Jappelli, l'Omero dei giardini

Giovedì 29 Ottobre 2020
Jappelli, l'Omero dei giardini
L'ITINERARIO
Questa storia comincia nel 1816. L'anno senza estate o della miseria. In gran parte dell'Italia nevicò per quasi 12 mesi. Neve impastata a polveri rosse. In Svizzera non smise mai di piovere e fu anche per quel clima che Mary Shelley - costretta a lungo con amici in una residenza di vacanza elvetica - scrisse Frankenstein. Sparirono quasi del tutto i raccolti in Europa e nell'America del Nord. Nessuno capì subito: sembrava una maledizione divina. Ciò che accadeva erano gli effetti della terribile eruzione del vulcano Tambora nell'arcipelago indonesiano della Sonda. Quell'anno fu anche l'avvio di una storia ancora in parte segreta - che ha ridisegnato aree intere del Veneto e del Friuli.
Niente raccolti, epidemie tra gli animali: carestia per i contadini. Per allontanarne lo spettro e per dare lavoro e dignità ai suoi braccianti, Antonio Cittadella Vigodarzere - poco più di duecento anni fa - decide di trasformare una parte della tenuta a Saonara, vicino a Padova, in un giardino. Un'idea umanissima e di sublime generosità.
IDEA E PERCORSI
In quell'impresa Vigodarzere coinvolge un promettente architetto incontrato l'anno prima che aveva stupito Padova e l'imperatore Francesco I° d'Austria. Per accogliere l'Asburgo, il giovane Giuseppe Jappelli aveva trasformato il salone del Palazzo della Ragione in un autentico bosco. Scenografia impressionante: un disegno dell'epoca lascia ancora a bocca aperta. Così come oggi il giardino di Saonara che è visitabile due volte l'anno, grazie alla collaborazione tra la Pro Loco e la famiglia Valmarana, proprietaria della villa e del parco. Il percorso tra sentieri e camminamenti, un laghetto e montagne artificiali, si trasforma in uno scenario da film di Indiana Jones specie quando si arriva, nel cuore della struttura, davanti al Tempio massonico.
Costruzione neogotica, con statue di Templari, grotte, tombe, eretta utilizzando anche materiali provenienti dal medievale complesso di sant'Agostino a Padova. Fino a qualche decennio fa pendevano, nella grotta che serviva per le riunioni della loggia cui appartenevano Vigodarzere e Jappelli, anche autentiche stalattiti e stalagmiti, concrezioni calcaree provenienti direttamente da Postumia, dono dello stesso imperatore Francesco I°.
L'INGEGNERE
Jappelli, che era stato ingegnere idraulico e agronomo nell'esercito napoleonico era entrato nella massoneria nel 1806 e condivideva gli ideali del conte Antonio Cittadella Vigodarzere. La sintonia fu perfetta anche con il nipote di questi, e figlio adottivo, Andrea, che fu senatore del Regno. Con quest'ultimo concluse gli interventi durati per decenni. Nel parco furono piantumati 35 mila alberi e arbusti; elevati monticoli usando la terra scavata per scavare il bacino d'acqua sinuoso delimitato dal taxodium, che si incunea nel bosco fitto di varietà.
Gino Damerini (1881-1967) animatore della vita culturale a Venezia negli anni Trenta, scrittore, direttore dal 1922 al 1941 della Gazzetta di Venezia, quando diventerà edizione pomeridiana de Il Gazzettino, in un saggio dedicato a Jappelli scrive che da buon veneziano trovò la regola topografica nel suo giardino nelle caratteristiche topografiche della sua città () sostituendo al gioco delle pietre e fiancate quello delle piante.
LA VILLA
Villa Valmarana, 17 ettari, ebbe anche un ruolo di fucina culturale e una influenza sulla nobiltà e l'alta borghesia che stavano trovando un nuovo spazio nel ridisegno politico e sociale dell'Italia. Sempre Damerini spiega che il parco di Saonara divenne per ospitalità cordialmente umanistiche dei Cittadella Vigodarzere il centro arboreo volubile e suggestivo del romanticismo veneto. Vi accorrevano scrittori, poeti, artisti, sognatori, patrioti. I nomi dei romantici veneti - ne ricordiamo alcuni - vanno da Cesarotti a Pindemonte, Foscolo, Fusinato, Maffei, Tommaseo, Aleardi.
Dalla matrice di Saonara nacquero in Veneto e Friuli, sempre a firma di Jappelli - che nel frattempo aveva trasformato il centro di Padova col caffe Pedrocchi, il teatro Verdi, il nuovo Macello - decine di parchi romantici in cui, con l'artificio, si è ricreata la varietà della naturalezza.
I suoi lavori sono tantissimi, la classificazione è consistente e ancora al centro di dispute sull'attribuzione, avendo avuto Jappelli uno stuolo di collaboratori, estimatori e seguaci che si ispirarono ai nuovi canoni. Dietro ai cancelli e alte siepi di buona parte delle dimore di campagna e di città di questa nuova classe dirigente ottocentesca sono rimasti nascosti e sconosciuti percorsi dove l'acqua e il verde mescolati a edifici classicheggianti o gotici evocano il rapporto con gli elementi e suggeriscono un itinerario di elevazione interiore. Questi luoghi sono rimasti, per insondabili meccanismi, quasi sconosciuti, e carichi di lati misteriosi.
SFOGGIO DI CLASSE
Il senatore Andrea Cittadella definì Jappelli l'Ariosto dei giardini, mentre Riccardo Selvatico letterato e sindaco di Venezia lo definì l'Omero dei giardini.
Di fatto Jappelli creò oltre ai giardini veneti all'inglese anche una corrente di pensiero che si riconosceva nella stilemi di una natura progettata proprio per sembrare selvatica. L'elenco è corposo, non esaustivo e non ancora definito proprio per la fortuna dello stile jappelliano: Polcestro a Loreggia (Pd); Hirschel a Precenicco (Ud) sul fiume Stella; parco della villa Lion, Bragadin, Salom ad Albignasego (Pd); giardino Treves a Padova, Villa Minotti ex Gregoretti a Rosà (Vi); villa Brusoni, Scala a Paluello di Strà; il parco di villa Selvatico a Battaglia Terme; l'attuale parco pubblico Belvedere a Mirano con il castello e le grotte, villa Penada, Rochetti, Dolfin, Rasi a Salboro (Pd). E villa Gera a Conegliano, Manzoni a Patt (Belluno); Benvenuti a Este, Sopranzi a Tradate (Va).
TRADITO DA VENEZIA
Tuttavia nessuno è profeta in patria. E sarà proprio Venezia (Jappelli vi nacque e morì 1783-1852) a negargli molte soddisfazioni. Progettò e non realizzò il teatro di San Benedetto (oggi Rossini) e si vide rifiutare dal Comune l'idea di portare la ferrovia, passando per le Zattere, fino a Punta della Dogana. Il sognatore di giardini venne deluso dalla modernità che arrivava tumultuosa soffiandogli anche contro. Si può concludere questa storia, per ora, con un invito a visitare - oltre all'elenco fornito il web offre altre indicazioni un'opera jappelliana, il giardino storico di villa Revedin Bolasco a Castelfranco, dichiarato il più bel parco pubblico d'Italia nel 2018 che da anni è tornato a rivivere sotto la gestione del giardino botanico dell'università di Padova.
Adriano Favaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci