«L'addio al Cracking, una questione nazionale»

Sabato 10 Aprile 2021
«L'addio al Cracking, una questione nazionale»
CHIMICA
MARGHERA La chiusura del Cracking e i progetti di Eni per il polo produttivo di Porto Marghera investono l'intero comparto della chimica a livello nazionale. Ne sono convinti i vertici sindacali nazionali che, dopo il Question Time di ieri al Senato con il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, chiedono un incontro urgente con il Governo. «La recente scelta di Eni di chiudere le attività dell'impianto cracking di Porto Marghera - scrivono i segretari generali di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil - rischia di compromettere le linee di produzione della chimica di base, che ormai in Italia sono quasi esclusivamente di Eni».
Giusto ieri il gruppo chimico ha illustrato in video conferenza ai sindacati la strategia di Versalis, «in linea con il percorso di transizione energetica e completo abbattimento delle emissioni da processi industriali e prodotti». Un processo che coinvolgerà i centri di cerca e i propri asset produttivi al fine di «sviluppare tecnologie innovative e importanti iniziative industriali finalizzate alla specializzazione e diversificazione del portafoglio della chimica». La società «accelererà inoltre lo sviluppo della chimica legata all'economia circolare puntando su prodotti da riciclo meccanico di alta qualità, tecnologie di riciclo chimico delle plastiche miste e impiego di materie prime da fonti rinnovabili». Con garanzie per i livelli occupazionali e delle filiere produttive, che saranno oggetto di confronto costante con le parti sociali.
Una stategia condivisa dai sindacati: «Ma la vicenda è più complessa - replicano i segretari generali Marco Falcinelli, Nora Garofalo e Paolo Pirani - e bisogna ascoltare anche la voce dei lavoratori di un intero comparto, quello delle seconde lavorazioni plastiche, che nel tempo ha già perso la grande chimica del cloro e del Pvc». Il futuro di Porto Marghera, per i sindacati, coinvolge quindi non solo i lavoratori degli impianti di Mantova e Ravenna, ma anche quelli di Brindisi, Siracusa e Sassari, che temono che il processo di trasformazione in atto abbia comne conseguenza l'uscita dal settore della chimica di base «che ci ha sempre visto come uno dei maggiori player al mondo». Per questo i sindacati chiedono a Giorgetti e al collega della Transizione ecologica Roberto Cingolani di potere «argomentare le nostre preoccupazioni per individuare ogni possibile percorso rafforzi i nostri reciproci interessi». (a.fra.)
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