L'INTERVISTA
Una calda sera d'estate in un vivace paesino della Catalogna. Le sedie disposte a cerchio attorno alla piazza danzante. Fili di luminarie appese agli alberi e la musica che accompagna allegre risate e mani che battono al ritmo della musica, al ritmo della leggerezza delle vita. Si può chiudere gli occhi e immaginare questo ascoltando Bayla, il nuovo brano di Dalila Di Lazzaro scritto assieme al cantautore e musicista Manuel Pia. «Bayla è il primo brano del cd in prossima uscita che l'attrice ha presentato ieri a Udine, la sua città.
Come nasce questo brano?
Mi rendo conto che a volte nella vita le coincidenze s'incastrano alla perfezione: Dio ha messo la felicità ovunque, semplicemente ora vi poso lo sguardo nel modo giusto e la respiro in tutta la sua pienezza. In un attimo si ribalta la condizione negativa e anche il singolo momento diventa prezioso (da queste parole tratte dal suo libro La vita è così nasce Bayla). Questa sensazione di libertà, di aria calda sulla pelle è quello che vorrei dare con questa canzone».
Canzone che prende in giro un po' i friulani.
«Sono severi, attenti e lavoratori, un po' manca quell'aria... Eppure i friulani amano stare in compagnia, ma faticano a lasciarsi andare. Vorrei iniettare questo dolce veleno della leggerezza, trasmettere di non avere pudori perché i friulani hanno un cuore meraviglioso. La vita è anche questo frizzichino».
In questo lei è una friulana un po' anomala.
«Credo di sì. Ho questo lato fermo, preciso e leale però sono aperta. A forza di andare in giro e vedere tante cose. Fa la differenza. Tutti i friulani che sono andati nel mondo hanno lasciato un grande segno, hanno dato un supporto enorme. Mi dispiace che quest'allegria un po' manchi».
A chi è dedicato Bayla?
«È un brano dedicato alla vita, all'amore che è la migliore medicina della nostra esistenza. L'amore per la tua terra, per un bambino, l'amore che ti dà la possibilità di superare ogni cosa. Dobbiamo darci a chi riconosciamo come una persona che ci vuole bene».
Una canzone che incarna i piccoli ma veri valori.
«E per capirli bisogna cadere. Purtroppo la vita solo quando vedi che per un attimo puoi anche perderla o affronti un dispiacere importante, ti rendi conto del valore dell'esistenza. Vorrei che i giovani lo capissero senza aver dei traumi, perché non hanno tracce di grande sofferenza alle spalle come accaduto a noi, ai nostri genitori. Qui c'è stata la guerra, il terremoto. Non voglio che passino attraverso ricordi dolorosi per capire. Sarebbe bellissimo organizzare convegni e seminari assieme a personaggi importanti sull'amore e sull'abilità di apprezzare la vita. Buttarsi nella vita è la droga più bella».
In questo brano ci sono le sue parole. Nel prossimo ascolteremo anche la sua voce?
«Sì. Assieme a Manuel Pia, questo mio amico musicista, abbiamo scritto altre canzoni tra cui una che tocca un tema molto importante che riguarda tutti noi: la violenza sulle donne. C'è questo brano bellissimo in cui io canto nel ritornello e tra poco uscirà il cd. Ho cantato in altri dischi in gioventù, la musica fa parte di me. Ho trascorso lunghi periodi in ospedale e quando arrivavo a casa alzavo la radio a tutto volume e ascoltavo la musica. A breve scriverò anche un'altra canzone e partirò sempre da Udine a presentare i miei brani».
Qual è il primo ricordo che le viene in mente quando torna qui?
«Il gran freddo alle ginocchio quando andavo a scuola e non c'erano le calze, solo i calzettoni. D'inverno faceva davvero freddo e arrivavo in classe con le ginocchia blu dal freddo. Ma ricordo anche lunghe biciclettate tra strade piene di tigli. Lievitavo con questi profumi. Mi porto dentro questo perché l'ho vissuto».
Ha spostato tante battaglie sociali. Anche l'adozione per i genitori single.
«Purtroppo per due anni sono stata in un orfanotrofio di suore vicino casa nostra perché mia madre non mi poteva accudire; io e mia sorella abbiamo trascorso molto tempo in quel luogo. Vedevo tante bambine abbandonate per sempre perché non sarebbero mai tornate a casa e questa esperienza mi ha toccato parecchio. Mi rendo conto che certe persone hanno avuto delle sofferenza terribili. Per questo mi sono battuta per l'adozione ai sigle che adesso, ahimè, è stata storpiata».
Magari la vedremo partecipare a un'edizione di celebrity masterchef...
«Non me l'hanno proposto. Ma io so cucinare molto bene».
Lisa Zancaner
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA Una calda sera d'estate in un vivace paesino della Catalogna. Le sedie disposte a cerchio attorno alla piazza danzante. Fili di luminarie appese agli alberi e la musica che accompagna allegre risate e mani che battono al ritmo della musica, al ritmo della leggerezza delle vita. Si può chiudere gli occhi e immaginare questo ascoltando Bayla, il nuovo brano di Dalila Di Lazzaro scritto assieme al cantautore e musicista Manuel Pia. «Bayla è il primo brano del cd in prossima uscita che l'attrice ha presentato ieri a Udine, la sua città.
Come nasce questo brano?
Mi rendo conto che a volte nella vita le coincidenze s'incastrano alla perfezione: Dio ha messo la felicità ovunque, semplicemente ora vi poso lo sguardo nel modo giusto e la respiro in tutta la sua pienezza. In un attimo si ribalta la condizione negativa e anche il singolo momento diventa prezioso (da queste parole tratte dal suo libro La vita è così nasce Bayla). Questa sensazione di libertà, di aria calda sulla pelle è quello che vorrei dare con questa canzone».
Canzone che prende in giro un po' i friulani.
«Sono severi, attenti e lavoratori, un po' manca quell'aria... Eppure i friulani amano stare in compagnia, ma faticano a lasciarsi andare. Vorrei iniettare questo dolce veleno della leggerezza, trasmettere di non avere pudori perché i friulani hanno un cuore meraviglioso. La vita è anche questo frizzichino».
In questo lei è una friulana un po' anomala.
«Credo di sì. Ho questo lato fermo, preciso e leale però sono aperta. A forza di andare in giro e vedere tante cose. Fa la differenza. Tutti i friulani che sono andati nel mondo hanno lasciato un grande segno, hanno dato un supporto enorme. Mi dispiace che quest'allegria un po' manchi».
A chi è dedicato Bayla?
«È un brano dedicato alla vita, all'amore che è la migliore medicina della nostra esistenza. L'amore per la tua terra, per un bambino, l'amore che ti dà la possibilità di superare ogni cosa. Dobbiamo darci a chi riconosciamo come una persona che ci vuole bene».
Una canzone che incarna i piccoli ma veri valori.
«E per capirli bisogna cadere. Purtroppo la vita solo quando vedi che per un attimo puoi anche perderla o affronti un dispiacere importante, ti rendi conto del valore dell'esistenza. Vorrei che i giovani lo capissero senza aver dei traumi, perché non hanno tracce di grande sofferenza alle spalle come accaduto a noi, ai nostri genitori. Qui c'è stata la guerra, il terremoto. Non voglio che passino attraverso ricordi dolorosi per capire. Sarebbe bellissimo organizzare convegni e seminari assieme a personaggi importanti sull'amore e sull'abilità di apprezzare la vita. Buttarsi nella vita è la droga più bella».
In questo brano ci sono le sue parole. Nel prossimo ascolteremo anche la sua voce?
«Sì. Assieme a Manuel Pia, questo mio amico musicista, abbiamo scritto altre canzoni tra cui una che tocca un tema molto importante che riguarda tutti noi: la violenza sulle donne. C'è questo brano bellissimo in cui io canto nel ritornello e tra poco uscirà il cd. Ho cantato in altri dischi in gioventù, la musica fa parte di me. Ho trascorso lunghi periodi in ospedale e quando arrivavo a casa alzavo la radio a tutto volume e ascoltavo la musica. A breve scriverò anche un'altra canzone e partirò sempre da Udine a presentare i miei brani».
Qual è il primo ricordo che le viene in mente quando torna qui?
«Il gran freddo alle ginocchio quando andavo a scuola e non c'erano le calze, solo i calzettoni. D'inverno faceva davvero freddo e arrivavo in classe con le ginocchia blu dal freddo. Ma ricordo anche lunghe biciclettate tra strade piene di tigli. Lievitavo con questi profumi. Mi porto dentro questo perché l'ho vissuto».
Ha spostato tante battaglie sociali. Anche l'adozione per i genitori single.
«Purtroppo per due anni sono stata in un orfanotrofio di suore vicino casa nostra perché mia madre non mi poteva accudire; io e mia sorella abbiamo trascorso molto tempo in quel luogo. Vedevo tante bambine abbandonate per sempre perché non sarebbero mai tornate a casa e questa esperienza mi ha toccato parecchio. Mi rendo conto che certe persone hanno avuto delle sofferenza terribili. Per questo mi sono battuta per l'adozione ai sigle che adesso, ahimè, è stata storpiata».
Magari la vedremo partecipare a un'edizione di celebrity masterchef...
«Non me l'hanno proposto. Ma io so cucinare molto bene».
Lisa Zancaner
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout