Jarrett: premio al Leone del jazz

Mercoledì 21 Febbraio 2018
IL PREMIO
«Quando Keith suona qualcosa, non lo fa mai due volte allo stesso modo». Chissà, forse è proprio questo suo modo di concepire la musica sempre in movimento, riepilogato in poche parole dal suo storico batterista Jack DeJohnette, ad aver convinto la Biennale Musica ad assegnare il Leone d'oro alla carriera al pianista statunitense Keith Jarrett. Una scelte comprensibile se si pensa che il pianista di Allentown, uno dei nomi più noti al mondo sul fronte del jazz, ha saputo avvicinare schemi e tendenze della tradizione americana con una serie di atmosfere e melodie che affondano le radici nel passato anche meno conosciuto. «Musicista assoluto e amatissimo dal pubblico - spiega la Biennale Musica diretta da Ivan Fedele - Keith Jarrett riceverà il Leone d'oro alla carriera il 29 settembre al 62. festival internazionale di musica contemporanea con un concerto al pianoforte tra leggendarie improvvisazioni, avvenimenti unici che hanno costellato la sua biografia artistica»
IL GENIO AL PIANOFORTE
Ma la particolarità di Jarrett, classe 1945 che ha iniziato a suonare il pianoforte ad appena tre anni per avvicinarsi alla musica classica a 7 anni, va ben oltre le sue imperdibili improvvisazioni. Se si dovesse analizzare il tributo che l'artista ha prodotto in oltre 40 anni di straordinari concerti si scoprirebbe che il suo genio è riuscito a coniugare con impressionante naturalezza il prezioso lascito del canzoniere americano (tra cui spiccano le composizioni di Leonard Bernstein per il quale si stanno organizzato le celebrazioni per i 100 anni dalla nascita) con gli echi della tradizione popolare europea. In questo secondo caso Jarrett, ad esempio, ha spesso attinto dalle musiche popolari ungheresi anche per sottolineare le sue origini.
JAZZ E CLASSICA
A fianco di questa rilettura più vicina all'estetica jazzistica, il pianista ha coltivato una singolare esplorazione nella musica classica. E qui, grazie alla curiosità dell'etichetta di Monaco Ecm, sono venuti fuori altri capolavori di letteratura pianistica con Bach, Handel, Part e l'immancabile Bartòk come fecondi ispiratori di un linguaggio riconoscibile che, alla fine, appare come un esperimento di grazia e bellezza.
Con queste premesse la musica di Jarrett ha sempre riscosso un successo di notevole portata, basti pensare che il concerto di Colonia (1975) ha venduto tre milioni e mezzo di copie, diventando così il più famoso album jazz. In quella occasione Jarrett ebbe più di qualche problema con il suo strumento, ma con gli anni cambiò idea: «Quel disco - raccontò - era l'immagine della bellezza». Carattere non proprio facile, in molte occasioni ha abbandonato il palco tormentato dai rumori del pubblico, anche alla Fenice spiegò con un ripetitivo ma eloquente No foto, no video il suo fastidio per chi lo distraeva dalla tastiera. Tra pochi giorni l'Ecm pubblicherà il doppio cd After the fall, ennesimo capitolo della sua produzione in trio che dal 1983 lo ha visto aggiornare, con il batterista Jack Dejohnette e il contrabbassista Gary Peacock, anche la formula del trio jazz.
LEONE D'ARGENTO
La Biennale ha poi annunciato che il Leone d'argento sarà assegnato, il 6 ottobre, al franco-argentino Sebastian Rivas. La stessa sera andrà in scena Aliados, opera del nostro tempo, incentrata sui personaggi storici di Margaret Thatcher e Augusto Pinochet. «Argentino di nascita e francese di adozione - spiega la Biennale - Sebastian Rivas coniuga nella sua musica il duende ispano-americano con l'approccio sistematico della contemporaneità occidentale esprimendo una vocazione del pensiero a tessere le trame sempre rinnovate dell'inquietudine».
Gianpaolo Bonzio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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