L'EVENTO
La chiave di lettura dell'assegnazione del premio Nobel a tre giovani

Martedì 15 Ottobre 2019
L'EVENTO
La chiave di lettura dell'assegnazione del premio Nobel a tre giovani economisti che lavorano in America noti per le loro ricerche sulla povertà è chiarissima: l'urgenza, ormai diffusa nelle élites mondiali, di migliorare gli interventi pubblici sociali, non più per soddisfare indicazioni ideologiche bensì sulla base di esperimenti empirici e di pensieri fuori dagli schemi.
Ad Abhijit Banerjee, Esther Duflo e Michael Kremer sono stati assegnati 915 mila dollari del premio (in realtà a versarli è la Banca Centrale Svedese) soprattutto per un motivo: nelle loro ricerche e nei loro libri non hanno solo esposto teorie ma hanno indicato nel dettaglio misure funzionanti, operative, concrete, per far uscire i poveri dal loro stato di indigenza. Dunque l'Accademia Svedese indica al mondo non solo un tema strategico sul quale agire ma premia soprattutto un metodo di intervento efficace e al tempo stesso non rielaborato con modalità astratte e ideologiche.
LA CRITICA
Due dei tre economisti, Banerjee e Duflo, autori di un libro notissimo come Poor economics (che può essere tradotto sia come Povera economia che come Economia dei poveri) sono famosi per la loro durissima critica alle tre i - ideologia, ignoranza e inerzia - che spesso determinano il fallimento di progetti di aiuto internazionali per quelli che un tempo erano i Paesi in via di sviluppo. Progetti troppo spesso pensati nel contesto dei paesi ricchi e poi spediti a popolazioni povere che semplicemente non li capiscono.
Ma chi sono questi tre economisti così originali? Intanto va detto che tutti e tre insegnano nella crema delle università americane fra Harvard (Kremer) e il Mit di Boston. Anche in questo caso l'America riesce a coltivare tre cervelli di tre continenti diversi: Banerjee è di origini indiane, Duflo è francese mentre Kremer è americano. Quello di quest'anno è anche un premio giovane, visto che tutti e tre gli economisti hanno meno di 60 anni: 58 Banerjee, 54 Kremer e 46 anni Duflo. E nel caso di quest'ultima si tratta non solo della seconda donna della storia ad aver vinto il Nobel per l'Economia (dopo Elinor Ostrom nel 2009), ma anche della più giovane economista mai insignita del riconoscimento. E, infine, si tratta anche di un premio assegnato nuovamente ad una coppia: dopo gli apripista Pierre e Marie Curie nel 1895 e rari altri casi negli anni successivi, anche i due Nobel di quest'anno Duflo e Banerjee sono marito e moglie.
Kremer, che pure ha completato molte analisi sul terreno in fatto di povertà, è noto soprattutto per la teoria dell'O-ring, ovvero la necessità di aumentare il reddito connettendo competenze umane complementari e semplici come gli O-ring, cioè le guarnizioni che consentono a più elementi meccanici di lavorare assieme. Ma il vero merito dei tre, ed in particolare della coppia franco-indiana di economisti, è lo studio sul campo. Poor Economics è nato da una indagine condotta in 50 Paesi ma in particolare in India, dove Banerjee e Duflo hanno trascorso mesi a capire come vivono le persone con meno di 16 rupie al giorno (13 centesimi di euro): cosa mangiano, come si curano, quanti figli decidono d'avere. I dati scremati dalla loro indagine sui 18 paesi più poveri del mondo rivelano che il cibo rappresenta tra il 36 e il 79% del consumo dei poveri che vivono in campagna, e tra il 53% e il 74% di quelli che vivono nelle città. Per ogni 1% di aumento dei redditi, ne consumano in cibo soltanto lo 0,67%. E questo aumento non è destinato a ottenere un maggior numero di calorie, ma calorie con un sapore più gradevole.
Tutti e tre gli economisti parlano di trappola della povertà. Sottolineano cioè che la povertà si può trasmettere per generazioni semplicemente perché chi vive in questo stato non riesce mai ad afferrare gli strumenti per uscirne. In Poor Economics si fa l'esempio di intere popolazioni africane afflitte dalla malaria che pure si rifiutano di usare le zanzariere anche se fornite gratuitamente. Qui Banerjee e Duflo fanno scattare una serie di micro-proposte di vario genere che vanno dalla coercizione (obbligo di uso delle zanzariere) al paternalismo (un chilo di lenticchie in regalo a chi fa vaccinare i figli) ma insistono soprattutto alla necessità di investire nella scuola e nella formazione.
LE SOLUZIONI
E se risolvessimo il problema dando un po' di soldi ai poveri? A sorpresa si scopre che in particolare per i due economisti del Mit il microcredito, uno dei capisaldi della lotta alla povertà in India e non solo, non piace. Secondo loro funziona male per mancanza di competenze gestionali. Banerjee e Duflo sono anche molto perplessi sul sistema degli aiuti internazionali troppo spesso imponenti quanto inefficaci.
Difficile infine dire se la pregevole analisi dei tre economisti può fornire qualche indicazione per aiutare i poveri italiani. «A mio parere, sì - spiega la sociologa Chiara Saraceno, ex presidente della Commissione sulla povertà - Ormai anche l'Ocse, l'organizzazione dei paesi più industrializzati del mondo, sottolinea che l'eccesso di disuguaglianza fa male all'economia. In questo quadro i tre economisti non indicano solo la portata del tema ma spingono ad adottare soluzioni operative, anche fuori dagli schemi classici. In questo l'Italia potrebbe essere un laboratorio».
Diodato Pirone
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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