'INCIDENTE VENEZIA La velocità. Sarebbe questa la causa dell'incidente
L'INCIDENTE
VENEZIA La velocità. Sarebbe questa la causa dell'incidente di venerdì sera a Sacca Fisola, quando un barchino con a bordo cinque ragazzi residenti alla Giudecca si è schiantato contro un gruppo-pali, con ogni probabilità non segnalato, usato dalle chiatte per il rifornimento d'acqua. Lo scafo dei cinque - di 15, 16, 17, 20 e 22 anni, tutti dimessi dall'ospedale tranne il più grande, ancora ricoverato per fratture alle costole - si è squarciato su un lato sbalzandoli nelle acque gelide del canale della Giudecca. A complicare le cose la nebbia così fitta da spingere l'Actv a frazionare il servizio di linea in programma venerdì sera. Velocità, briccole (forse) non segnalate, nebbia: il mix perfetto per la tragedia in laguna. Che non c'è stata solo per una commistione di circostanze fortunate.
IL RACCONTO DAL VAPORETTO
Secondo alcuni testimoni presenti sul battello Actv che stava transitando tra le Zattere e la Palanca, la dinamica sarebbe per lo più legata al non rispetto dei limiti. Un'ipotesi che potrebbe essere presto confermata dal rapporto dell'Actv. «Ho visto sfrecciare un barchino a una velocità tale che se fossi stato il padre gliene avrei date tante, soprattutto per le condizioni meteo che c'erano», ha spiegato un testimone oculare che si trovava a bordo della linea 2 che tra le 19.15 e le 19.20 stava attraversando il canale della Giudecca.
L'uomo era sul mezzo che è transitato pochi minuti prima dell'impatto: «C'erano due barchini che correvano affiancati, ci sono passati vicino molto veloci e si stava commentando il fatto a bordo», le sue parole. Proprio il battello ha salvato i giovani, come affermato da Actv: «L'equipaggio ha assistito all'incidente, ha visto l'impatto tra il barchino e il gruppo pali e subito si è diretto verso il luogo dell'incidente. Tre erano in acqua e due aggrappati alla barca ma tutti coscienti. Hanno lanciato i salvagenti e li hanno tratti in salvo, dirigendosi poi verso l'approdo e chiamando i soccorsi». Sul tema è intervenuto su Facebook anche Gianluca Cuzzolin, direttore della navigazione del gruppo Actv/Avm: «Vorrei esprimere il mio più sentito ringraziamento agli equipaggi, alla centrale operativa della navigazione, ai vigili del fuoco, al Suem e alla Capitaneria di Porto per quanto fatto con grandissima professionalità. Al pari vorrei ringraziare i passeggeri presenti a bordo per la collaborazione prestata».
PALINE POCO VISIBILI
L'impatto sarebbe quindi avvenuto contro un gruppo-pali che pare fosse già stato oggetto di segnalazioni in quanto non ben illuminato.
Ai cinque è andata bene, considerati i precedenti, quasi sempre a causa di un traffico e di una velocità fuori controllo. È sufficiente tornare a settembre per ricordare l'incidente che ha visto coinvolti un trentenne e un settantenne alle Fondamente Nove. Oppure il terribile schianto in bocca di porto fatale a Fabio Buzzi e due amici durante la ricerca di un record. Ma anche il tragico episodio del giugno scorso, quando una bambina ha perso la vita in seguito ad uno scontro con una briccola. Infine, sempre per l'eccesso di velocità, i due pescatori centrati da un barchino guidato da un giovane.
LA POLEMICA
L'incidente di venerdì sera ha riacceso la discussione sull'opportunità di fornire mezzi così pericolosi a persone che forse non hanno la consapevolezza di cosa stiano facendo.
Alla Giudecca, da tempo, i residenti chiedono un aumento dei controlli perché la situazione sta volgendo all'esasperazione, sia in termini di traffico, che di velocità media. E se da un lato è sufficiente far vedere una barca della Guardia costiera per fungere da deterrente, dall'altro capita che come la stessa si sposti, le velocità aumentino. In tanti auspicano lezioni già a scuola, ma anche avvisare i giovani delle distrazioni del cellulare o l'inconsapevolezza delle conseguenze di sbloccare i motori per raggiungere velocità più elevate.
C'è poi l'amovibilità delle targhe. Ribaltare le targhe sembra essere una prassi per correre, salvo poi riposizionarle al loro posto correttamente.
Tomaso Borzomì
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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