L'EVENTO
Su un totale esportato di oltre 6 miliardi, la quota di vendita del

Venerdì 5 Aprile 2019
L'EVENTO
Su un totale esportato di oltre 6 miliardi, la quota di vendita del vino italiano in Cina supera di poco i 140 milioni (fra l'altro con un calo del 2,4 per cento nel 2018), un dato che certifica il clamoroso e colpevole ritardo con cui il comparto si è affacciato su quel mercato, da sempre saldamente in mano ai francesi (903 milioni di euro incassati ogni anno dai cinesi), ma ci sopravanzano ampiamente anche Australia (660), Cile (318) e di un soffio - Spagna (143). Così, a pochi giorni dalla visita ufficiale del presidente Xi Jingping e dalla firma degli accordi commerciali fra i due Paesi,il Vinitaly - la più grande fiera mondiale del vino, con i suoi 100 mila metri quadri di superficie, 4600 produttori, 32 mila compratori esteri da 143 nazioni, 150 mila visitatori, 16 mila etichette in catalogo -, è l'appuntamento perfetto, a Verona, da domenica a mercoledì, per fare in modo che questa spinta non si affievolisca, semmai il contrario.
SGUARDO AD ORIENTE
Lo sanno bene molti produttori, ad esempio i veronesi Allegrini e, infatti, L'Occidente incontra l'Oriente è il tema che la storica azienda della Valpolicella declinerà in Fiera, scegliendo la contaminazione loro che esportano in 80 paesi - per raccontarsi, attraverso il vino, che unisce popoli, costumi, cucine. «Il vino è simbolo di incontro ha spiegato nei giorni scorsi Marilisa Allegrini -, conoscenza, dialogo, reciprocità, condivisione, armonia e la direzione del nostro sguardo ha raggiunto l'Oriente, per capire cosa accade quando la cultura occidentale incontra quella orientale». E anche Carlo Cracco, che curerà la cucina di Villa Della Torre, proprietà Allegrini a Fumane, per le cene di gala durante Vinitaly, e anche i pranzi agli amici e partner allo stand in fiera, ha disegnato un menu ispirato ai contatti tra cucina italiana e giapponese. Come parlano giapponese sia l'etichetta Limited Edition de La Grola disegnata da Hiroyuki Masuyama, sia lo stand in Fiera, con un'iconografia giapponese in un allestimento che seguirà il tema Nel segno del vino, senza confini.
L'EXPORT
Un Vinitaly, quindi, che apre la sua 53. edizione (dal 7 al 10 aprile a Verona) guardando verso oriente e consapevole che i problemi non mancano, perché se la quota export del vino italiano ha fatto registrare un più 3,3 per cento, equivalente a un più 200 milioni di euro, va anche detto che calano di parecchio i volumi (quasi -9%) e buona parte dell'aumento in valore è merito del Prosecco (+15% negli Stati Uniti, +12,6% nel Regno Unito) senza il cui apporto i dati sarebbero decisamente peggiori e, nonostante il quale, Francia e Spagna sono comunque cresciute più di noi.
Da domenica, in ogni caso, la Fiera Mondiale del vino mette in campo la sua indiscutibile forza attrattiva, crescendo ogni anno di più, per quanto gli osservatori stranieri rimproverino più che l'eterna ed estenuante questione del traffico e dei parcheggi, la scarsa qualità del pubblico, la conseguente difficoltà di degustare i vini in tranquillità e, soprattutto, la scarsa dimestichezza di molte aziende italiane con l'inglese.
IN THE CITY
Ma lo sforzo per progredire è enorme, non solo all'interno della Fiera, con novità come l'Organic Hall e il Vinitaly Design, 90 eventi ufficiali in 4 giorni, spazi dedicati alla grande cucina (il Ristorante d'Autore e il Self Service d'Autore), un evento di punta (il galà che, domani sera celebrerà il genio di Leonardo Da Vinci) con un menu firmato dallo chef pluristellato Enrico Bartolini.
Ma anche fuori, con Vinitaly and The City (da oggi a lunedì), il fuori salone diffuso, nel centro storico di Verona, all'Arsenale e a San Zeno fino a Bardolino, Soave e Valeggio sul Mincio, fra street food ed eventi gourmet, musica e spettacolo (Negrita e Le Vibrazioni, Tricarico e Frankie Hi-nrg, Nick The Nightfly, Pif e Joe Bastianich), comicità (paolo Cevoli e Paolo Hendel). E la bellezza di 600 etichette in degustazione. Lo spettacolo del vino.
Claudio De Min
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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